Politica

«L’Ue si deve svegliare»

Parla l'eurodeputato Pdl Mario Mauro che definisce "scandalosa" la posizione della Ashton

di Joshua Massarenti

BRUXELLES – Sulla strage che ha colpito la comunità copta di Alessandria nasce un caso Ashton. Alla proposta dell’Alto rappresentante della politica estera dell’Unione Europea di discutere la difesa dei cristiani e della libertà religiosa in occasione del prossimo rapporto annuale del Consigio sui diritti umani, cioè tra un anno, si innalza un’ondata di polemiche.

L’ultima provenie dal Parlamento europeo, dove Mario Mauro giudica la posizione di Catherine Ashton “assolutamente scandalosa”. Per l’eurodeputato del Pdl (di cui è presidente al Parlamento UE) e rappresentante dell’Osce contro il razzismo, la xenofobia e le discriminazioni, “la Ashton deve presiedere con urgenza un Consiglio dei ministri sulle persecuzioni di cui sono oggetti i Cristiani nel mondo. Catherine Ashton, è bene ricordarlo, è chiamata a coordinare la politica estera dell’Unione Europea. E invece su questa vicenda non sta facendo assolutamente nulla per spingere l’UE a prendere una posizione comune forte”.

Eppure i richiami all’ordine non mancano. Dopo aver sentito le diplomazie di alcuni paesi europei (il ministro degli esteri ungherese János Martonyi, il ministro degli esteri polacco Radoslaw Sikorski, l’austriaco Michael Spindelegger, la francese Michèle Alliot-Marie), Frattini ha annunciato per i prossimi giorni una lettera all’Alto Rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza dell’Ue.

Una lettera in cui “saranno dettagliate iniziative non solo mirate a rendere l’azione europea più incisiva ed efficace per la tutela della libertà religiosa ed in particolare delle minoranze cristiane, ma anche a rafforzare l’azione congiunta dei paesi membri dell’UE nei principali fora internazionali, quali l’ONU, il Consiglio d’Europa, il G8 e l’OSCE, con l’obiettivo di utilizzare i meccanismi esistenti al fine di una maggiore sensibilizzazione della comunità internazionale sul tema della tutela delle minoranze religiose”.

Vita: Onorevole Mauro quali sono gli strumenti di cui dispone l’Ue per difendere i cristiani?
Mario Mauro: Partiamo con quello che è stato fatto negli ultimi anni. Dal 2007, cioè l’anno della strage dei cristiani di Orissa in India il Parlamento europeo ha approvato una serie di risoluzioni in difesa della libertà religiosa nel mondo che comprendono ovviamente quella dei cristiani.

Assieme al mio Gruppo politico – il PPE – ho preso al Parlamento una serie di iniziative concrete in difesa della libertà di religione e dei cristiani di tutto il medio oriente. La “dichiarazione scritta” del Parlamento europeo sulla libertà di religione e la lettera di solidarietà del Parlamento europeo per i cristiani in Medio Oriente – sottoscritta fino ad oggi da 160 eurodeputati – ne sono degli esempi.

Nel novembre scorso, sempre il Parlamento europeo ha approvato lo scorso una risoluzione comune sull’Iraq – in particolare la pena di morte (compreso il caso di Tareq Aziz) e gli attacchi contro le comunità cristiane’, condannando fortemente la strage della cattedrale di Bagdad.

Vita: Dal canto suo il Consiglio che cosa ha fatto?
Mauro: Su proposta del ministro degli Affari Esteri Frattini e del governo italiano, fine 2009 il Consiglio ha inserito nelle proprie conclusioni una dichiarazione sulla libertà religiosa. Ma questo ovviamente non basta. Anche sul piano delle politiche internazionali non esistono iniziative concrete per favorire una tutela effettiva della libertà religiosa.

Da parte sua l’azione dell’Unione deve farsi sempre più incisiva e puntuale in difesa della libertà religiosa, soprattutto delle comunità cristiane. Secondo l’OCSE su 100 persone che perdono la vita per via di persecuzioni religiose 75 sono cristiane. Inoltre un rapporto del World Watch List sostiene che i cristiani sono perseguitati in almeno 50 paesi, tra cui la Nigeria, l’Iraq, l’Egitto e il Pakistan.

Vita: Quindi che possiamo fare?
Mauro: Tra tante ipotesi, assieme all’onorevole Pitella abbiamo formulato due proposte. La prima, si devono poter vincolare gli accordi economici UE alla tutela delle minoranze religiose ed etniche.

La sospensione degli “Accordi di Cotonou” tra l’Ue e i paesi ACP (Africa, Caraibi e Pacifico) in assenza di adeguate misure atte a tutelare le minoranze religiose, in quei paesi legati dai suddetti accordi all’Unione europea, sarebbe un primo passo concreto per una vera politica europea sulla libertà religiosa. Questa proposta andrebbe applicata anche a paesi fuori dall’area ACP come l’Egitto.

In ogni caso le pressioni devono essere portate avanti a nome dell’Ue e non da una singola nazione. Se domani l’Italia minaccia il governo egiziano di rimettere in discussione i rapporti bilaterali tra Roma e Il Cairo, ci sarà subito un altro paese europeo pronto a sostituirci come partner commerciale. Ecco perché un intervento comune dell’Unione Europea è cruciale.

Vita: E l’altra proposta?
Mauro: Come sottolinea Pasquale Annichino, ricercatore preesso l’Università di Siena e dello University College di Londra, l’Europa dovrebbe prendere come modello l’amministrazione statunitense che si è dotata da anni di una commissione incaricata di monitorare la protezione della libertà religiosa nel mondo fornendo pareri e proposte di policy al Presidente degli Stati Uniti ed al Segretario di Stato.

Nel caso di gravi violazioni uno Stato può essere segnalato dai commissari nella lista dei Paesi CPC “country of particolar concern” ed il Presidente sulla base di tale designazione può provvedere ad irrogare delle sanzioni nei confronti dei Paesi designati. Tale modello potrebbe rappresentare un importante punto di riferimento per l’eventuale implementazione di politiche in materia religiosa in seno all’Unione mediante l’agenzia europea per i diritti dell’uomo, il servizio diplomatico europeo oppure tramite la costituzione di un organismo appositamente dedicato.

Vita: Onorevole, perché l’Ue non si è mai data da fare per difendere i cristiani?
Mauro: Chi lavora nelle istituzioni europee è afflitto da un male devastante che si chiama relativismo. Nessuno a Bruxelles osa intervenire con forza sulla questione per paura di essere identificato come cristiano. Ma oggi non si puo’ più chiudere gli occhi di fronte all’evidenza: se fino a cinque, dieci anni fa Al Qaeda chiamava a combattere gli americani nel mondo, oggi i terroristi islamici tendono sempre più a identificare il cristianesimo con l’Occidente, suo nemico giurato. Un approccio sbagliato sia dal punto di vista storico che culturale perché i copti d’Egitto o i cristiani dell’Iraq hanno con la fede cristiana un rapporto totalmente diverso rispetto ai cristiani dell’Occidente.

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