Non profit

«Smarrimento e paura»

Da Tirana due operatori Acli descrivono la situazione

di Redazione

di Patrizia Dodaro , Mauro Platè

TIRANA (Albania) – Alla vigilia della manifestazione contro il governo albanese programmata per oggi, desideriamo condividere alcune riflessioni sia sui fatti accaduti, sia sul dibattito politico di questa settimana, ma soprattutto sull’impatto che la situazione ha generato su gran parte della popolazione.

Abbiamo avuto modo, infatti, di constatare tra beneficiari dei nostri progetti, tra lo staff locale delle Acli e in generale tra le persone contattate un forte smarrimento ed una difficoltà nell’interpretare gli avvenimenti per molti inaspettati. Non si tratta solo della grande confusione mediatica, (da parte del governo la volontà di addossare tutta la responsabilità all’opposizione, nello specifico ad Edi Rama, mentre da parte dell’opposizione un’accusa forte al governo, senza alcuna presa di responsabilità), ma soprattutto nella mente delle persone è riecheggiato lo spettro delle violenze del 97.

La strumentalizzazione delle persone e della polizia da parte di entrambi i partiti ha forse richiamato qualche cosa di più profondo, scritto nella società di questo paese, la paura di ritornare ad essere semplici strumenti nelle mani di un potere autoritario come fu nel periodo della dittatura.

Questo clima, il fatto che la manifestazione di venerdì scorso non fosse autorizzata, le modalità brutali con cui si sono svolti i fatti, le accuse del governo verso la manifestazione, portano a stigmatizzare tutti i manifestanti (che erano più di 20000, un grosso numero per l’Albania). Il rischio reale è quello di soffocare la possibilità per la gente di esprimere il sentimento di malcontento (in primis contro la corruzione).

Si sono, inoltre, accentuati i dubbi su possibili cambiamenti che vadano al di là dei miglioramenti della situazione economica. Le persone ritornate volontariamente da un’esperienza all’estero per supportare lo sviluppo dell’Albania si stanno interrogando sulla loro scelta. Si rendono conto che la società civile è ancora debole e non in grado di supportare il processo democratico e di denunciare abusi di potere.

Inoltre i fatti di questa settimana potrebbero avere un impatto non solo sull’emozione delle persone ma avere anche una pesante ricaduta economica. Di sicuro in un momento in cui le rimesse stanno calando, l’immagine di un paese instabile non attira gli investimenti fondamentali e necessari per lo sviluppo di attività produttive, ancora molto carenti

Pur auspicando una soluzione immediata e non violenta della situazione e con la sensazione che la manifestazione di domani possa essere sostanzialmente pacifica, Il dubbio è che i fatti di cronaca abbiano già incrinato la debole fiducia reciproca tra i cittadini esasperando le contrapposizioni politiche».

Per un quadro sull’Albania di oggi, e per un approfondimento sulle questioni economico-sociali che riguardano il paese, vedi il numero 45 di Communitas: «Il mare corto. Italia-Albania, storie di sviluppo e di cooperazione.

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