Non profit

Milano: single una neomamma su cinque

Aumentano le madri che non dichiarano il partner al momento del parto. I dati della Mangiagalli

di Antonietta Nembri

Con una media di 18 parti al giorno, la Clinica Mangiagalli è il luogo dove sono nati la metà dei milanesi e per il 31 dicembre di quest’anno si stima di arrivare a oltre 6.500 bebè. Punte record a ottobre (676 parti) e un picco massimo datato 6 luglio (33 nascite in 24 ore). In 133 giorni, inoltre, si è superato il tetto dei 20 parti.

A pochi giorni dal Natale la Mangiagalli ha voluto presentare il suo bilancio delle attività. Numeri che confermano l’importanza della clinica ostetrico-ginecologica milanese nel panorama lombardo. E dai dati diffusi alla presenza di Giancarlo Cesana, presidente della Fondazione Ca’ Granda Policlinico; del direttore generale Luigi Macchi, del direttore scientifico Pier Mannuccio Mannucci, del direttore medico del presidio Basilio Tiso, del direttore del dipartimento per la salute della donna, del bambino e del neonato, Luigi Fedele, del direttore dell’Uo di Ostetricia e ginecologia, Giorgio Bolis e del direttore dell’Uo della terapia intensiva neonatale Fabio Mosca, è emerso un ritratto inedito delle neomamme milanesi. Con una novità: una mamma su cinque non dichiara partner.

Non barrano la casella padre, al momento del parto, le 1.298 mamme della Mangiagalli decise a crescere un figlio che porta il loro stesso cognome. Di queste 939 (il 72,3%) sono italiane, età media 35 anni. Le straniere sono 359 (27,7%), 31 anni in media. «È una rilevazione che facciamo soltanto da qualche anno», spiega Basilio Tiso, direttore medico di presidio della Mangiagalli. «Il dato fa riferimento a quello che le donne dichiarano quando partoriscono», precisa. In teoria «hanno altri 10 giorni di tempo per cambiare idea e dichiarare il partner», ma il trend è in costante aumento: «In 5 anni si è passati da un 8-9% di mamme sole a un 20% circa». I numeri riferiti alle mamme sole, è stato precisato si riferiscono al periodo 1 gennaio-30 settembre 2010, quando il totale parti in Mangiagalli era di 4.736.

A fine novembre di quest’anno bambini nati sono stati 6.138. Fiocchi rosa e azzurri sono quasi alla pari: i maschi sono il 51% e le femmine il 49%. Italiano il 77,5% dei genitori, straniero il 22,5%. In tutto 215 i parti gemellari (3,6%), 6 i trigemini e un quadrigemino per un totale di 5.919 parti.

Sostanzialmente stabili gli aborti (1.440), quasi tutti chirurgici (1.422) e soltanto 18 con la pillola abortiva Ru486. A fronte di un aumento delle richieste di interruzioni volontarie della gravidanza, si è registrato un lieve calo degli interventi. Anche per merito del fondo Nasko lanciato dalla Regione Lombardia, che in appena due mesi ha permesso a 103 donne, intenzionate ad abortire esclusivamente per problemi economici, di tenere il loro bambino. A chiedere l’assegno mensile di 250 euro sono state tutte donne sotto i trent’anni soprattutto straniere (70%).

A partorire senza dolore sono state 1.526 donne che hanno dato alla luce il proprio bambino con l’epidurale, poco più del 32 per cento e questo è possibile anche perché in Mangiagalli sono presenti sempre  1- 2 ginecologi e di 2 anestesisti di “guardia”.

Grandi numeri per la clinica di via Commenda, «ma sfiorati i 7 mila parti non ce la facciamo più. Siamo arrivati al tetto massimo. Serve una nuova Mangiagalli, di un nuovo ospedale che non ci costringa a chiudere le accettazioni una volta a settimana». A lanciare l’Sos il direttore del Dipartimento donna, bambino, neonato, Luigi Fedele. Il problema sono i posti letto, spiegano i ginecologi della Mangiagalli, dove la situazione è sempre al limite del ‘tutto esaurito’. «La sala parto va in tilt perché va in tilt il puerperio e il problema è ciclico», spiega il direttore medico di presidio Basilio Tiso. «Fermo restando che le mamme che arrivano in urgenza vengono accolte sempre ci sono momenti topici in cui, se il travaglio è ancora molto lungo, ci appoggiamo agli altri ospedali della rete. Nove volte su 10 sono loro che si appoggiano a noi», i mesi delle ferie estive e le feste natalizie sono fra i periodi più critici. Una boccata d’ossigeno è in arrivo per metà gennaio con «32 nuovi posti letto misti (solventi e Ssn) in 16 stanze», sottolinea Tiso. Andranno ad aggiungersi ai 70 letti del puerperio e alle 18 stanze per solventi (36 letti, anche se di norma in questa tipologia di stanze viene ospitata una sola madre). Per il nuovo ospedale, invece, l’attesa è di 5 anni. La struttura, infatti, sarà pronta per il 2015.


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