Non profit
Fidarsi o no di Marchionne?
Nel numero di Vita in edicola, Marco Revelli commenta l'accordo di Mirafiori. E voi cosa ne pensate??
di Redazione

Ha un tono particolarmente amaro l’analisi di Marco Revelli sul testo dell’accordo tra Fiat e alcuni sindacati (la Fiom, come si sa, non ha apposto la sua firma) sul numero di Vita in edicola. Un’amarezza che pone interrogativi seri, il principale dei quali è forse il seguente: qual è il prezzo che ragionevolmente dobbiamo essere disposti a pagare alla globalizzazione? Una questione centrale che parte dalla constatazione che l’accordo siglato prima di Natale è «disumano», non degno di un paese dalle solide tradizioni industriali (e difatti, sottolinea Revelli, in «Germania o Francia le cose non stanno in questo modo»).
Si tratta di una persuasione che nulla ha a che fare con per pregiudizi di tipo ideologico. È basata sull’analisi puntuale del testo (una “stravaganza”, nel giornalismo italiano). Scrive Marco Revelli: «le ho lette e rilette quelle 78 pagine in formato A4, e non vi nascondo che ho provato una sensazione di malessere fisico». Le ragioni di tanto disagio? «Per l’asimmetria che rivelano. Per il differenziale di potere di cui trasuda quel documento, con da una parte uno che impone tutto, e dall’altra chi deve subire tutto». «Leggetevi le pagine relative alla gestione degli orari, per esempio, con tre, quattro menu à-la-carte, con la notte obbligatoria e a rotazione, il sabato a disposizione dell’azienda, se serve magari anche giornate lavorative di 10 ore con recuperi la settimana dopo, occupati tuttavia, a discrezione dell’azienda, dallo straordinario obbligatorio (120 ore, talvolta fino a 200…). Sono le vite delle persone, quelle unità di tempo ridotte ad appendici di un piano produttivo variabile a discrezione».
È solo un assaggio: il commento prosegue prendendo in esame le misure relative allo sciopero, alla rappresentanza sindacale in fabbrica, alla malattia, tese a stabilire a priori la percentuale di assenteismo «con la sola promessa di una particolare “attenzione” per i malati di cancro…», annota Revelli). «Si dirà che è il prezzo da pagare, per la sopravvivenza della fabbrica. Per impedire che il “capitale” emigri altrove, come un tempo doveva fare il lavoro… Ma resta il fatto che è un prezzo “disumano”. Che umilia le persone».
Intanto il prossimo 15 gennaio a Mirafiori si terrà il referendum fra gli operai voluto dall’ad in cachemire. Sergio Marchionne lo ha imposto avvertendo che se «se raggiungerà il 51% andremo avanti con il nostro progetto». Il risultato è per molti scontato. Ma alcuni punti sono già fermi. Ad esempio che la Fiom non è più riconosciuta parte in causa dalla Fiat, non avendo sottoscritto il documento in 10 punti che riorganizza il ciclo produttivo (utilizzo dell’impianto a pieno ritmo, 6 giorni lavorativi, revisione dei turni ferme restando le 40 ore settimanali). E che ora il pallino è tutto nelle mani dell’amministratore in cachemire. Ma c’è da fidarsi di Sergio Marchionne?
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.