Economia

Coldiretti: l’assenza di etichetta è costata 5 miliardi

Ci son voluti dieci anni di allarmi sanitari per la legge salva Made in Italy

di Redazione

Se l’emergenza mucca pazza ha portato l’obbligo di indicare in etichetta l’origine della carne bovina nel 2002 e l’aviaria nel 2005 quella della carne di pollo, per arrivare all’estensione per legge a tutti i prodotti alimentari ci sono voluti oltre dieci anni (risale al 13 gennaio 2001 il primo caso di mucca pazza) e perdite stimate in 5 miliardi dovute alle psicosi generate nei consumi dagli allarmi sanitari, come quello scoppiato in Germania con effetti negativi anche sugli allevatori italiani di maiali. È quanto afferma il presidente della Coldiretti Sergio Marini in occasione dell’approvazione definitiva della legge salva Made in Italy sull’obbligo di indicare la provenienza degli alimenti in etichetta con migliaia di agricoltori della maggiore organizzazione agricola italiana ed europea in piazza Montecitorio per sostenere e festeggiare, anche con la preparazione e la degustazione di una salsiccia di cento metri per i parlamentari e rappresentanti delle istituzioni presenti. 

Si tratta – sottolinea la Coldiretti – di una misura importante per la sicurezza alimentare con il moltiplicarsi di emergenze sanitarie che si diffondono rapidamente in tutto il mondo per effetto degli scambi, come nel caso del latte alla melamina proveniente dalla Cina o l’olio di girasole dall’Ucraina. L’attenzione all’origine del prodotto è evidenziata dal fatto che ben il 97 per cento degli italiani ritiene che dovrebbe essere sempre indicato il luogo di allevamento o coltivazione dei prodotti contenuti negli alimenti, secondo l’indagine Coldiretti/Swg.

L’etichettatura si è confermata anche nell’emergenza diossina dalla Germania come uno strumento di rassicurazione importante nell’evitare un effetto psicosi nei consumi come – sottolinea la Coldiretti – si era già dimostrata efficace nei precedenti allarmi sanitari sulla mucca pazza per la carne bovina e per l’aviaria in quella di pollo, con i consumi che si sono ripresi solo dopo l’introduzione dell’obbligo di indicare la provenienza in etichetta. Uova, carne di pollo, latte fresco infatti – rileva la Coldiretti – non hanno risentito di un calo negli acquisti a differenza dei salumi, mozzarelle, carne di maiale e dei formaggi, per i quali l’etichettatura non era obbligatoria. Era pieno di contraddizione il quadro normativo sull’indicazione in etichetta l’origine degli alimenti che era obbligatorio – spiega la Coldiretti – per il latte fresco, ma non per quello a lunga conservazione, per la carne bovina e di pollo e non per quella di coniglio e di maiale, per la frutta fresca, ma non per quella trasformata o per i succhi. Circa la metà della spesa rimaneva anonima nonostante il pressing della Coldiretti avesse portato all’obbligo di indicare varietà, qualità e provenienza nell’ortofrutta fresca, dal 1 gennaio 2002 per la carne bovina sotto l’effetto mucca pazza, all’arrivo dal primo gennaio 2004 del codice di identificazione per le uova, all’obbligo di indicare in etichetta, a partire dal primo agosto 2004 il Paese di origine in cui il miele è stato raccolto, dall’obbligo scattato il 7 giugno 2005 di indicare la zona di mungitura o la stalla di provenienza per il latte fresco, all’etichetta del pollo Made in Italy per effetto dell’influenza aviaria dal 17 ottobre 2005, all’etichettatura di origine per la passata di pomodoro a partire dal 1 gennaio 2008 che è divenuta obbligatoria dal 1 luglio 2009 anche per l’extravergine di oliva.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA