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Libia, Gheddafi sta crollando

E' guerra civile, il figlio Seif cerca di placare la rivolta

di Franco Bomprezzi

In Libia esplode la rivolta contro Gheddafi, le notizie si susseguono di ora in ora e solo le edizioni on line dei quotidiani riescono a garantire l’aggiornamento dei fatti. Ma i giornali hanno ribattuto le loro edizioni fino a tarda ora per essere in edicola aprendo su questo fatto di rilevanza mondiale.

Situazione in frenetica evoluzione in Libia. Il sito del CORRIERE DELLA SERA ha da poco dato la notizia della fuga di Gheddafi in Venezuela, citando Al Jazeera. L’edizione cartacea andata in stampa ieri notte apre con un titolo interlocutorio: “Gheddafi vacilla, guerra civile in Libia”. “Eutanasia di un regime”, è invece il fondo di Antonio Ferrari. Questo l’incipit “Al confronto (della Libia) le rivolte della Tunisia e dell’Egitto sembrano pallidi sussulti popolari…Nonostante l’oscuramento Internet, il taglio delle comunicazioni, il divieto ai giornalisti stranieri di entrare nel Paese, la verità è riuscita a filtrare. La Libia è in fiamme. Tutta la Libia”. Maurizio Caprara a pag 2 rivela l’ultima minaccia del Rais ai paesi europei: “«A rischio i patti sull’immigrazione»”, mentre il figlio del Colonnello Saif promette battaglia: “«Non ci arrenderemo mai. Schiacceremo questi ribelli»”. E ancora: «Le proteste sono frutto di un complotto straniero. I media stanno esagerando il numero delle vittime». Interessante infine il commento di Paolo Lepri sotto il titolo “L’eccesso di Realpolitik non fa bene all’Italia”. Lepri rinfaccia al nostra governo un sostanziale immobilismo nonostante la tanto sbandierata amicizia fra i leader di Roma e Tripoli: «nel confrontarsi con eventi come questi, i principi morali devono assolutamente prevalere sulla realpolitik. Il governo italiano se ne deve rendere conto. Ma c’è un altro problema. L’eccesso di realismo può essere il miglior modo per alimentare la volontà di non capire i sentimenti della ribellione in larga parte del mondo arabo”. 

Doppia edizione per LA REPUBBLICA che ricostruisce in mattinata le prime pagine per seguire più da vicino gli eventi in Libia. “La rivolta travolge la Libia” è il titolo a tutta pagina dell’ultima edizione. Il commento è affidato a Renzo Guolo, la cronaca all’inviato Giampaolo Cadalanu, mentre Elena Dusi raccoglie le voci della popolazione nel suo “Bengasi in festa dopo gli scontri: la città è nostra, siamo liberi”: «Le strade sono piene di carri armati. Ma sui carri armati ora ci siamo noi. Per tutto il giorno ci hanno massacrato. Ma ora siamo noi a guidarli quei carri con cui fino a poco fa ci sparavano». Vincenzo Nigro a pagina 4 racconta invece dell’ultimo tentativo del Rais Gheddafi per rimanere al potere, complice anche il secondogenito che ieri notte, verso l’una ora italiana, ha confermato il padre alla guida della repressione. Le prime reazioni raccolte dal quotidiano diretto da Ezio Mauro sono quelle dell’Unione europea e della Casa Bianca. Il ricatto di Tripoli sembra non aver addolcito la posizione di Bruxelles. Gheddafi infatti ha imposto all’Europa di non continuare a sostenere le rivolte, pena lo stop alla collaborazione sull’immigrazione. Ma la Ashton, il rappresentante della politica estera dell’Ue, respinge quello che Bruxelles stessa chiama “un vero e proprio ricatto”. Dagli Stati Uniti, è lo stesso Barack Obama ad avvisare il Rais: «Fermate il massacro dei civili» e il segreterio di Stato Hillary Clinton  rincara la dose «La repressione è del tutto inaccettabile». Sullo sfondo (pagina 6) le voci che rimbalzano sui social network riguardo al reclutamento di migliaia di mercenari dalla Tunisia per sparare sui manifestanti in Libia da parte del regime di Gheddafi.

IL GIORNALE riserva un richiamo in prima al «Maghreb in fiamme». Titolo: «Massacri in Libia, voci sulla fuga di Gheddafi in Venezuela». Un aggiornamento sulla situazione viene dato sul sito, con un articolo di Orlando Sacchelli: «La Libia è in fiamme. Le notizie, frammentarie, descrivono uno scenario da guerra civile. A Bengasi, cuore della protesta, un’intera brigata dell’esercito regolare ha disertato, passando coi rivoltosi e impegnandosi a cacciare via i “mercenari” provenienti da diversi paesi africani, uomini armati fino ai denti che, dai tetti, fanno fuoco sui civili. La repressione è affidata a un fedelissimo del regime, Abdullah Senoussi, genero di Gheddafi. In una situazione che di ora in ora si fa sempre più difficile e caotica non si sa nulla del leader libico. Dov’è finito? Ha ancora le redini del comando, protetto dall’esercito, oppure è fuggito via, per evitare il peggio?». Sul cartaceo invece un approfondimento sulle «rivolte arabe» è affidato a Fiamma Nirenstein. «La sinistra cavalca la piazza pure se è fondamentalista: D’Alema vuole puntare su Hamas e Fratelli Musulmani Ma sta solo chiudendo gli occhi sui rischi per l’Occidente», è il titolo. Scrive la Nirenstein: «fa specie che un osservatore esperto come l’ex primo ministro Massimo d’Alema nella sua intervista al Sole 24 ore ricalchi schemi cancellati dal tempo, in cui elezioni vogliono dire democrazia, democrazia vuole dire folla in marcia, folla in marcia vuol dire magnifico spettacolo. È un vizio tipico di una mentalità del genere «Stati generali» che viene condivisa da parecchia parte della sinistra e che porta a trovarsi spesso in compagnie scomode perché sovente una volta scesi dalle barricate i rivoluzionari si dimostrano pericolosi estremisti e persino terroristi».

Nessun riferimento alla Libia o a qualsiasi notizia di attualità nazionale o internazionale per l’edizione odierna di ITALIA OGGI che apre sulle riforme nel campo del lavoro dando notizia del fatto che sono al via conciliazione, arbitrato e certificazione dei contratti. «Possono liberare le imprese dalla giustizia lenta ma le norma non bastano». L’editoriale di Marino Longoni è dedicato all’entrata in vigore della legge 183/2010 il cosiddetto collegato lavoro. L’unico riferimento ai sommovimenti nel nord Africa è a pagina 19 con l’articolo «I mercati emergenti scricchiolano – Tra inflazione e rischio bolle potranno essere meno sicuri». Duilio Lui analizza le rivolte in Tunisia ed Egitto sottolineando come queste «il rialzo delle materie prime che fa riaffacciare lo spettro dell’inflazione e il timore che la corsa dei listini negli ultimi anni abbia favorito il formarsi di una bolla speculativa. Nelle ultime settimane i mercati emergenti sono finiti sotto osservazione (…)» scrive Lui. 

«La rivolta arriva a Tripoli» titola in apertura LA STAMPA che al tema dedica una foto delle proteste a Bengasi e quattro pagine interne. Il commento “Un messaggio a tutto l’Occidente” è affidato a Cris Patten (rettore di Oxford, ultimo governatore britannico di Hong Kong ed ex commissario europeo per gli Affari Esteri). Patten fa riferimento al romanzo “Palazzo Yacoubian” dell’egiziano Alaa Al-Aswani e alla sua metafora dell’Egitto. Tornando alla Libia le pagine 2 e 3 si aprono sulla rivolta che investe Tripoli e le voci di una fuga di Gheddafi. Nell’articolo sui retroscena protagonisti sono due figli del rais Saadi e Seif al Islam «È lotta per la successione Seif appare sugli schermi e scalza l’implacabile Saadi» titola l’articolo di Alberto Simoni che sottolinea come il figlio di Gheddafi abbia parlato da leader: «toni moderati e apertura alle opposizioni». Giacomo Galeazzi intervista il vescovo di Tripoli monsignor Martinelli che ricorda come negli edifici sacri di Bengasi si sono rifugiati migliaia di immigrati cristiani, soprattutto filippini. Alla domanda su timori di assalti alla chiese il vescovo risponde: «Nella capitale no. Abbiamo anche il cimitero cristiano ed è un posto protetto: in Tripolitania non c’è allarme per le chiese che invece esiste in Cirenaica. La Mezzaluna rossa e altre realtà islamiche con cui collaboriamo ci hanno assicurato di vigilare su luoghi cristiani e sulle varie forme di presenze cristiane (…)». Nell’analisi di Afshin Molavi,  studioso dell’Islam, intervistato da Maurizio Molinari (pag 5) viene sottolineato come i regimi più fragili siano le autocrazie legate all’occidente rispetto alle dittature, come in Libia e in Iran, perché «il regime adopera la violenza senza limiti, fa stragi e resta in sella grazie alla repressione», in pratica gli autocrati come in Egitto e Tunisia fanno concessioni che li portano a essere rovesciati. 

E inoltre sui giornali di oggi:

LAMPEDUSA
CORRIERE DELLA SERA – “Riprendono gli sbarchi di clandestini in Sicilia”, titola in un colonnino a pag 19 il quotidiano di via Solferino. In tutto sarebbero 150 gli immigrati sbarcati nelle ultime ore e provenienti – pare – in gran parte dalla Tunisia. Da ieri intanto è iniziata la missione di Frontex, con l’arrivo a Lampedusa degli esperti dell’Agenzia europea delle frontiere dopo la richiesta di aiuto partita da Roma.   

PROTEZIONE CIVILE
REPUBBLICA – Le riforme contenute nel Milleproroghe affonderanno la Protezione Civile come il Titanic. Questo l’allarme lanciato dal capo della protezione civile Franco Gabrielli, ospite dell’ultima giornata di Villaggio Solidale che trova spazio a pagina 22.

MILANO
IL GIORNALE – Nelle pagine della cronaca milanese Luca Doninelli racconta «La città vista dal Bus». Si racconta dei «volti dimenticati di Milano, tra Forlanini e Ponte Lambro». Lo scrittore descrive il tragitto della linea 45, «attraverso quartieri che sembrano fermi agli anni sessanta: nuclei forti e un governo del territorio che i cittadini sentono lontano».

CREDITO AL CONSUMO
IL SOLE24ORE – Il quotidiano di Confindustria già in prima mette in evidenza le ultime disposizioni di Banca Italia sui contratti che prevede moduli standard per una informativa trasparente ai clienti. Soprattutto novità su recesso e sulle condizioni di estinzione anticipata. Secondo Alessandro Giordano, segretario generale di Adiconsum le nuove disposizioni rappresentano un miglioramento significativo. Gli fa eco Carlo Pileri di Adoc «il cliente deve conoscere il tasso annuale del prestito, mentre le pubblicità si soffermano solo sul tasso mensile. Le nuove indicazioni vanno nella direzione giusta».

BIOTESTAMENTO
REPUBBLICA – Intervento lanciato in prima pagina di Stefano Rodotà: “Fine vita. No a questa legge”. Pagina 23 è interamente dedicata all’argomento. Le principali accuse al progetto di legge ora in discussione a Montecitorio ruotano intorno all’impossibilità effettiva di decidere cosa e come può un individuo porre termine alla propria vita.

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