Politica

La cooperazione transfrontaliera Ue a una svolta

A rischio le operazioni di soccorso Ue a paesi europei colpiti da un'emergenza umanitaria o ambientale. Lo sostiene un rapporto della Croce Rossa Internazionale

di Redazione

Oggi la Federazione della Croce Rossa Internazionale (IFRC) ha pubblicato un rapporto in cui chiede agli Stati membri dell’Unione Europea di rafforzare le leggi nazionali e europea per facilitare le operazoni di assistenza transfrontaliera in casi di catastrofe umana e ambientale. “Molti Stati Membri Ue pensano le operazioni di soccorso umanitario come se le crisi colpiscono soltanto gli altri” sostiene Anitta Underlin, Direttrice dell’ufficio regionale Europa dell’IFRC, “quando in realtà il cambiamento climatico sta cambiando radicalmente il quadro attuale. Oggi i paesi europei devono considerare la possibilità che un domani saranno loro a dover chiedere un’assistenza esterna”.

Il rapporto è il risultato di una ricerca condotta per due anni sulle legislazioni di sei Stati Membri dell’Unione (Austria, Bulgaria, Francia, Germania, Paesi Bassi e Regno Unito) e su quella europea. Tra le conclusioni spicca il fatto che negli ultimi anni i governi hanno allegerito le procedure burocratiche che ostacolano le operazioni di soccorso trasfrontaliere. Ma nonostante i progressi registrati, la strada per facilitare gli interventi delle Croce rosse nazionali è ancora lunga. “Molti Stati Membri sono privi di procedure indispensabili per facilitare e regolamentare l’assistenza transfrontaliera portata avanti dalle istituzioni civili” assicura Elise Baudot-Queginer, consigliere legale dell’IFRC. “Eppure istituzioni come le Croce rosse nazionali hanno dimostrato nel passato di avere l’esperienza e gli strumenti per fare la differenza”. 

Tra le altre fonti di preoccupazione prevale la lentezza nel riconoscere le credenziali del personale medico straniero da parte di un paese Ue in fase di emergenza. “Senza l’adozione di un processo rapido di riconoscimento delle competenze di medici e infermieri stranieri, questi ultimi rischiano di non poter partecipare alle future operazioni di soccorso” sottolinea Baudot-Queginer. Parte della colpa incombe su Bruxelles, dove esiste una legge europea su questo processo di riconoscimento delle qualifiche del personale medico straniero, ma esso non viene riconosciuto nell’ambito delle crisi di emergenza ambientale e umanitaria.

Durante il suo semestre di presidenza, il Belgio ha posto al centro dell’attenzione degli Stati Membri e della Commissione europea sulla necessità di sviluppare delle procedure a favore delle “nazioni richiedenti un aiuto” durante una crisi di emergenza. Il 2 dicembre scorso, il Consiglio Giustizia e Affari Interni ha adottato la proposta belga. 

 


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