Economia

Bono: combattiamo i mostri, ma senza fare i mostri

A tu per tu con il leader degli U2 e con Jovanotti. Erano a Genova, ma paradossalmente i media li hanno quasi ignorati. Ecco cosa hanno fatto e detto

di Carlotta Jesi

Bono è il più basso. Lorenzo il più timido. Bob il più stralunato. E alle 11.30 del mattino sembrano tutto tranne che stelle del rock. Tre amici, piuttosto. Al loro terzo G8: Birmingham, Colonia, Genova. è sabato 21, manca mezz?ora alla conferenza stampa sul debito estero e, in una stanzetta dell?Hotel Star, proprio come i ragazzini del Genoa social forum che a pochi chilometri di distanza depositano tende e sacchi a pelo a Punta Vagno, i testimonial della campagna Drop the debt scherzano sulla fatica fatta per raggiungere Genova. Jovanotti è arrivato in città guidando un camion pieno di strumenti. Bob Geldof ha chiesto un passaggio sul jet di Tony Blair. Bono Vox ha lasciato il resto degli U2 a Torino a preparare il concerto della sera. Un evento per cui erano attese più di 70 mila persone, cui normalmente le star del rock si preparano con tanto riposo, massaggi e bevande energizzanti. Bono no: testimoniare il suo impegno per la cancellazione del debito e sostenere la società civile a Genova, per lui evidentemente è stato più importante. Anche il dubbio che hanno è lo stesso dei tanti attivisti accorsi al G8: in manifestazione si va oppure no? Geldof, in jeans slavati, maglietta bianca stropicciata e catenona d?oro che fa molto poco baronetto (il titolo assegnatoli dalla regina d?Inghilterra per il suo impegno sociale) è il più informato dei fatti. «Ieri hanno sparato a un ragazzo», spiega al leader degli U2 che, incredulo, comincia a ripetere «shot?», sparato, «he was shot»? «Sì, sparato, e poi ci sono i black block», continua Geldof. Che, aggrottando la fronte e il viso come per impaurirlo, inizia a spiegare cos?è il blocco nero facendo scorrere gli occhi severi sul look di Bono: scarpe nere con suola carrarmato, jeans neri, camicia nera, cappellino militare con visiera portato al contrario. Tutti e tre, come ragazzi che prendono in giro un professore troppo serio, accennano piegamenti e corsette sul posto quando il portavoce di Drop the debt li avverte che mancano pochi minuti alla conferenza stampa. Avanza giusto il tempo per parlare un po? del loro G8. Assieme a noi, ci sono due giornalisti della Bbc e della Cnn. Vita: Come va con questi premier, che opinione vi siete fatti dei leader della terra? Bono Vox: Bene, nei nostri primi due G8 siamo riusciti a far cancellare un terzo del debito estero. I presidenti ci prendono sul serio e si impegnano. Pensare che siano tutti uguali e tutti inutili, come pensano alcuni attivisti, è molto rischioso. In questi anni mi sono accorto che lavorano seriamente e che sono pagati poco per quello che fanno. Vita: Poco? Bono: Be’, almeno rispetto a quello che vengo pagato io. Bob Geldof: (ridendo) Sarà per questo che Blair mi ha fatto pagare il passaggio sul suo aereo. Ieri sera abbiamo incontrato Prodi, oggi abbiamo appuntamento con Blair, Chrétien e forse Bush. Berlusconi è il più difficile di tutti da avvicinare, dev’essere molto occupato. O molto protetto: con tutta questa polizia praticamente ho dovuto sgusciare nella zona rossa. Le forze dell’ordine mi hanno fatto sentire come un delinquente. Vita: E la violenza scoppiata ieri per le strade, come la giudicate? Jovanotti: Ero venuto con un camion pieno di strumenti per suonare in testa al corteo di oggi, ma dopo quanto è successo non lo voglio fare. Ai ragazzi qui fuori direi di trasformare la loro rabbia in energia positiva. Bono: Sì, i pugni picchiateli sui tavoli per farvi ascoltare, non contro polizia e burocrati. Non puoi diventare un mostro per combattere il mostro. E poi pensateci: noi siamo più pericolosi delle molotov, noi abbiamo un programma. Vita: Già, cosa chiede adesso la vostra campagna? Geldof: 100% debt cancellation. Jovanotti: Cancellazione totale del debito, il solito obiettivo. Geldof: A dir la verità io non ho grandi speranze per questo summit, non penso che possiamo ripetere il successo di Birmingham. Ma sono d’accordo sul fatto che siamo pericolosi. Bono: Quella per la cancellazione del debito è la campagna meglio riuscita dopo quella contro l’apartheid. Vita: Perché? Cos’ha in più delle altre? Cosa potrebbe insegnare agli altri attivisti? Bono: Drop the debt funziona perché è ben organizzata, pianificata e con una precisa agenda da portare avanti. Geldof: La appoggiano studenti, rock star, casalinghe e persino il Papa. Vita: Perché avete deciso di battervi proprio per questa causa? Jovanotti: Voglio che il nostro governo cancelli il debito dell’Africa perché io che sono italiano, per primo, mi sento in debito verso questo Paese. Mi ha dato moltissimo, basta ascoltare il mio brano L’ombelico del mondo per capirlo. Mi ha insegnato che il corpo è uno strumento dell’anima, e a stare bene. Bono: Fin dalla prima volta che sono stato in Africa, mi sono ripromesso che avrei fatto qualcosa per capire davvero la causa della sua povertà. Ho pensato che se Dio mi avesse dato l’occasione di aiutarla, l’avrei fatto. Per questo sono qua. Vita: L’Africa è uno dei temi chiave di questo G8: cosa pensate del fondo per l’Aids lanciato qui a Genova e delle altre iniziative per aiutare questo continente? Bono: Il fondo può essere solo l’inizio. Vita: Oggi dovete incontrare Chrétien e Blair, che argomenti userete perché aiutino davvero l’Africa? Jovanotti: Una domanda, per esempio: perché una vita africana vale meno di una occidentale?


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA