Non profit

Per Frattini questa non è guerra

Lo ha detto durante il dibattito di aula

di Antonietta Nembri

La crisi in Libia arriva al Senato con le comunicazioni del governo e il voto sulle cinque risoluzioni. Polemiche per l’assenza in Aula del premier Silvio Berlusconi che ha incaricato il ministro degli Esteri Franco Frattini e della Difesa Ignazio La Russa di riferire sulla risoluzione presentata da Pdl-Lega-Coesione Nazionale

Le altre mozioni sono rispettivamente del Pd, dell’Idv, del Terzo Polo e dei Radicali. Frattini ha invitato la maggioranza ad accogliere alcuni punti contenuti nella risoluzione presentata dal Pd. Ma non c’è stata una convergenza bipartisan sulla proposta. La maggioranza e in particolare la Lega si è opposta alla richiesta di integrazioni auspicata dal titolare della Farnesina. L’opposizione, quindi, ha deciso di votare i propri documenti e la maggioranza di mettere al voto la propria risoluzione integrata con alcune parti del dispositivo elaborato dai democratici. Le componenti del Terzo polo hanno assunto una posizione o di astensione o di non partecipazione al voto.

Prima del voto sulle risoluzioni, il dibattito in Aula è stato aperto da Frattini. “Non vogliamo una Libia divisa in due” ha detto, sottolineando che questa soluzione “non sarebbe nell’interesse del popolo libico”. Parlando dell’intervento della coalizione, Frattini ha ricordato che “non si tratta affatto di fare la guerra, ma di impedire la guerra e le sue nefaste conseguenze, si tratta di portare aiuto”. Per il ministro, inoltre, “non è fondata la tesi secondo cui i contratti delle nostre imprese sarebbero stati meglio tutelati in caso di nostro mancato intervento”.

Da parte sua, il ministro della Difesa Ignazio La Russa ha precisato che si è intervenuti per fronteggiare la crisi con “una straordinaria accelerazione dei tempi operativi, come mai era successo prima nelle pur molteplici crisi internazionali degli ultimi anni”. Accelerazione grazie alla quale “si è fermata quella che poteva diventare la strage di un popolo”.

 

“Non c’è stato né entusiasmo né ripensamento: è stata una scelta logica quella di concedere le basi militari, perché indispensabili all’applicazione di ciò che la comunità internazionale ci chiedeva, dopo l’approvazione della risoluzione dell’Onu” ha aggiunto. E la coalizione internazionale “vede sicuramente l’Italia con un grande ruolo politico rispetto agli altri Paesi” ha assicurato il ministro della Difesa.

 

Per quanto riguarda “i nostri tornado, sono in grado di oscurare e di colpire, per renderli inservibili, i radar nemici in Libia”. Dunque, niente “bombe dirompenti” a bordo, ha sottolineato La Russa. “Abbiamo messo a disposizione quattro aerei tornado e quattro caccia F-16, questi con un compito di scorta, accompagnamento e messa in sicurezza”. I Tornado “sono i primi ad arrivare in teatro e gli ultimi ad andare via” e “rendono possibile l’impiego di altri mezzi aerei, senza che questi corrano il pericolo di essere abbattuti dalla contraerea. Non appena si accendono i radar atti a individuare gli aerei della coalizione – ha concluso La Russa – i nostri tornado possono oscurarli semplicemente con un intervento di tipo elettromagnetico”.

 

In totale, oggi sono stati 11 gli aerei dell’Aeronautica Militare italiana impegnati in missione nell’ambito dell’operazione ‘Odyssey Dawn’ sulla Libia. Nel dettaglio, lo Stato Maggiore della Difesa comunica che alle 14 sono decollati da Trapani due F-16 (con funzioni di difesa aerea e scorta), due Tornado ECR (Electronic Combat Reconnaissance) e un C130J con funzioni di rifornimento in volo (AAR – Air-to-Air Refuelling), rientrato dopo aver rifornito gli aerei. Alle 14.30 sono poi decollati due F-16 e 4 Tornado di cui due Tanker per il rifornimento in volo.


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