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Sud Sudan: nasce un nuovo Stato

Il 98,83% dei sudsudanesi votanti al referendum del 9 gennaio ha scelto l'indipendenza

di Emanuela Citterio

È ufficiale: è nato un nuovo Stato, il 54esimo del continente africano. Il Sud Sudan ha votato quasi all’unanimità per la seccessione dal Nord, con il 98,83% dei votanti a favore, durante il referendum tenutosi del 9 al 15 gennaio scorso e previsto dal Comprehensive Peace Agreement (CPA), l’accordo di pace siglato nel 2005 fra Nord e Sud Sudan dopo un ventennio di guerra civile. I dati ufficiali sono stati resi noti ieri sera dalla commissione del referendum.

Il capo dello stato sudanese, Omar al-Bashir, in un discorso pronunciato alla tv di Stato ha comunicato di accettare il risultato del voto: «Il risultato del referendum è ben noto. Il sud del Sudan ha scelto la secessione» ha detto. «Ma noi siamo impegnati a mantenere i collegamenti tra nord e sud, a mantenere le buone relazioni basate sulla collaborazione».

Come al-Bashir, anche Salva Kiir, il leader del Sud, ha assunto toni concilianti, sottolineando che «Nord e Sud devono costruire rapporti saldi». Inoltre, ha promesso di sostenere la campagna di Karthoum per la cancellazione dei debiti del Paese e di impegnarsi per favorire un alleggerimento delle sanzioni internazionali.

A Juba centiania di persone ieri subito dopo l’annuncio si sono radunate per festeggiare l’indipendenza presso il mausoleo di John Garang, lo storico leader del Movimento per la liberazione del Sud Sudan.

Nel frattempo sono arrivate le prime reazioni internazionali. L’Onu e l’Unione europea hanno accolto con soddisfazione la notizia. 

GLI USA – Il presidente americano Barack Obama ha annunciato che gli Stati Uniti riconosceranno formalmente il Sud Sudan come stato sovrano e indipendente il 9 luglio, quando entrerà in vigore la seccessione decisa dal referendum. In contemporanea il segretario di Stato Hillary Clinton ha dichiarato che gli Usa hanno avviato l’iter per rimuovere il Sudan dalla “lista nera” degli sponsor del terrorismo, anche per ricompensare la piena accettazione dell’esito della consultazione da parte delle autorità di Khartoum. La Clinton ha precisato tuttavia che l’eliminazione del Sudan dall’elenco avverrà «se e quando soddisferà tutti i requisiti prescritti dalle leggi americane: non aver appoggiato il terrorismo internazionale negli ultimi sei mesi, garantire di non sostenerlo in avvenire, applicare pienamente l’accordo di pace del 2005, ivi compresi il raggiungimento di una soluzione politica per l’area contesa di Abyei e le principali intese post-referendarie».

L’IRAN – Contrario alla nascita del Sud Sudan si è dichiarato invece l’Iran, il cui governo ha dichiarato di prendere atto della seccessione e della quasi totale vittoria del “si” al referendum. «La nostra politica è di sostenere l’unità nazionale e l’integrità territoriale e non favorisce la separazione, ma gli sviluppi in Sudan vanno in questa direzione», ha detto a Teheran il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Ramin Mehmanparast.

LA CINA – Le dichiarazoni di Pechino segnano una svolta rispetto all’usuale politica di «non interferenza». Non solo il governo ha detto di «rispettare» l’esito del referendum, ma anche che «la Cina si aspetta il pieno adempimento del “Comprehensive Peace Agreement(CPA)” così come un lungo periodo di pace e stabilità in Sudan».


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