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Yara, alla ricerca dell’Orco

Ripartono le indagini. Angoscia, dolore e paura a Brembate

di Franco Bomprezzi

Non è solo il tragico epilogo di un fatto di cronaca: il ritrovamento del corpo di Yara Gambirasio, con i segni della lotta e delle coltellate, getta nello sgomento un’intera comunità, che ora vuole la verità, e l’identità di un “orco” che abita lì, vicino a Brembate. I giornali del lunedì raccontano i fatti e cercano di dare risposte, che non ci sono.

“Yara ha cercato di difendersi”: apre così il CORRIERE DELLA SERA che dedica quattro pagine alla vicenda. Il racconto nel pezzo di Claudio Del Frate, che parte in prima: “Un ciuffo d’erba tra le dita”. Leggiamo: “Un ciuffo d’erba stretto in una mano come disperatotentativo di difendersi e di aggrapparsi alla vita. Spezza il cuore il pensiero che l’ultimo gesto di Yara Gambirasio sia stato proprio quello e sono esattamente dei fili d’erba che gli investigatori hanno trovato nel piccolo pugno della ragazza scoperta senza vita dopo tre mesi di mistero nello spiazzo di Chignolo d’Isola. Ventiquattro ore dopo la svolta nel mistero della ginnasta di Brembate Sopra, si può disegnare l’estremo scampolo di vita della ragazzina in base ai pochi elementi certi racimolati in tre mesi d’indagini. Potendo già ipotizzare una trama sintetica: Yara è morta per aver resistito a un’aggressione, probabilmente di natura sessuale, uccisa a coltellate poche ore se non pochi minuti dopo la sua uscita dalla palestra di Brembate quasi certamente nelle vicinanze del campo di via dei Bedeschi dove sabato è stata rinvenuta.” Il primo commento è di Isabella Bossi Fedrigotti: “La solitudine di una comunità”. “La paura dell’estraneo – nota la giornalista – incattivisce, morde l’anima e avvelena i giorni, ma per lo meno solidamente unisce, sia pure, a volte, in una bellicosa alleanza del terrore. La paura del vicino, invece, prima di tutto separa, isola e chiude ciascuno nella solitudine e nella diffidenza. Se si scopre che il nemico non è – purtroppo – lo straniero selvatico venuto da fuori, che tutti potevano sospettare, bensì uno che abita poco distante, addirittura nello stesso quartiere, uno noto da sempre, che si saluta ogni giorno e del quale magari si conoscono la famiglia, il mestiere, l’automobile, la bicicletta, il cagnolino, scompare ogni certezza, non esiste più il noi e sopravvive soltanto l’io, io e i miei, moglie, figli, forse fratelli, forse genitori, e nessun altro, chiusi dentro la fortezza di casa, perché al di là della porta nulla più è sicuro. Comunità è morta, insomma”. A pagina 5 Cesare Zapperi riferisce: “L’accusa del parroco: «L’orco è tra noi»”. Oggi l’autopsia a Milano, affidata, come spiega un piccolo box a pagina 3, a “Cristina Cattaneo, classe 1964, viene dal Monferrato, scrittrice, un passato da ballerina. Fra le antropologhe forensi più esperte d’Italia, la Cattaneo è specializzata nel risalire all’identità di cadaveri sconosciuti o scheletrizzati. C’è lei dietro alcuni grandi casi di criminalità organizzata, sempre lei nella relazione medico-legale sconfinata sulle vittime delle Bestie di Satana, ancora lei al lavoro sui resti di Elisa Claps”.

Fotonotizia in prima e servizi da pagina 2 a pagina 4 per LA REPUBBLICA. E’ questo lo spazio dedicato dal quotidiano diretto da Ezio Mauro al ritrovamento del corpo di Yara Gambirasio, la 13enne di Brembate scomparsa tre mesi. fa. Gli inviati Berizzi e Colaprico ci raccontano degli umori del paesino e della disperazione della famiglia. Di don Corinno Scotti, da sempre al fianco dei Gambirasio, e oggi anche lui, come tutti, smarrito: «Abbiamo sempre sentito parlare degli orchi nelle favole – ha detto in occasione dell’omelia di domenica – adesso sappiamo che cosa sono e fin dove può arrivare un uomo». Incredulità e rabbia nasce invece dalla parole della madre di Yara, costretta a riconoscere il cadavere della figlia. Ora si cerca di capire. Chi ha setacciato mesi fa quel campo in cui è stata ritrovata la ragazza senza vederla? E perché in questi mesi tutti – soprattutto polizia – erano sicuri di ritrovare viva la piccola Yara? Su quali elementi?

IL GIORNALE dedica uno spazio in taglio basso della prima pagina alle «polemiche sui ritardi nel ritrovamento del cadavere». “Yara, giù le mani dai volontari bergamaschi” è il titolo dell’articolo a cura di Andrea Acquarone. Il giornalista sottolinea che dopo tutta la fatica fatta dai volontari «ora per loro dev’essere una vera beffa essere marchiati come «falliti», come degli scansafatiche che non si sono nemmeno dati la briga di scansare qualche filo d’erba e dare un’occhiata più a fondo. Troppo facile criticare mentre si sta seduti in poltrona a pontificare». All’interno oltre alla cronaca del ritrovamento, nell’articolo di Enrico Silvestri, inviato a Bergamo, “Sei coltellate e fuga nei campi. Così hanno massacrato Yara”  spazio anche alle voci del paese nell’articolo dell’inviato a Brembate Cristiano Gatti “L’incubo del paese: L’orco è tra noi”. «Non è vero che la vita va avanti: ogni tanto la vita si ferma, per fortuna. In questo paese brutto di gente bella, dove hanno cementificato tutto fuorché l’anima, il cuore della vita civile non ha più battiti da sabato sera. Ferma la sfilata di carnevale, ferma la giostra in piazza, ferme le partite di calcio, ferme le gare di ginnastica. Il paese è come un grande sudario, in onore della sua piccola martire, presa nel fiore degli anni». Parlano in molti nelle righe del giornalista, anche il parroco, «soltanto le campane di don Corinno, incessanti e coraggiose, continuano imperterrite a suonare note allegre. Il parroco l’aveva detto subito: nessun rintocco funebre, dobbiamo credere a tutti i costi che Yara ormai viva come un angelo nella beatitudine celeste, tra mani divine, lontana dalle mani sudice di chi l’ha uccisa. Questo non toglie però che quaggiù, in questa valle di lacrime e di meschinità umane, qualcosa di nero e di pesante incomba sull’anima. Come un tarlo letale, come un incubo strisciante. È lo stesso parroco a definirlo compiutamente nella messa delle dieci: “Adesso sappiamo cosa è un orco. E siamo preoccupati perché l’orco è tra noi”». Luca Doninelli poi firma “Su quel corpo oltraggiato si può almeno piangere” in cui spiega l’importanza del ritrovamento per la famiglia Gambirasio. «Cos’hanno trovato, alla fine? Il corpo di Yara oppure lei, Yara? Nell’ultimo film dei Fratelli Coen la ragazzina si rifiuta di baciare il cadavere del padre: lui non è più qui, dice, degnandolo appena di uno sguardo. Ma la mamma di Yara direbbe lo stesso, lei che più volte ha invocato un corpo su cui piangere? E dunque: è solo il corpo di Yara, oppure quel corpo è Yara? Non sono questioni teoriche: c’è di mezzo tutta la dignità della vita». Dopo aver spiegato che oggi «noi non siamo più in grado di rispondere a questa domanda» e Doninelli chiude «Un figlio non è una proprietà privata. Non è «nostro» come può essere nostra un’automobile, o una casa. E nemmeno come lo possono essere un dito, una gamba. Un essere umano che nasce non è un fiocchetto rosa o azzurro da attaccare (se c’è ancora chi lo fa) sopra i campanelli di casa, da basso. Un essere umano che nasce è un dono per tutto il mondo. E quando muore, specialmente se muore a tredici anni, è una tragedia per tutto il mondo. Ma riaverlo per l’ultima volta tra le braccia è comunque un dono. Per questo credo che, nel dolore, la mamma di Yara possa essere almeno un po’ contenta. Anche se oggi hanno fine tutte le ultime residue irrazionali speranze, Yara è qui, è qui la sua presenza, e non c’importa se l’anima è volata via o se aleggia qui intorno: lei è qui, e noi la riabbracceremo, e rivedremo il meraviglioso sorriso dei suoi occhi».

“Yara, uccisa con sei coltellate”. Violenza feroce, rigore sconsolato dei genitori, i volontari della protezione civile usciti da un dovere ed entrati in un dolore, una comunità che si scopre diffidente e impaurita per l’«orco» che è fra noi. LA STAMPA riporta nelle prime pagine dell’edizione di oggi la cronaca della scoperta del cadavere, il racconto di Massimo, l’uomo che per caso ha trovato Yara, l’omelia del parroco di Brembate. Su tutto il riserbo sofferente dei genitori, che ieri hanno raccolto, con uno sforzo, un biglietto, una rosa e un orsetto di peluche lasciati da qualcuno davanti alla porta di casa: «Siate cortesi, apprezziamo questa solidarietà, ma fiori o ricordi o altro, senza offendervi, lasciateli un po’ più in là». 

E inoltre sui giornali di oggi:

SCUOLA PUBBLICA
CORRIERE DELLA SERA – Silvio Berlusconi apre un nuovo fronte polemico, quello sulla scuola pubblica. Quasi due pagine intere dedicate al tema, 14 e 15. Il CORRIERE riporta, a scanso di equivoci, la nota del premier, diramata ieri: «Il mio governo ha avviato una profonda e storica riforma della scuola e dell’Università, proprio per restituire valore alla scuola pubblica e dignità a tutti gli insegnanti che svolgono un ruolo fondamentale nell’educazione dei nostri figli in cambio di stipendi ancora oggi assolutamente inadeguati. Questo non significa – sottolinea – non poter ricordare e denunciare l’influenza deleteria che nella scuola pubblica hanno avuto e hanno ancora oggi culture politiche, ideologie e interpretazioni della storia che non rispettano la verità e al tempo stesso espropriano la famiglia dalla funzione naturale di partecipare all’educazione dei figli». Lorenzo Salvia registra le reazioni politiche: “Bersani: uno schiaffo, via la Gelmini. Il ministro: l’istruzione non è vostra”. E intervista Giuseppe Bertagna, pedagogista, consigliere di Letizia Moratti quando l’attuale sindaco di Milano era ministro dell’istruzione. “Io penso che la cosa migliore sarebbe una vera libertà di scelta – sostiene il professor Bertagna – che oggi non c’è. La polemica si sgonfierebbe subito. Ed in ogni caso non credo sia interesse di chi promuove le scuole paritarie, e tanto meno dei cattolici, depotenziare la scuola statale. La qualità dell’una migliora la qualità dell’altra: Anzi, credo che una polemica come questa possa rendere più difficile una riflessione che sarebbe utile per il Paese. Perché adesso tutto si riduce a dire se sei a favore o contro Berlusconi. Ragionare è faticoso ma se ci rinunciamo siamo perduti”.

LA REPUBBLICA – Doppia pagina sulla polemica scaturita a seguito delle dichiarazioni di Silvio Berlusconi. Tema: la scuola pubblica. Il Pd contro il presidente del Consiglio, che aveva accusato gli insegnanti della scuola pubblica di inculcare principii diversi da quelli che desiderano le famiglie. Il Cavaliere poi frena: «Sono stato travisato». Bersani: «Il ministro Gelmini si dimetta». Polemiche dai finiani e dalla fondazione di Montezemolo. A pagina 15 intervista a Dario Franceschini: «Il berlusconismo ha dato il colpo di grazia; ha rovesciato al la gerarchia dei valori che ha fatto forte l’Italia e l’ha sostituita con il mito che vale solo a chi raggiunge la ricchezza e la notorietà con ogni mezzo».

IL GIORNALE – Mario Giordano, ex direttore della testata milanese, firma in prima “Se la scuola è il paradiso dell’ideologia”. Chiaro il punto di vista del giornalista sin dalle prime battute «Che cosa sono i gulag? Un “errore di valutazione”. E le foibe? Mai esistite. Chi era Lenin? Un sincero democratico. Le Br? Fascisti inconsapevoli. E comunque bisogna capirli: volevano la giustizia sociale. Mica come Berlusconi che è “un delinquente che porta l’Italia nel caos”. Einaudi e De Gasperi? Due traditori della Repubblica. Le forze della sinistra? La sola garanzia del rispetto della Costituzione. E Stalin “appariva rassicurante nella sua immensa autorità, un’autorità dura ma giusta”. Sicuro: dura ma giusta. Scusate ci siamo sbagliati: non erano purghe. Al massimo una dolce euchessina. Basta sfogliare i manuali su cui studiano abitualmente i nostri ragazzi per capire come la scuola a volte rischi di diventare un vero e proprio corso di indottrinamento». Aggiungendo che «Del resto che conquistare l’egemonia nella scuola sia stato sempre un obiettivo della sinistra italiana, da Gramsci in giù, non è una novità. E come ciò sia avvenuto è evidente: attraverso i sindacati, che hanno avuto il compito di organizzare militarmente gli insegnanti. E che hanno imposto loro un sinistro baratto: bassi stipendi e progressivo impoverimento economico e professionale in cambio di aumento smisurato dei posti, scarsi carichi di lavoro e nessun controllo né valutazione. Risultato? Oggi gli insegnanti italiani sono i più numerosi del mondo, in rapporto agli alunni, ma i meno pagati». Sottolinea Giordano «fra l’altro dovrebbero saperlo anche i sassi e i Franceschini, ormai, che la «scuola privata» non esiste. La scuola, in effetti, è sempre un servizio pubblico, chiunque sia ad amministrarla» concludendo con una domanda semplice: «e ditemi voi, allora, se la domanda non è legittima: passi che un maestro elementare confonda il Pcus, Breznev e la democrazia. Ma io devo essere proprio costretto ad affidare a lui i miei figli?».

IL SOLE 24 ORE – Approfondimento sul tema della valutazione degli insegnanti. “Arrivano i super-ispettori che daranno i voti ai prof”. «Mette il turbo il sistema nazionale di valutazione, che avrà il compito di dare le pagelle a insegnanti e docenti. La novità è contenuta tra i commi del decreto milleproroghe. Il ministro Mariastella Gelmini ha ridisegnato l’impalcatura generale del sistema attraverso il potenziamento di tre soggetti: gli ispettori ministeriali (che a regime, a concorso concluso, saliranno a circa 300 unità), l’Indire e l’Invalsi, cui è chiesto di portare a completamento l’attività di valutazione delle scuole di ogni ordine e grado. Il prossimo 10 maggio i test di italiano e matematica sbarcheranno in seconda superiore. E nelle prossime settimane, annuncia Piero Cipollone, presidente dell’Invalsi, l’istituto per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione, “restituiremo a ogni singola scuola i risultati dello scorso anno depurati dai fattori di contesto, rendendo le nostre valutazioni ancora più complete e utili alle scuole”». Sul tema anche l’editoriale in prima di Andrea Ichino “Chi ha paura di dare un voto ai professori”: «È urgente iniziare a sperimentare le diverse soluzioni, perché ciò di cui la scuola italiana ha più bisogno è di attirare i migliori laureati. Oggi vanno altrove perché sanno che nella scuola nessuno riconosce i loro meriti. Finché continueremo a parlare senza dare segnali concreti di cambiamento, continueranno ad andare altrove. La valutazione non serve tanto a cambiare chi nella scuola già opera: serve soprattutto per attirare in essa persone più preparate.  Era ragionevole attendersi che su questioni così rilevanti un governo serio intervenisse con provvedimenti coerenti, semplici da capire e ben studiati nei dettagli. Parliamo di queste cose, invece, perché in modo confuso, tasselli importanti del sistema di valutazione sono finiti nel decreto milleproroghe: uno strumento di governo illeggibile ai profani e che nel suo stesso nome sancisce il fallimento di un’amministrazione, la quale – non da ora – ammette spudoratamente di essere inadempiente rispetto a quanto da essa stessa precedentemente stabilito. Non credo esistano molti altri Paesi in cui un tale malcostume legislativo assuma le stesse dimensioni».

LA STAMPA – “Scuola e gay, bufera su Berlusconi”. Primo piano su LA STAMPA sulle dichiarazioni del premier contro «la scuola di Stato», e a favore della libertà di non mandare i figli là «dove insegnanti vogliono inculcare principi diversi da quelli che i genitori vogliono inculcare» e sulla reazione del centrosinistra per bocca del segretario del Pd Bersani, in un giro di battute e controbattute polemiche. In realtà, scrive LA STAMPA, le dichiarazioni di Berlusconi sulla scuola, dette in contemporanea a parole come famiglia, testamento biologico, no ad adozioni dei single e dei gay erano sembrate solo «un tentativo di recupero verso i settori cattolici del centrodestra interdetti dal caso Ruby». LA STAMPA intervista il vescovo ciellino Luigi Negri, che dice: «Ci sono le condizioni per orientare cattolicamente la restante parte della legislatura verso i principi non negoziabili: vita, famiglia, libertà e istruzione». A proposito di Berlusconi dice che «un politico è più o meno apprezzabile moralmente in base a quanto si impegna a vantaggio del bene comune», e che i veri mali da combattere sono «i Dico, la legislazione laicista» e «la mentalità anticattolica che caratterizza le “elites” che pretendono di dominare il Paese».

MULTICULTURA
ITALIA OGGI– Nella sezione “Strumenti di lavoro”, il quotidiano dei professionisti pubblica una recensione del libro “Management plurale. Diversità individuali e strategie organizzative” (Etas). L’autrice del libro, Maria Cristina Bombelli, fa un’analisi dell’attuale mondo del lavoro dove la diversità, di genere, di cultura e di origine, è ormai riconosciuta come un valore e va quindi gestita come un obiettivo concreto per il successo delle aziende. «Tuttavia» si legge nella recensione che è pubblicata a pag 56 « molte imprese si dicono attente a questi temi solo a parole, con il rischio che il tutto si risolva solo in una moda o in una facile retorica svincolata dalla realtà».

CSR
IL SOLE 24 ORE – “Flessibilità amica dei lavoratori” è il titolo di un ampio servizio sui risultati di una ricerca commissionata dalla Fondazione I-Csr (Italian centre for social responsibility), “People First”. La Fondazione è «Un think tank creato da ministero del lavoro, Inail, Unioncamere e Università Bocconi e poi aperto ad altri soggetti sui temi della responsabilità sociale d’impresa e ha fra i compiti anche l’analisi delle nuove tendenze in materia di bilanciamento tra tempi di vita e di lavoro». Nei box tre casi di buone pratiche per la conciliazione di vita e lavoro.


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