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Università, i giorni della tensione
Slitta a domani il voto sulla riforma, oggi cortei degli studenti
La fretta non aiuta mai, nel caso della riforma universitaria è sicuramente dannosa. Caos ieri al Senato per le votazioni concitate sugli emendamenti, con sospensione della seduta, show del vicepresidente leghista Rosi Mauro, e rallentamento dell’iter di approvazione, mentre oggi si svolge la manifestazione degli studenti. Una bomba finta nel metro di Roma aumenta il livello di tensione.
- In rassegna stampa anche:
- MATERNITA’
- DISOCCUPAZIONE
- FEDE
- UNGHERIA
- AMBIENTE
“Università, tensione sulla riforma” è il titolo di apertura del CORRIERE DELLA SERA che riassume una giornata particolarmente tesa nel Palazzo e fuori. Il tema viene sviluppato da pagina 2 a pagina 9. Altri tre i titoli che partono dalla prima: “La bomba bluff che avvelena il clima”, di Fiorenza Sarzanini; “Si deve scegliere: va ridata dignità ai titoli di studio” di Mariastella Gelmini; “Manifestate e chiedete rispetto (senza violenza)” di Umberto Ambrosoli. Mentre l’editoriale è affidato alla penna di Francesco Giavazzi: “Voti (severi) agli Atenei”. Leggiamone un passaggio: “Il governo ha ridotto la discussione a un problema di ordine pubblico. Non ha capito che il movimento degli studenti ha ragioni profonde: è il sintomo preoccupante di una generazione che si sente sempre più abbandonata. Ragazzi allibiti dalla politica che raccontano i giornali, angosciati dalla prospettiva del lavoro che non c’è, delusi da un governo che non ha fatto nulla per loro. Se lo ha fatto, questa era l’occasione per spiegarlo. Accettando il dialogo, non invitando i giovani a restare a casa come ha fatto ieri il capogruppo pdl al Senato Maurizio Gasparri. Gli studenti non rimarranno a casa perché è l’Università la loro casa, ma non cadranno neppure nella trappola di chi vuole farli passare per violenti teppisti”. E così conclude Giavazzi: “Se la parziale liberalizzazione avrà risultati positivi, sarà effetto degli incentivi che gli atenei percepiranno, cioè dell’efficacia della valutazione, che è il vero cardine della legge. Anche aver trasformato le università telematiche in normali università private non è necessariamente uno scandalo. L’open university inglese è un’istituzione seria e utile. Le nostre telematiche sono per lo più delle truffe: promuovere un insegnamento a distanza qualificato sarà uno dei compiti della valutazione. L’Anvur, l’Agenzia nazionale per la valutazione dell’Università e della ricerca, nasce oggi con la designazione dei membri del suo consiglio direttivo. Essi dovranno essere molto ambiziosi, avere come propri riferimenti la Banca d’Italia e la Consob perché la formazione del capitale umano è più importante sia delle banche sia della Borsa. Per farlo l’Anvur dovrà avere risorse adeguate. La credibilità del ministro si giocherà anche sui fondi di cui riuscirà a dotarla: se questi verranno lesinati, la riforma sarà stata un esercizio inutile”. Dino Martirano a pagina 2 racconta il caos al Senato, con le concitate votazioni errate sugli emendamenti, durante la presidenza di Rosi Mauro, senatrice leghista nota per accudire Umberto Bossi, intervistata con una certa indulgenza a pie’ di pagina. Fabrizio Caccia a pagina 3 parla delle iniziative del movimento: “Studenti, appello a Napolitano: non firmi”. Ieri giornata di tensione anche per un allarme terroristico. “Falsa bomba nel metrò, allarme a Roma” si legge a pagina 5, dove si trova anche una forte testimonianza della vedova Raciti: “Quel finanziere aggredito sembrava mio marito ucciso”. “Oggi saranno tre anni, 10 mesi e 20 giorni dalla morte di mio marito – scrive al Corriere Marisa Grasso, vedova dell’agente ucciso durante gli scontri tra tifoserie opposte nel derby Catania-Palermo – eppure le scene di violenza continuano in tutta Italia (…) Allora protesto per questa inciviltà, che condanna a morte. Protesto con il mio dolore, con la sofferenza dei miei figli e con la dignità che ha la famiglia di un tutore delle forze dell’ordine. Ai giovani che hanno tanta rabbia dentro dico di riflettere sul dono della vita”. Infine da segnalare, a pagina 6, “L’amarcord dei politici, quando in piazza c’erano loro”, bel pezzo di Fabrizio Roncone con testimonianze d’epoca, da sinistra a destra, di scontri e di legnate, date e ricevute.
LA REPUBBLICA apre con Berlusconi (“Il premier: in piazza contro i giudici”) e rimanda – salvo due editoriali che dalla prima passano alle pagine 36 e 7 – all’interno la cronaca della bagarre al Senato e della protesta studentesca. Oggi il corteo mentre fra i partiti si riaccende la polemica (con il premier che sulla sua tv li definisce «pseudo studenti», mentre la riforma partirebbe «dalla trincea dell’università» e sarebbe solo stata comunicata male; il premier accusa inoltre la sinistra che «ha plaudito alle scarcerazioni»). Loro si rivolgono a Napolitano chiedendogli di non firmare : «se porrà la sua firma al disegno di legge Gelmini Lei sancirà la cancellazione del diritto allo studio, uno dei diritti fondamentali della Costituzione intesa come patto fondante della nostra società, che garantisce equità e democrazia». Il Pd, con Maurizio Migliavacca, reagisce: «Berlusconi si vergogni e non si permetta di lanciare accuse infondate». Quanto alla manifestazione, i ragazzi avvisano: vi stupiremo, non c’è nessun percorso autorizzato ma eviteranno la zona rossa ci tre cortei che attraverseranno la capitale (scossa ieri dal ritrovamento alla stazione metropolitana di Rebibbia di una bomba finta). «Lasceremo nella loro solitudine i palazzi del potere», dicono gli studenti che ribadiscono di voler fermare la riforma e di voler «suonare la sveglia a un paese narcotizzato». A Palazzo Madama, frattanto, ieri ha regnato la confusione: “Votazioni sprint, pasticcio al Senato”. Sotto la presidenza della vice di Schifani, Rosi Mauro, la pasionaria della Lega Nord, approvazioni a raffica e molti errori. «Con il caos in aula i senatori non sapevano cosa stavano votando» si è giustificato Schifani (le votazioni saranno ripetute, anche per evitare che il ddl debba ritornare alla Camera). Quanto ai commenti, Francesco Merlo sottolinea il maschilismo imperante anche al Senato e l’assenza di un sapere specifico (relativo alle alchimie del Senato). Nadia Urbinati invece si concentra su “Quei ragazzi inascoltati”, sottolineando come il governo non sappia tenere una relazione di ascolto riflessivo con i cittadini. La risposta dell’esecutivo alle proteste è «quanto di più improvvido e autoritario; è la dimostrazione del fatto che gli studenti non sono considerati degni interlocutori da questa maggioranza».
IL GIORNALE dedica alla riforma universitaria 2 pagine. La prima (pagina 6) titola “Al Senato scoppia la bagarre. E la legge rischia di slittare” a cura di Francesca Angeli. «il capogruppo del Pd, Anna Finocchiaro rileva un’incongruenza nel testo del ddl fra l’articolo 6, che modifica una norma contenuta nella cosiddetta legge Moratti e l’articolo 29 della riforma che quella norma invece abroga. La Finocchiaro non si ritiene soddisfatta dalla replica della Mauro in proposito, che la definisce soltanto “una apparente contraddizione” e chiede di convocare la giunta per il regolamento perché, sostiene la Finocchiaro, la legge così com’è non può funzionare. Ed è qui che scoppia la bagarre. La Mauro respinge la richiesta della Finocchiaro e prosegue con le votazioni a ritmo serrato mentre l’aula schiamazza. Sarà poi il leghista Federico Bricolo ad accusare le opposizioni di «una vergognosa aggressione al presidente di turno Mauro, fatto oggetto di lancio di fascicoli e insulti». Accuse poi respinte dall’opposizione. Non c’è certezza sul lancio dei fascicoli ma è invece evidente che la Mauro perde le staffe e soprattutto il controllo della situazione. Grida rivolta ai banchi “vergogna, non rispettate la presidenza”. E, incautamente, va avanti con le votazioni a raffica finendo, per errore, per far approvare ben quattro emendamenti dell’opposizione. Finalmente interrompe la seduta e di qui inizia un vero e proprio psicodramma. Si riunisce la capigruppo per metterci una toppa mentre si rincorrono voci contraddittorie. L’opposizione assapora la vittoria: con gli emendamenti approvati il testo sarebbe costretto a tornare alla Camera e la sinistra potrebbe sbandierare uno stop alla riforma. È il presidente del Senato, Renato Schifani, a trovare la soluzione. Rientrato in aula dopo la capigruppo si appella al primo comma dell’articolo 118 del regolamento del Senato ed evidenzia come le votazioni si siano svolte in condizioni di palese irregolarità e dunque vadano indubbiamente ripetute. Ma non solo. Il presidente sottolinea come sia stata proprio la Finocchiaro a chiedere la ripetizione del voto a causa del caos e come lui abbia subito acconsentito pur non sapendo che erano passati gli emendamenti del Pd». Nella pagina seguente Giancarlo Loquenzi, direttore de L’Occidentale firma “Minacciato chi difende la riforma”. «Quasi cinquecento tra ordinari, associati e ricercatori (senza contare moltissimi docenti “a contratto”) hanno firmato l’appello “Difendiamo l’Università dalla demagogia”, sostenuto dalla Fondazione Magna Carta e lanciato dalle pagine de l’Occidentale in difesa della legge Gelmini. Non c’è nulla di roboante o solenne nelle righe dell’appello, solo la richiesta di fermarsi un momento a pensare, di respingere il riflesso di dire “no” a prescindere, e l’invito a chinarsi anche solo per curiosità intellettuale sui contenuti della riforma, per non ridurla a mero pretesto», racconta il giornalista, «quando abbiamo pubblicato il testo dell’appello con le prime firme. Immediatamente si è scatenata una controffensiva fatta di dileggio per i firmatari, di accuse di falsificazione per i promotori, di minacce per i divulgatori. In poche ore si è scatenata la caccia alla firma falsa o estorta con la frode. Un vorticoso giro di e-mail è partito dalle centrali della protesta per aizzare l’opinione pubblica contro i firmatari. Che per fortuna non si sono scoraggiati e anzi ancora in queste ore nuove adesioni si aggiungono a quelle già raccolte». “Una gioventù bruciata assetata di trasgressione” è invece il titolo del commento di Marcello Veneziani. «Ragazze e ragazzi che scendete in piazza e discendete da quelle famiglie un po’ sfasciate come le vetrine o addirittura bruciate come le auto e le camionette, ho capito chi vi ispira. Non dirò come vi aspettate, la sinistra o le sue frange estreme, i docenti incattiviti, che falliti come ricercatori si rifanno come ricercati. E nemmeno i centri sociali,i black bloc o l’infiltrato brigadiere Tonino Di Pietro. Lascio ad altri il compito di notare tutto questo presepe. Io dico che voi siete seguaci ignari di un dio antico, precristiano, che riaffiora periodicamente, si rivide nel Sessantotto, e si vede ribelle nelle feste aggressive all’aperto come nei festini trasgressivi al chiuso. Vi ha stregati Dioniso, lo stesso dio che rovinò molti vostri padri. Siete diventati suoi devoti a vostra insaputa. Voi credete che si viva meglio oltrepassando il confine, violando la zona rossa, trasformando le inibizioni in esibizioni, varcando i limiti imposti dall’autorità, dalla natura, dalla vita e dalla legge». Veneziani si spiega nelle righe successive «Guardando gli scontri di piazza, i fuochi appiccati, il delirio di partecipazione ad una festa furiosa, indipendentemente dalle ragioni della protesta. Attratti dalla confusione, vogliosi di varcare la zona rossa, il divieto che eccita il delirio di trasgredirlo. Un Gasparri esasperato funge da alcol per appiccare il culto dionisiaco del fuoco. La peggior violenza che ho visto nei cortei non è stata negli scontri ma quell’aggressione assurda tra compagni: una violenza insensata, che abbatte l’altro come in un gioco virtuale, una violenza che non è figlia di uno scontro personale ma di un clima, di un contagio elettrico che c’è nell’aria e che fa paura».
È affidata alla vignetta di Vauro l’apertura del MANIFESTO. Da un cerchio bianco su sfondo arancione sbuca Pinocchio che grida «Occhio agli assassini!», il riferimento è alla caricatura del gatto e la volpe, rispettivamente Gasparri e Maroni, con in mano due coltellacci. «Le contraddizioni della riforma Gelmini finiscono nella farsa delle votazioni a tappe forzate. Al dibattito parlamentare, sotto il diktat di un’indecorosa maggioranza, rispondono oggi gli studenti e i precari dell’Università che tornano in piazza in tutta Italia. Il movimento non si lascia intimidire dal governo e chiede al presidente Napolitano di non firmare la legge» si legge nel sommario d’apertura che rinvia alle cinque pagine dedicate al tema (dalla 2 alla 5 e la pagina 10). A quanto successo in Senato ieri e alla giornata di oggi è dedicato l’editoriale di Norma Rangeri «Blocchiamo la farsa». «Seduta sullo scranno più alto del senato, la furia della vendetta ha mostrato a tutto il paese come è ridotta la democrazia parlamentare. La vicepresidente del senato, Rosi Mauro, la donna-simbolo della Lega, ieri ha messo in scena una pantomima indecorosa del dibattito sul disegno di legge Gelmini. (…) Alla farsesca conduzione delle votazioni di palazzo Madama potremmo affiancare l’altra indecente istantanea della giornata: il ministro Bondi che fa il “pianista” votando per l’amico assente, il collega Sacconi. Lo stile di questi personaggi sottolinea la violenza (la violenza) delle istituzioni, le stesse che chiedono ai ragazzi di non arrabbiarsi troppo quando scendono in piazza contro chi ha deciso di distruggere l’università italiana» e continua: «(…) Gli unici benpensanti in questo momento sono gli studenti che si rivolgono al presidente della repubblica perché non firmi la legge. Chiedono un gesto politico alla sola istituzione con la testa fuori dalla palude berlusconiana. Spiazzano tutti mettendo fiori nei caschi per distribuirli davanti la Camera e così isolare gli untori ministeriali dello scontro di piazza» e conclude: «Alla sinistra viene offerta l’occasione di ritrovare il senso di una battaglia generale. Non solo contro Berlusconi e l’ossessione ideologica della Gelmini, ma, ancor di più, contro “un’apocalisse culturale” come scrive Marco Revelli a proposito dell’arretratezza in cui è sprofondato il sistema-Italia. Il protagonismo degli studenti trascina e coinvolge la generazione dei nativi berlusconiani, cresciuti nel ventennio del sogno mediatico. Ora bucano lo schermo e presentano il conto». «Madama che voto» è il titolo di apertura delle pagine 2 e 3 all’interno delle quali c’è un breve articolo «Il delirio in 4 minuti Ma in parlamento non vale la prova tv» in cui si raccontano i fatti di ieri in senato «Rosa Angela Mauro è in trionfo nella rete (…) il filmato è nitido e l’audio squillante (…) Purtroppo in senato non vale la prova tv»
IL SOLE 24 ORE apre sui temi politico-economici “L’occupazione non riparte” è il titolo seguito dal catenaccio “Al Senato voto finale tra le polemiche sulla riforma dell’università”. Il servizio sull’università è a pagina 3 “Finale thrilling per l’università” con la cronaca della giornata di ieri al Senato e il pasticcio sul voto. Approfondimento di Riccardo Ferrazza sulla protesta “Gli studenti a Napolitano, non firmi”: «Ma dove saranno oggi gli studenti? I cortei saranno tre anche se su Uniriot, “network delle facoltà ribelli”, si annuncia: “Saremo dove meno ve l’aspettate. Mobilitazioni studentesche in tutta Italia”. È l’effetto-sorpresa su cui scommettono gli studenti della Sapienza di Roma. Su «Atenei in rivolta» si può leggere la loro (finta) richiesta di manifestazione inviata “alla cortese attenzione del sindaco di Roma Gianni Alemanno, al questore di Roma Francesco Tagliente e al prefetto di Roma Giovanni Pecoraro”. “Apprezziamo davvero la vostra apertura al dialogo – scrivono ricorrendo all’ironia i giovani – che in queste settimane si è manifestata ripetutamente e in vari modi: dalle centinaia di denunce per manifestazione non autorizzata, agli arresti immotivati, alla costruzione di una “zona rossa” permanente e in continua espansione”. Poi l’annuncio della strategia fondata sul “corteo spontaneo”: “Lasceremo i palazzi del potere nella solitudine della loro miseria e andremo nella altre zone della città, per parlare con chi come noi è inascoltato da quelli stessi palazzi”.
“Atenei, avanti con bagarre. A Roma una falsa bomba” è il titolo del richiamo in prima di AVVENIRE che rimanda ai servizi delle pagine 8 e 9. AVVENIRE riporta anche le parole di Berlusconi che ieri sera a Matrix ha difeso a spada tratta la riforma Gelmini dicendo che «agli studenti è stata spiegata male, all’incontrario. Se c’è una riforma che li favorisce è proprio questa». In taglio basso, una lettera firmata da 110 studenti del liceo Spedalieri di Catania (pubblicata con il titolo “Cari prof, ci si può appassionare alla scuola?”) rilancia le domande sull’educazione.
“Studenti, bagarre e cortei” titola così in prima LA STAMPA che dedica all’imminente voto al Senato della riforma universitaria e relative manifestazioni studentesche dalla seconda a pagina nove. Il commento è affidato a Luigi la Spina nel suo editoriale “Tanto rumore forse per nulla”: «Come spesso capita nell’Italia d’oggi, questo clima di eccitazione guerresca è del tutto sproporzionato rispetto alla realtà. Perché tra le parole e i fatti non c’è nessun rapporto logico e lo scontro, pacifico come speriamo, cruento come temiamo, alla fine, sarà abbastanza inutile». Di spalla a pagina 2 una breve intervista a Pambianchi della Confcommercio che si lamenta del clima da guerriglia urbana di questi giorni nella capitale che impedisce di fatto il normale svolgimento dello shopping natalizio (è c’è da capirlo, poverino). Sempre a pagina 2 apertura e fondo si confrontano sulle posizioni diverse di polizia e manifestanti: questi ultimi che insistono nel negare qualsiasi trattativa e le forze dell’ordine che scelgono la linea dura. A pagina 3, invece, va in scena la bagarre che si è svolta ieri al Senato, voti e controvoti su emendamenti dell’opposizione prima accolti e poi negati, con conseguenti strali da ogni parte: Quirinale, opposizione e maggioranza. Sullo sfondo la richiesta degli studenti (pagina 4) con cui chiedono al Presidente della Repubblica di non firmare il decreto Gelmini.
E inoltre sui giornali di oggi:
MATERNITA’
AVVENIRE – Una mamma su cinque non dichiara chi sia il padre del suo bambino. L’articolo “Managiagalli, in aumento le mamme sole” pubblicato nelle pagine di Milano riporta il bilancio di attività 2010 del più importante centro nascita lombardo. Dal 2006 sono raddoppiati i casi di mamme single e alla voce “tipologia delle famiglie” i registri della clinica rivelano che sulle oltre 6.100 donne che hanno partorito quest’anno, circa il 22% non ha dichiarato il partner.
LA STAMPA – Una mamma su cinque non ha un uomo. Né marito né compagno. Però, spesso, ha la laurea e magari ha pure frequentato un master. Un identikit secco, senza appello, quello che ci presenta il quotidiano di Torino a pagina 27. Sono questi i numeri principali che si ricavano dal bilancio fine anno della Clinica Mangiagalli, che si contende il primato con il Sant’Anna di Torino sul più alto numero di parti all’anno.
DISOCCUPAZIONE
LA REPUBBLICA – Ai massimi dal 2004. Gli ultimi dati Istat fotografano un paese in una situazione particolarmente difficile: nel mezzogiorno senza lavoro il 36% delle giovani, mentre la fascia fra i 15 e i 24 è inattiva al 24,7%. Fra gli occupati in aumento chi fa il part-time involontario, ovvero non ha trovato una occupazione a tempo pieno (sono 2,7 milioni). I discesa il numero degli occupati a tempo pieno (meno 316mila posti rispetto al terzo trimestre dello scorso anno). Un quadro che allarma Susanna Camusso, della Cgil, mentre il ministro Sacconi sottolinea che «la disoccupazione diminuisce dopo sette trimestri e siamo sempre ad un livello distante di quasi due punti dalla media europea».
AVVENIRE – “Due milioni cercano lavoro” annuncia in prima pagina e dedica il primo Piano di pagina 7 all’emergenza evidenziata dall’Istat con il dato record di ottobre dell’8,7%. Il tasso di disoccupazione ha ripreso a crescere, passando su base mensile al livello massimo del 2004. E sono ancora i giovani a pagare maggiormente per la crisi, con un ragazzo su quattro oggi senza un posto.
FEDE
AVVENIRE – A pagina 3 pubblica l’interessante reportage di Marina Corradi “Preghiera, un seme nella terra più atea” parla della comunità di suore trappiste in Boemia. A settanta chilometri dalla capitale della Repubblica Ceca, in un monastero fondato da religiose italiane nel 2007.
UNGHERIA
IL MANIFESTO – Un richiamo in prima pagina segnala l’intervista al Nobel per la letteratura Imre Kertész «Orbán mette il bavaglio ai media» è il titolo del richiamo che rinvia a pagina 9 dove il titolo è affidato a una frase di Kerész «Un paese senza alcuna identità». SI ricorda che «Imre Kertész è la coscienza scomoda di una nazione che non ha mai elaborato il suo antisemitismo e gli orrori del regime nazifascista delle “Croci frecciate”, delle quali è oggi erede la formazione d’estrema destra Jobbik» In una colonna di apertura si parla dell’approvazione della “legge bavaglio” approvata dal parlamento ungherese.
AMBIENTE
ITALIA OGGI – “Il futuro è verde. L’Italia ci prova” è il titolo di un’intervista di Vittorio Marotta a Raffaele Di Mario, presidente dell’Osservatorio nazionale attività economiche ecosostenibili- Onaee. «La green economy rappresenta il futuro della finanza mondiale e del nostro pianeta: i dati dimostrano come il mercato sia destinato a raddoppiare nel giro del prossimo decennio, arrivando a toccare cifre che variano dai 2.200 ai 2.700 miliardi di dollari. La presenza in Italia di un organismo in grado di convogliare le istanze degli imprenditori e di fare da punto di riferimento per il comparto può approntare benefici considerevoli nello sviluppo economico e ambientale del nostro Paese» sottolinea Di Mauro. Le prime mosse del Onaee partono dall’aver «riscontrato un numero consistente di adesioni da parte di imprenditori, che operano principalmente nel settore delle costruzioni e del turismo congressuale e alberghiero» spiega Di Mauro, «abbiamo intenzione di incaricare un astuto demoscopico per un’analisi che ci permetta di comprendere a fondo quali siano le richieste delle imprese per riavviare l’economia: l’impressione è che le aziende siano disposte ad investire, ancora più che in passato, per innovare e soprattutto per differenziarsi». L’Italia è un Paese arretrato «basti pensare che la Cina ha stanziato 171,1 miliardi di euro (il 37% del suo pacchetto di stimoli economici) per la green economy» il nostro Paese invece «un miliardo pari al 1,3% dei fondi».
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