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L’Africa diventa mondiale

I congolesi del Mazembe in finale del Mondiale per Club

di Joshua Massarenti

L’Africa entra nella storia del calcio internazionale. Il verdetto ci arriva da Abu Dhabi, in Qatar, dove i campioni africani del Mazembe raggiungono la finale del Mondiale per Club (al tempo Coppa Intercontinentale) sconfiggendo per 2 a 0 i brasiliani del Porto Alegre. 

Mulota Kabangu e Dioko Kaluyituka sono gli eroi di una serata indimenticabile che pone fine al predominio delle squadre europee e sudamericane in quello che un tempo veniva chiamata la Coppa Intercontinentale in cui si opponevano la vincente della coppa Libertadores e i campioni d’Europa.

Il tabù, durato 50 anni (gle stessi che separano il Congo odierno dall’anno della sua indipendenza), è stato sfatato in un clima surriscaldato negli spalti dai torcedores brasiliani e dalle orchestre congolesi. Dopo il fischio finale, la città di Lumumbashi ha celebrato fino a notte fonda l’impresa dei suoi beniamini.

Quattro volte campione d’Africa, il Tout Puissant (Ognipotente) Kazembe rischia questa volta di arrivare sul tetto del mondo. In attesa di scalare l’ultima marcia che lo separa dalla vittoria finale, i calciatori congolesi si godono le prime pagine della stampa internazionale.

In Congo, il quotidiano nazionale Le Potentiel parla di “trionfo storico per l’Africa”. Certo, nessuno dimentica le vittorie della Nigeria e del Camerun alle Olimpiadi del 1996 e del 2000, oppure l’impresa sfiorata dal Ghana durante gli ultimi Mondiali sudafricani di diventare la prima nazionale africana a centrare una semifinale in una Coppa del Mondo.

A differenza dei team africani in cui militano campioni come Eto’o o Drogba, questa volta il miracolo è opera di un club modestissimo composto da calciatori che intascano stipendi ridicoli rispetto a quelli europei. La storia del Mazembe è un’altra dimostrazione del pezzo di mondo che è sbarcato a Abu Dhabi.

Il club viene fondato nel 1939 da frati benedettini che all’epoca dirigevano un istituto scolastico a Elizabethville, nome di Lumumbashi fino al 1965. Per diversificare la attività dei loro alunni, i missionari decidono di mettere in piedi una squadra di calcio battezzata Saint-Georges. Direttamente iscritta nella Serie A della Federazione reale delle associazioni sportive indigene, la squadra conclude la sua prima stagione al terzo posto del campionato.

Negli anni 50 il club cambia proprietà e nome per diventare l’FC Englebert, una marca di pneumatici che sponsorizza la squadra. Gli anni 60 sono quelli della gloria con una tripletta storica messa a segno nel 1966 (campionato, coppa del Katanga e coppa del Congo), due coppe africe dei campioni portate in bacheca e altre due finali giocate tra nel 1969 e 1970. Da allora, il Mezembe diventa “Ognipotente”.

Alcuni giocatori del team finiscono nella squadra nazionale che parteciperà ai Mondiali del 1974 subendo sconfitte umiliate, una su tutte quella contro il Brasile finita 9 a 0 per la squadra verdeoro. Le ira del dittatore congolese avranno anche ragione del Mazembe che, assieme al paese, sprofonda nel vortice della corruzione e della guerra.

Cancellato dalla mappa del calcio nazionale, l’Englebert risorge dopo 18 anni grazie a Moise Katumbi Chapwe, il Berlusconi dei Grandi Laghi africani. L’uomo fa fortuna nella pesca e nei trasporti, per poi entrare nell’arena politica conquistando il posto di governatore del Katanga, una delle province più prospere del Congo, ricchissima di giacimenti minerari come il cobalto, i diamanti, il ferro, il rame e l’uranio.

Dopo aver conquistato la Coppa africana dei campioni nel 2009, il Mazembe vola a Abu Dhabi dove viene sconfitto ai quarti di finale dai sudcoreani del Pohang Steelers. All’epoca la squadra era allenata da un italiano, Diego Garzitto, che dopo aver regalato un’altra coppa dei campioni al Mazembe nel 2010 lascia il Congo per andare ad allenare dal 7 ottobre scorso il Wiyad di Casablanca, in Marocco. Con chissà quanti rimpianti…


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