Cultura

Il transgenico non piace al vescovo

di Gabriella Meroni

Una volta nei conventi i frati coltivavano la terra ancora seguendo i ritmi naturali, senza ombra di chimica. Tempi lontani. Oggi i religiosi si sono dati al transgenico. Tra le 157 sperimentazioni italiane di colture modificate ce n?è infatti una un po? speciale: le barbabietole che crescono (o forse crescevano) nell?azienda agricola della Delegazione Pontificia della Santa Casa di Loreto, un podere di 1500 ettari di proprietà del Vaticano gestito dai frati del famoso Santuario. Tutto comincia nel 1998, quando la Monsanto, colosso delle sementi ogm, bussa alle porte del convento di Loreto: vuole piantare bietole transgeniche e trova che la zona sia perfetta. Poco dopo, alla Santa Casa arriva l?Associazione nazionale bieticoltori (Anb) con la stessa richiesta, ancora bietole modificate. Monsanto e Anb sono disposte a pagare un affitto e le spese, e a ritirare la produzione. Una bella convenienza. Così i frati accettano, le coltivazioni partono e nel 1999 compaiono nell?elenco del Ministero della Sanità come sperimentazioni autorizzate. Ma un giorno di marzo 2000 alcuni scout dell?Agesci di S. Angelo in Vado, in gita nei dintorni dell?azienda pontificia, vengono a sapere delle coltivazioni transgeniche. All?inizio si stupiscono, poi si arrabbiano; infine con il loro capo Peppe Dini scrivono al vescovo di Loreto, Angelo Comastri. «Con queste colture», sottolineano i ragazzi, «le multinazionali si fanno detentrici di brevetti su organismi la cui disponibilità è data da Dio a tutti gli uomini. Cosa è questo, se non ergersi simili a Dio a fine economico?». Parole gravi che colpiscono profondamente monsignor Comastri, del resto ignaro di tutto, che risponde e promette: mi informerò. E siamo arrivati a oggi, quando le bietole sembrano sparite. Secondo il direttore dell?azienda agricola della Santa Casa, Giorgio Puielli, addirittura non ci sono mai state. «La sperimentazione dei bieticoltori è finita» dice, un po? seccato. «Quella della Monsanto non è mai partita». Inutile obiettare che al ministero della Sanità risulti ancora in corso (come pubblicato qui sotto), visto che la data di scadenza del progetto è il 2001. «No, no, non c?è più niente» sbotta Puielli. «E poi guardi, di questa storia non ne posso più». Nel frattempo, la cassetta della posta degli scout si è riempita di un?altra missiva del vescovo di Loreto. Che dice: «Vengo ancora a ringraziarvi per la collaborazione alla tutela del creato. Sono lieto di comunicarvi che sono intervenuto affinché l?episodio sia circoscritto e non si ripeta più in futuro». Elenco da aggiornare al Ministero?


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