Salute

Pochi gli hospice e molto spreco

Lo conferma la relazione al Parlamento a 10 anni dalla prima legge sulle cure

di Redazione

C’è ancora molto da fare per avere in Italia un’efficiente rete per le cure palliative e la terapia del dolore. Lo dice nero su bianco la relazione inviata al Parlamento “sull’attuazione delle disposizioni per garantire l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore” (scaricabile in allegato).

Gli hospice sono ancora molto pochi (e quasi tutti al Nord) e le tariffe sono disomogenee nelle varie aree del paese, mentre centinaia di milioni di euro vengono spesi per ospitare in reparti per malati terminali che avrebbero bisogno, invece, di un hospice.

Dalla legge del 1999 sulle cure palliative (a cui e’ seguita quella del 2010), si legge nel rapporto, «sono trascorsi oltre 10 anni e i risultati non sono del tutto soddisfacenti». Si era programmata la costruzione di 201 hospice per 2.232 posti letto, ma ad oggi ne sono stati realizzati solo 117, «un risultato deludente» e «un dato particolarmente preoccupante se si considera che la maggior parte degli hospice sono localizzati nel nord Italia».

Inoltre nelle Regioni si registra «una forte disomogeneità sia in termini di tariffazione che di modelli di riferimento». Il tutto porta, scrive il ministero della Salute, a una «scarsa capacità delle reti di cure palliative esistenti di intercettare i reali bisogni della popolazione», tanto che un terzo dei pazienti morti per una neoplasia nel nostro paese avviene in un reparto ospedaliero dedicato agli acuti, quindi nel posto sbagliato.

Ricoveri «molto spesso impropri», con «un impegno di spesa pari a 223 milioni di euro», un importo, osserva il ministero, che «potrebbe essere reinvestito anche parzialmente nell’ambito delle cure palliative, comportando considerevoli risparmi e un totale grado di soddisfazione dei pazienti e dei loro familiari per assistenza specifica nella fase finale della malattia».

Inoltre, stando a un’indagine conoscitiva condotta dal ministero della Salute e dall’Agenzia nazionale per i Servizi sanitari regionali, insieme a Simg e Sicp, «lo sviluppo dei servizi di cure palliative domiciliari» non rappresenta «una priorità nella programmazione strategica delle 155 Asl che hanno aderito all’indagine, né tantomeno un ambito sottoposto a un monitoraggio strutturato». Scarsa anche l’informazione dei cittadini: sette su 10 hanno sentito parlare di cure palliative, ma solo il 6-7% ritiene di avere un’idea precisa sull’argomento.


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