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Libia, la guerra si avvicina

Nato e Usa pensano a un intervento, Gheddafi non molla

di Franco Bomprezzi

Si avvicina il momento della verità della crisi libica. Mentre l’Europa congela i beni libici, la Nato e gli Usa minacciano le maniere forti, per scoraggiare Gheddafi dagli attacchi alla popolazione civile. Intanto continuano gli sbarchi e il petrolio vola alle stelle. I giornali continuano, giustamente, ad aprire con questo argomento.

“L’Europa congela i beni libici”: apre così l’edizione di oggi del CORRIERE DELLA SERA, e nel sommario aggiunge: “Usa e Nato valutano l’intervento. L’Italia parla con gli insorti”. Obama conferma che sta studiando l’opzione militare. Ma Mosca, naturalmente, si dissocia. Il segretario generale della Nato, Rasmussen: “non posso immaginare che l’Onu e la comunità internazionale se ne stiano con le mani in mano” se gli attacchi contro la popolazione civile continueranno. In Libia intanto gli aerei dei miliziani del Colonnello bombardano i ribelli. A Lampedusa sbarcano 1300 migranti. Sin qui il riassunto dei fatti principali di ieri. Servizi nelle prime pagine del quotidiano di via Solferino. A pagina 5 continua il reportage dal “fronte” di Lorenzo Cremonesi: “A Ras Lanuf, sotto le bombe di Gheddafi”, a conferma della realtà dei raid aerei del rais sopra l’avamposto dei ribelli. Interessante a pagina 6 il pezzo di un altro inviato, Giuseppe Sarcina, dalla Tunisia: “Il bar e il mediatore. Così al porto di Zarzis si vende il sogno Italia”. Mentre il titolo di apertura della pagina è dedicato all’emergenza di Lampedusa: “Oltre mille sbarcati, c’è anche una mamma tedesca”. La crisi libica intanto ha una ripercussione pesante anche sull’economia: “Corsa senza freni, la benzina oltre 1,61 euro”. E un pezzo di Stefano Agnoli mette in guardia: “La mappa delle scorte. Ma tenere il petrolio al sicuro fa salire i prezzi”.

LA REPUBBLICA apre con la crisi libica: “La Nato: pronti a fermare Gheddafi” e nell’occhiello ricorda che “Russia contraria a interventi in Libia. Frattini: nessuna azione unilaterale. A Lampedusa sbarcati 1600 profughi. Nuovo record della benzina: 1,56 al litro”. I servizi all’interno partono con Bruxelles: la Nato si sta preparando a un intervento e mette a punto gli strumenti per imporre una no-fly zone quando e se riceverà il via libera dalle Nazioni Unite. «Se Gheddafi continua ad attaccare la popolazione in modo sistematico, non riesco a immaginare che la comunità internazionale e l’Onu restino a guardare» ha dichiarato ieri il segretario generale della Nato Rasmussen. Dalla Casa Bianca, Obama ha confermato che la Nato «valuta un’ampia gamma di potenziali opzioni, comprese quelle militari». I temi, insomma, su cui si sta dibattendo già da alcuni giorni. Il nodo resta logistico e politico: imporre una no fly zone sarebbe una vera e propria operazione militare. Intanto dalla Libia Vincenzo Nigro firma un reportage nel quale sottolinea che se da una parte i ribelli sono in difficoltà, dall’altra anche le forze del rais sembrano non funzionare come dovrebbero. «Gheddafi ha mandato un emissario dai ribelli, vuole trattare in cambio di un salvacondotto per sé e la famiglia» dice Al Jazeera. Né si capisce se sia debolezza o ennesimo doppio-gioco. Tra ricerca di strategie e crisi petrolifera, stanon intanto arrivando molti profughi: “Lampedusa, assedio continuo diciannove sbarchi in 24 ore Maroni: «È iniziata l’invasione»”. Nell’isola siciliana è emergenza continua mentre il ministro dell’Interno rilancia l’allarme: «c’è il rischio di un’invasione di massa dovuta alla crisi perdurante del Maghreb». Arrivano a bordo di carrette del mare, pescherecci o piccoli scafi: sono già mille le persone nel centro di prima accoglienza che ne potrebbe ospitare 850. oltre 300 persone sono state portate in altri Cpt. «Occorre maggiore impegno da parte dell’Ue», ha ribadito il ministro, «siamo pronti a fare quello che abbiamo fatto in Albania all’inizio degli anni 90 ma da soli non possiamo farcela». Venerdì ci sarà il Consiglio europeo. Frattini ha rilanciato invece la necessità di un «pattugliamento al limite delle acque territoriali». In appoggio c’è una intervista al capitano Vittorio Alessandro, che comanda una delle motovedette della guardia costiera: «Ieri notte ho avuto un momento di timore in più quando in una barca ho visto tre bambini di poco meno di dieci anni ciascuno, rannicchiati, abbracciati dalle loro madri e dalle loro sorelle che probabilmente tentavano di proteggerli dal freddo e dalla paura. Vedere queste scene ti fa riflettere molto, ti fa capire quanto sia la disperazione di questa gente che mette a repentaglio tutto ciò che ha, la propria vita e quella dei propri figli, pur di lasciare il loro Paese nella speranza di trovare un futuro migliore in Italia, in Europa».

IL GIORNALE dedica spazio centrale in prima pagina ai fatti libici. “Libia, venti di guerra vera. Ultimatum della Nato al raìs” di Andrea Nativi che sottolinea come si combatta ancora nel paese e ci sia un esodo di massa da quei territori. «Nelle cancellerie internazionali i diplomatici cercano di trovare soluzioni alla crisi e dall’Alleanza atlantica è arrivato un ultimatum: «Stop con gli attacchi contro i civili. Non rimarremo a guardare», ha detto il segretario generale Anders Fogh Rasmussen, che ha poi aggiunto: “Sia chiaro, non abbiamo nessuna intenzione di intervenire in Libia”. Intanto però aerei da ricognizione Awacs della Nato hanno iniziato a sorvegliare i cieli libici 24 ore su 24». In più il giornalista aggiunge che «Da giorni la comunità internazionale discute su come evitare che il Paese finisca in una prolungata guerra civile. Il presidente americano Obama ha detto ieri che l’opzione militare non è esclusa». Nativi firma anche l’analisi “Ecco le armi di Gheddafi. Non illudiamoci, dovremo sparare” in cui prevede l’intervento militare. «La situazione di stallo militare in Libia rende più probabile che la comunità internazionale sia costretta ad intervenire in qualche modo. Negli Usa i Repubblicani, con John McCain parlano di armare e sostenere i ribelli. Un modo elegante per agire, indirettamente e con costi e rischi minimi. Ma per aiutare gli oppositori di Gheddafi servirebbero mesi». Spazio anche al capitolo sbarchi su cui Emanuela Fontana firma “Maroni: Ogni ora uno sbarco. Da soli non possiamo farcela”, «venti sbarchi in poco più di 24 ore, quasi uno ogni sessanta minuti. La grande migrazione dal Nordafrica in rivoluzione sta partendo. Un ritmo del genere significa una prospettiva possibile di quasi 10mila arrivi alla settimana di profughi sulle coste italiane. Ma guai a parlare di intervento armato. “Un intervento militare sarebbe un grave errore – ha detto il dice il ministro dell’Interno Roberto Maroni dopo il summit con la Lega – prima di bombardare e di trovarci con un rischio Afghanistan ragioniamo sugli aiuti”». Sempre legato alla crisi Libica si apre il capitolo carburanti. “Speculatori in azione, benzina record” di Claudio Borghi «la benzina fa segnare un nuovo record: ieri sfiorati gli 1,6 euro al litro per la verde». Ma non è solo colpa di Gheddafi, «il fatto è che puntare al rialzo del prezzo del petrolio senza avere alcun interesse ad detenere fisicamente dei barili in giardino è diventato sempre più semplice: le offerte di banche ed intermediari (spesso svizzeri) che invogliano speculatori in erba ad aprire conti di investimento con forte leva (cioè con la possibilità di acquistare grandi quantità con una piccola cifra iniziale) spuntano ovunque su internet, basta cliccare». Gian Battista Bozzo più in basso firma “Petrolio, pericolo inflazione. Trichet: ripresa a rischio” in cui si fa il panorama delle tensioni dell’eurozona in cui la Bce fa aumentare i tassi. 

Due richiami distinti per Libia e sbarchi nella prima pagina del MANIFESTO dedicata quest’oggi alla festa della donna. Il richiamo con foto è riservato all’ultimato della Nato a Gheddafi «spiati dagli Awacs», mentre per quanto riguarda gli sbarchi si sottolinea che dopo l’arrivo di tredici barconi Maroni afferma: «È la prova che gli allarmi lanciati non erano infondati». Gli articoli sono alle pagine 8 e 9. A piè di pagina 8 in particolare c’è il reportage di Giuliana Sgrena da Zarzis, il porto della Tunisia dal quale partono i barconi. Dodici ore di traversata e mille dollari per il passaggio. «(…) La partenza dei barconi per l’Italia avviene alla luce del sole, di prima mattina come la sera, davanti alle villette, nemmeno in un luogo isolato. Basta versare la quota dovuta, intorno ai mille dollari, e lasciare un numero di cellulare. Quando tutto è pronto ti chiamano e via. (…) Sono soprattutto tunisini che lasciano il loro paese in un momento di difficoltà e incertezze dovute alla transizione del dopo Ben Ali. Ma coloro che assistono o partecipano al business degli imbarchi ci dicono che cominciano ad arrivare qui anche algerini e alcuni profughi in fuga dalla Libia, che non sanno dove andare oppure mentre aspettano di essere rimpatriati affrontano l’avventura via mare. Coloro che arrivano dalla Libia in genere hanno soldi, se non sono stati derubati dai poliziotti libici, anche se non sono riusciti ad ottenere gli ultimi due salari a causa della situazione (…)». Sul fronte italiano, invece un articolo racconta gli ultimi sbarchi e si conclude osservando che: «(…) La questione immigrazione è stata affrontata anche dal consiglio federale della Lega nord che si è tenuto ieri a Milano e dove si è discusso soprattutto del ruolo che, secondo il Carroccio, dovrebbe svolgere Bruxelles. Tema che Umberto Bossi vuole affrontare anche con Silvio Berlusconi in un incontro che si terrà nei prossimi giorni in vista del Consiglio europea fissato per venerdì. Al centro, come al solito, le richieste avanzate da tempo dalla Lega, ovvero che l’Unione europea si faccia carico del controllo del Mediterraneo senza che le responsabilità del contrasto all’immigrazione clandestina ricada solo su Roma. Tramontato l’amico Gheddafi, il governo cerca nuovi alleati». Nelle due pagine dedicate al Medio Oriente, si racconta anche della rivolta in Bahrein, quella «su cui Obama tace» grazie a un reportage a firma di Michele Giorgio «dalla megabase navale Usa di Juffair, a 5 km da Piazza della Perla, dove due settimane fa sono stati uccisi 7 dimostranti sciiti. Parlano, preoccupati, i militari americani. La base è il cuore della lotta al terrorismo e del sistema strategico di Washington nell’area del Golfo». 
 
“La Nato in campo sulla Libia” è l’apertura de IL SOLE 24 ORE di oggi che dedica alla Libia le pagine 6-8. Da segnalare un’intervista a Walter Veltroni su un tema che IL SOLE solleva da qualche giorno, ormai, i pacifisti “Cari pacifisti, sparito Bush siete spariti anche voi?”: « Mi fa impressione vedere che – nelle coscienze di centro-sinistra – Gheddafi non susciti la stessa indignazione provata e manifestata contro dittatori cileni o argentini. E che non via sia la stessa partecipazione verso i ribelli libici come ci fu per le guerre dell’Iraq e dell’Afghanistan. Mi rendo conto che ora non c’è più un Bush da contestare e non siamo più dentro una schematica ripartizione di ruoli. Siamo, però, in un mare aperto in cui serve una bussola nuova, in cui il tema libertà-non libertà conti più di prima. E diventa un errore enorme non avere il coraggio di manifestare per stare dalla parte di chi si ribella. Non avere il coraggio di investire per la democrazia e libertà».

AVVENIRE apre con il titolo “La Nato stringe i tempi”. Si va verso l’opzione militare, con il no della Russia. Per il segretario generale dell’Alleanza Atlantica gli attacchi ai civili sono crimini contro l’umanità: «Fermatevi o il mondo non starà a guardare». L’editoriale firmato da Vittorio E. Parsi si occupa di “Ciò che serve veramente: Più politica che armi” e scrive: «Gheddafi è un megalomane sanguinario che non ha esitato e non esiterà a mettere in campo tutte le risorse di cui dispone pur di continuare a essere il padrone assoluto del Paese. Dal suo punto di vista, non ha neppure alternative: dopo l’improvvida richiesta di processarlo di fronte al Tribunale penale internazionale, e sempre che non voglia trascorrere i suoi ultimi anni sotto la protezione dei suoi amici Mugabe e Chavez, deve tentare di vincere. I ribelli appaiono motivati da un’esasperazione crescente, esacerbata dalle stragi commesse dagli uomini del colonnello e, almeno finora, ancora galvanizzati dal successo apparentemente arriso alle rivoluzioni tunisina ed egiziana. Ma temono, senza un aiuto esterno, di venire inevitabilmente schiacciati…. Non è di armi però che hanno sostanzialmente bisogno, ma di sostegno politico e diplomatico: occidentale, certo, ma ancor di più di Lega araba e Unione africana, finora piuttosto silenziose». A pagina 7 AVVENIRE parla della situazione degli sbarchi non stop dalla Tunisia a Lampedusa. L’esodo dal Nord Africa è ripreso, aiutato dalle favorevoli condizioni del mare. Per far fronte agli arrivi pronte le soluzioni di Mineo e Comiso. Ma il Viminale pensa di allestire aree ad hoc nel resto del Paese. In meno di 24 ore sono arrivate 15 imbarcazioni e nella notte erano attesi altri 6 barconi. Ma Lampedusa “regge” e secondo il parroco non c’è il caos. Anche il sindaco Bernardino De Rubeis, per tentare di offrire un quadro meno fosco,  ha ribadito: «Il modello Lampedusa funziona. Tutto si svolge tra il porto e il centro di accoglienza, dove tutti lavorano con professionalità». Invece il parlamentare di Forza del Sud, Pippo Fallica, lanciando un appello al governo per spiegare che l’allarme sicurezza è infondato, ha denunciato il rischio che la stagione estiva sia un fallimento per gli albergatori e gli operatori turistici che non possono contare su nessuna prenotazione per l’estate. Un articolo di taglio basso avvisa infine che “Nei centri sta per scattare il tutto esaurito”: in poco più di due mesi in Italia sono sbarcati, per lo più a Lampedusa, quasi 8mila migranti, praticamente – ha sottolineato il Viminale –  quanti ne sono arrivati nell’arco di tutto il 2010. E le strutture utilizzate per ospitare gli extracomunitari (31 tra Centri di identificazione ed espulsione, Centri di accoglienza, Centri per richiedenti asilo e Centri di primo soccorso ed accoglienza) sono ormai al collasso.

“La Nato avverte Gheddafi” e “Ma per ora vince il Rais” sono il titolo dell’apertura in prima pagina e dell’editoriale di Lucia Annunziata su LA STAMPA di oggi. Le prime pagine sono tutte dedicate alle vicende in Libia, dalla proposta di Gheddafi di “dialogo” con l’opposizione alle dichiarazioni della Nato, alla decisione dell’Ue di congelare le quote libiche. Un articolo di cronaca da Lampedusa riferisce di «più di cento sbarchi al giorno». Ufficialmente la Nato e gli Usa considerano ogni opzione nei confronti della Libia, inclusa quella militare. «In realtà» scrive Annunziata, «l’inatteso ribaltarsi di quella che fino a pochi giorni fa si considerava una veloce rivoluzione in guerra civile scopre il bluff delle prime ore, e lascia dietro di sé la imbarazzante presa d’atto di una sostanziale impreparazione dei nostri governi». Secondo il Washington Post l’amministrazione Usa ha inviato osservatori alle frontiere libiche per fare un calcolo esatto dell’emergenza, e fonti interne dicono che Washington sta cercando di capire da chi è fatta e come è composta l’opposizione. Una sorta di rimessa a punto della strategia e, prima ancora, il tentativo di capirci qualcosa. Proprio questo disorientamento, rispetto a una rivolta che si pensava rapida, è un punto a favore non da poco per Gheddafi.

E inoltre sui giornali di oggi:

BIOETICA
AVVENIRE – «Fine vita, il Parlamento dibatte alla ricerca di un “sì” trasversale» titola AVVENIRE in prima. Alle pagine 2, 8 e 9 si parla della discussione sulla legge cominciata alla Camera che prosegue domani e giovedì. Maggioranza e Udc a favore, Pd e Fli propongono di sospendere il dibattito. Il confronto sull’eutanasia (“tentazione globale”) è acceso anche in altri Paesi, dagli Usa alla Spagna. Mentre l’India ferma il primo caso di morte procurata.

8 MARZO
IL SOLE 24 ORE – “Aliquote rosa meglio delle quote”, è il titolo della riflessione della coppia Andrea Alesina e Andrea Ichino legata all’8 marzo: «L’occupazione femminile non può aumentare con le quote rosa perché la loro rigidità ha costi elevati per le imprese. Avrebbe senso imporre quote rosa in tutte le aziende e a tutti i livelli? Evidentemente no. Da alcuni anni abbiamo proposto una strada alternativa: una riduzione fiscale a favore delle donne che lavorano. (…) Esattamente opposto sarebbe l’effetto di una riforma della tassazione dei redditi familiari basata sul metodo del quoziente familiare, che occasionalmente viene menzionata tra gli obiettivi futuri del governo. Il cumulo dei redditi dei conviventi che questo metodo implica farebbe automaticamente aumentare l’aliquota marginale sul reddito di chi guadagna meno in famiglia, ossia, generalmente, le donne, che verrebbero ancor più allontanate dal mercato del lavoro. Agire con la leva fiscale invece che con le quote rosa lascia al datore di lavoro la flessibilità di scelta su chi assumere, cambiando però gli incentivi. Se il lavoro femminile costa meno (al lordo delle imposte) il datore di lavoro troverà conveniente assumere più donne, e più donne saranno disponibili a lavorare. Si tratta, in altre parole, di una riduzione del cuneo fiscale che, se concentrata sul lavoro femminile, avrebbe effetti espansivi notevolmente maggiori». Sul fronte welfare, invece, scrivono Alessandra Carsico e Paola Profeta “Terapia d’urto per un welfare femminile”: « è opportuna una rimodulazione del nostro sistema di welfare, un welfare squilibrato in cui conta solo il capofamiglia, mentre donne e bambini sono componenti marginali e abbastanza trasparenti. La spesa per trasferimenti alle famiglie in Italia (comprese le misure fiscali) è solo l’1,36% del Pil, in Francia è il 3,02 per cento. Le detrazioni per figli a carico e per spese per servizi di cura sono limitate. Un potenziamento delle detrazioni fiscali per le famiglie con doppio percettore di reddito e figli a carico (o per l’unico percettore in caso di famiglie con un solo genitore) è uno strumento su cui puntare.  Un altro dato che contraddistingue il nostro paese è quello sui bambini iscritti a un asilo nido: in Italia i bambini che frequentano i nidi pubblici sono solo il 12,7%, contro un obiettivo fissato a Lisbona per il 2010 (ormai passato) del 33 per cento».

IL MANIFESTO – «Il genere della rivolta» è il titolo di apertura che nel sommario riassume lo sguardo che il giornale ha sulla giornata: «Dall’Egitto alla Tunisia, al Bahrein: le rivolte popolari contro i regimi del Maghreb e del mondo arabo trovano le donne in piazza, protagoniste della loro rivoluzione contro la dittatura e il patriarcato. E nell’Italia del sultanato berlusconiano tornano al centro della scena politica». Due le pagine dedicate (la 2 e la 3), sulla festa delle donne anche l’editoriale di Ida Dominijanni “Rompendo i confini”. Scrive: «Ci hanno messo pochissimo, le donne egiziane, a realizzare quanto sia abile il potere maschile a ricomporsi dopo le rotture rivoluzionarie. Loro sono state protagoniste decisive della lotta di piazza Tahrir e di tutto ciò che l’ha preparata e fatta crescere, eppure, dicono adesso, il governo militare che s’è insediato al posto di Mubarak se n’è già dimenticato (…)» e prosegue, guardando al fronte italiano: «(…) fra donne si riallacciano fili generazionali e culturali, messi alla prova da un ventennio che ha cambiato l’antropologia del paese tentando di rifare del “femminile” il giocattolo plastificato di un immaginario colonizzato» e conclude: «Se oggi il Cairo è più vicino di quanto non fosse cento anni fa New York, lo si deve anche se non in primo luogo alla rivoluzione femminile».

LEGA
LA REPUBBLICA – Al voto con il Pdl solo nelle grandi città. Mani libere per il Senatur altrove. In cambio Bossi chiede garanzie sull’approvazione del federalismo e sollecita il governo a impegnarsi sulla situazione immigrazione. A tenere banco la paura di una invasione. È la decisione a sorpresa del Consiglio federale del Carroccio riunito ieri al gran completo nella sede milanese. «Abbiamo portato a casa solo il primo round del federalismo. Berlusconi è in difficoltà, ma sta mantenendo i patti, non possiamo indebolirlo in questo momento delicato. A maggio si vota il federalismo regionale. Non possiamo andare da soli». Ha detto Bossi.

NEGOZI ETNICI
AVVENIRE – A pagina 11 parla del progetto di legge “Harlem” che la Lega lancia in Lombardia per limitare la presenza di negozi etnici sul territorio. «Non vogliamo più ghetti nelle città», hanno precisato l’europarlamentare leghista Matteo Salvini e il Capogruppo in Consiglio regionale Stefano Galli.

UNIVERSITA’
IL MANIFESTO – A pagina 4 un articolo è dedicato al rapporto di Almalaurea, indicativo il titolo scelto: “Calano gli iscritti buio oltre l’ateneo”. Si legge: «Pochi laureati, immatricolazioni in calo, mentre cresce la disoccupazione e il lavoro nero tra gli studenti e tra chi ha un diploma in tasca da almeno un anno. La sintesi del tredicesimo rapporto Almalaurea sullo stato comatoso del sistema universitario italiano potrebbe sembrare sin troppo sincera e brutale, ma conferma la tendenza inarrestabile denunciata poco meno di un mese fa da un’altra importante istituzione, il Comitato nazionale di valutazione del sistema universitario (Cnvsu)» e ancora: «(…) emergono tutti i dati dello scandalo. Innanzitutto il sottofinanziamento: l’Italia è al penultimo posto tra i 28 paesi dell’Ocse. Precede di una briciola solo la Repubblica Slovacca con un miserabile 0,88 per cento del Pil, contro l’1,07 della Germania, l’1,39 della Francia e il 3,11 degli Stati Uniti. (…) Gli iscritti al primo anno sono diminuiti nel solo 2009 del 5 per cento, 3.986 iscritti, per un totale di 26 mila studenti in meno dal 2004. Il calo è drammatico negli atenei meridionali: mancano all’appello 4800 studenti, il 19,6 per cento in meno rispetto a cinque anni fa». Le conclusioni: «(…) Davanti allo scempio che investe le generazioni nate dopo il 1970, negli ultimi 10 anni si è preferito continuare con le ricette fallimentari approntate dalla riforma Berlinguer-Zecchino e ribadite dalla Gelmini. Pochi laureati (anche se sono aumentati di una spanna in 5 anni), bassa qualificazione, scarso impatto su un mercato che le riforme avrebbero voluto avvicinare ma che hanno perso di vista per sempre».

FAMIGLIA
AVVENIRE – Dedica la pagina 13 all’accordo-quadro tra governo e parti sociali su orari e servizi che prevede uso del telelavoro, congedi parentali frazionati e soluzioni ad hoc per l’inserimento dei figli a scuola. 


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