Economia

Scoppia il caso “Bablok”

«Il miele con presenza di polline OGM necessita autorizzazione». Lo dice la Corte di giustizia europea

di Redazione

«Il parere dell’avvocato generale della Corte di giustizia europea sulla causa che oppone l’apicoltore Karl Heinz Bablok al Land della Baviera è l’ennesima dimostrazione del fatto che la coesistenza in campo aperto tra coltivazioni tradizionali e coltivazioni OGM è semplicemente impossibile».

È il commento di Andrea Ferrante, presidente nazionale di AIAB, sulla controversia tedesca che ha portato l’avvocato generale della Corte di giustizia europea a concludere che il miele in cui è riscontrabile la presenza di polline di mais OGM, nella fattispecie MON 810, e gli integratori alimentari a base di polline contenenti contaminazioni della medesima varietà di mais devono essere soggetti ad un’autorizzazione all’immissione in commercio e devono essere etichettati come OGM, indipendentemente dal fatto che tale materiale sia stato incluso intenzionalmente o meno. Ricordiamo che nel caso in questione nei prodotti apicoli furono riscontrati residui del dna del mais transgenico, coltivato a una distanza di circa 500 metri dagli alveari di Bablok.

«Oltre a rappresentare un problema ambientale e una minaccia per i campi e la biodiversità delle colture – prosegue Andrea Ferrante – gli OGM si confermano anche come un serio problema economico. Infatti, se la Corte di giustizia confermerà, come è probabile che accada, l’orientamento dell’avvocato generale, l’intero sistema produttivo sarà sotto la spada di Damocle di possibili contaminazioni transgeniche. Bisogna uscire dalle sterili discussioni sulle soglie di tolleranza per le contaminazioni, mentre è urgente che le autorità nazionali e regionali si attivino per prevenire nuove minacce al nostro sistema produttivo e al nostro territorio, a partire dalla triste esperienza del Friuli Venezia Giulia».


Ancora più duro il commento di Coldiretti. “Il miele in cui è riscontrabile la presenza di polline di mais MON 810, sia gli integratori alimentari a base di polline contenenti polline della medesima varietà di mais sono alimenti prodotti a partire da OGM” e di conseguenza devono essere soggetti “ad un’autorizzazione all’immissione in commercio” “indipendentemente dal fatto che tale materiale sia stato incluso intenzionalmente o meno”. E’ quanto afferma l’organizzazione di agricoltori.

In altre parole – sottolinea la Coldiretti – la coltivazione di un campo Ogm è in grado di determinare la contaminazione del miele attraverso il trasporto del polline da parte delle api rendendo necessaria in ogni caso una specifica autorizzazione per la messa in vendita. Un danno per gli apicoltori e una preoccupazione concreta – precisa la Coldiretti – per i consumatori. In Italia grazie all’azione della Coldiretti è vietato coltivare ogm e di conseguenza non è contaminato il miele prodotto sul territorio nazionale che è riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria fortemente voluta dall’organizzazione degli imprenditori agricoli. Un discorso diverso vale per il miele importato in ingenti quantità In Italia da paesi comunitari ed extracomunitari in cui sono diffuse le coltivazioni ogm. Nel 2010 – precisa la Coldiretti – sono stati importati 14 milioni di chili di miele dall’estero rispetto alla produzione nazionale di circa 20 milioni di chili.

Le conclusioni dell’avvocato generale rappresentano un segnale importante anche in riferimento all’avvio in Italia all’inizio della settimana del processo contro un agricoltore che lo scorso aprile aveva seminato mais Ogm nei suoi poderi di Fanna e di Vivaro in Friuli dove sono state ammesse tutte le richieste di costituzione di parte civile avanzata da Regione Friuli Venezia Giulia, Provincia di Pordenone, Coldiretti, Slow Food, Codacons regionale e nazionale. Una provocazione che non ha convinto i cittadini italiani che mantengono salda la propria opposizione agli Ogm, ritenuti meno salutari di quelli tradizionali da tre italiani su quattro che esprimono una opinione (73 per cento, secondo l’ultima indagine Coldiretti/Swg. Oltre ai possibili rischi per la salute e per l’ambiente gli Ogm spingono – sostiene la Coldiretti – verso un modello di sviluppo che è il grande alleato dell’omologazione e il grande nemico della tipicità, della distintività e del Made in Italy.

Nel 1998, l’impresa Monsanto ha ottenuto un’autorizzazione all’immissione in commercio del mais geneticamente modificato della linea MON 810 che contiene un gene di un batterio che provoca nella pianta di mais la formazione di tossine atte a distruggere le larve di una piralide parassita, la cui presenza pregiudica lo sviluppo della pianta. Il Freistaat Bayern (Land della Baviera, Germania) è proprietario di diversi terreni sui quali negli ultimi anni è stato piantato a scopi di ricerca il mais MON 810. Il sig. Bablok, un apicoltore amatoriale che produce, in prossimità dei terreni del Freistaat Bayern, miele per la vendita e per il proprio consumo nel 2005 su un campione di polline di mais raccolto in alveari posti a una distanza di 500 metri dai terreni del Freistaat Bayern ha riscontrato la presenza, da un lato, di DNA di MON 810, e, dall’altro, di proteine geneticamente modificate. Inoltre, anche il miele del sig. Bablok presentava, in alcuni campioni, modesti quantitativi di DNA di MON 810. Ritenendo che la presenza di residui di mais geneticamente modificato avesse reso i suoi prodotti apistici inadatti alla commercializzazione e al consumo, il sig. Bablok ha avviato taluni procedimenti giudiziari contro il Land della Baviera dinanzi alle autorità giudiziarie tedesche. Il Bayerischer Verwaltungsgerichtshof (Corte amministrativa del Land della Baviera, Germania) ha chiesto alla Corte di giustizia se la presenza di polline di mais geneticamente modificato in tali prodotti apistici costituisca un’«alterazione sostanziale» di questi ultimi, cosicché la loro immissione in commercio dovrebbe essere soggetta ad autorizzazione. Le conclusioni dell’avvocato generale – ricorda la Coldiretti – non vincolano la Corte di giustizia la cui sentenza sul caso è prevista per luglio. Il compito dell’avvocato generale consiste nel proporre alla Corte, in piena indipendenza, una soluzione giuridica nella causa per la quale è stato designato.

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