Non profit

Bufera sull’obiezione dei farmacisti

Dopo il parere favorevole del Comitato nazionale di Bioetica, domani i Radicali annunciano sit in. E la categoria chiede una legge per fare chiarezza

di Benedetta Verrini

Un sit-in davanti alla sede del Comitato Nazionale di Bioetica in via della Mercede a Roma. E’ stato organizzato per domani, alle ore 10.30, dal senatore radicale Marco Perduca e da Annalisa Chirico (membro di giunta dell’Associazione Luca Coscioni) e alcuni altri dirigenti radicali.

La protesta nasce in seguito al parere dell’organo governativo di estendere ai farmacisti l’obiezione di coscienza riguardo alla vendita della “pillola del giorno dopo”.

Il fatto

Venerdì scorso il Comitato ha reso un parere sollecitato dalla deputata dell’Udc Luisa Santolini, in merito all’obiezione di coscienza che può essere invocata dai farmacisti per non vendere prodotti farmaceutici per i quali non si può escludere la possibilità di un meccanismo di azione che porti all’eliminazione dell’embrione, sia pure non ancora annidato nell’utero materno.

Nel parere, come ha sottolineato il vicepresidente del Cnb Lorenzo D’Avack, «non è stata raggiunta un’unanimità di opinioni, tuttavia è emersa una maggioranza a favore dell’obiezione di coscienza per i farmacisti». I membri del Cnb si sono invece espressi all’unanimità nel sollecitare, nell’ipotesi in cui il Legislatore dovesse riconoscere la possibilità di obiezione di coscienza per tale categoria, la previsione di un sistema organizzativo che consenta comunque alla donna che ne faccia richiesta di ottenere la pillola del giorno dopo. È cioè «indispensabile» ha affermato D’Avack «che lo Stato preveda degli strumenti che consentano sempre e comunque alla donna di poter realizzare la propria richiesta farmacologica, perché la donna non riceva appunto un danno dal diritto di obiezione di coscienza eventualmente riconosciuto ai farmacisti».

La posizione della categoria

Sulla necessità di garantire in ogni caso il servizio si è espressa anche la categoria attraverso la voce di Annarosa Racca, presidente di Federfarma. La farmacia e dunque il farmacista «hanno il dovere di dispensare, sotto prescrizione, ogni tipo di farmaco», ha sottolineato Racca. «Certo che se in farmacia fosse presente un obiettore di coscienza, allora nella stessa farmacia ci dovrà essere un altro farmacista non obiettore, perché le nostre strutture non solo svolgono un servizio fondamentale sul territorio ma sono anche un terminale del Servizio Sanitario Nazionale. E in quanto tale devono garantire un servizio, che è quello di dispensare tutti i farmaci che sono in commercio».

La Federazione degli Ordini dei Farmacisti italiani (Fofi), intanto, si dichiara «favorevole a una legge» che disciplini e faccia chiarezza sul tema dell’obiezione di coscienza dei farmacisti.

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