Volontariato
OGM: in Polonia si vende soja modificata
L'accusa dei gruppi ambientalismi, vendita senza autorizzazioni né etichette
di Redazione
In Polonia messa in vendita soia OGM senza autorizzazioni né etichette
I gruppi ambientalisti polacchi rivelano che nel loro Paese è stato messo in vendita un prodotto a base di soia che conteneva, nella misura del 4%, una varietà geneticamente modificata del vegetale.
Il prodotto, confezionato dalla ditta Santé, che ha sede nella Repubblica Ceca, è stato acquistato nel Febbraio 2001 da un consumatore che l’ha inviato ai laboratori Genetic ID nello Iowa (USA), al fine di testarne il contenuto. Secondo la legge polacca, chi intende mettere in vendita prodotti contenenti OGM deve richiedere un’autorizzazione governativa e segnalare la presenza di elementi geneticamente modificati sull’etichetta, ma “la Santé non ha chiesto alcuna autorizzazione né tantomeno ha etichettato il prodotto”, come rivela Ela Priwiezincew, dell’associazione ambientalista polacca “Socio-Ecological-Union”, che ha aggiunto: “la legislazione polacca è solo un pezzo di carta perché non vi è nel Paese alcun laboratorio incaricato di testare i cibi messi sul mercato al fine di verificarne la presenza di OGM. Inoltre, nessuna autorità politica o sanitaria è esplicitamente incaricata di far rispettare la legge. L’Ispettorato al Commercio riporta le informazioni fornite dal produttore o dall’importatore ma, ci chiediamo, è in grado di verificarle?” Il Ministero dell’ambiente polacco sostiene che le uniche aziende che hanno ottenuto l’autorizzazione di introdurre OGM nel Paese sono la “Monsanto”, per la soia destinata all’alimentazione animale, e l’azienda polacca “Polgrunt”, che produce farine di soia. Nel frattempo l’Ispettorato Sanitario Nazionale ha concesso altri permessi per l’importazione di prodotti GM ma i funzionari dichiarano di non essere autorizzati a dire quali aziende sono state beneficiate del provvedimento. “I produttori e gli importatori si approfittano del fatto che la legge non viene rigorosamente fatta applicare, i funzionari pubblici si nascono dietro la legge stessa e nessuno tutela i consumatori polacchi”, accusa la Priwiezincew. Altri problemi potrebbero essere causati dal prossimo ingresso della Polonia nell’UE: “dopo l’ingresso nell’Unione”, si chiede Iza Kruszewska della Anped, un’organizzazione non governativa che opera per diffondere
modelli di sviluppo ecosostenibile nell’Est europeo, “questi prodotti GM che sono illegali secondo le leggi comunitarie dovranno essere ritirati dal nostro mercato. Chi si accollerà i costi del ritiro di migliaia di prodotti?”
Ma, al momento, pare che l’Unione Europea stia per sposare i desideri americani nell’agro-businness e abbandonare cosÏ il proprio approccio diffidente nei confronti degli OGM. In questi giorni a Bruxelles la Commissione Europea sta discutendo una proposta volta a permettere la contaminazione di OGM nei cibi, in vista della preparazione di un nuovo regolamento concernente la classificazione e l’etichettatura degli alimenti. “Se passasse questa proposta, che introdurrebbe OGM, a tutt’oggi illegali, nella nostra catena alimentare, le finalità dichiarate della legislazione europea, ovvero la difesa dei consumatori e dell’ambiente, diventerebbero una barzelletta”, dichiara Gill Lacroix, coordinatore del settore biotecnologie dell’associazione “Friends of the Earth-Europe.” “La commissione europea,” prosegue Lacroix, “con questa proposta sta anteponendo gli interessi delle industrie biotecnologiche e degli USA alla sicurezza e alla volont? dei cittadini europei” Il commissario europeo Byrne, responsabile della sicurezza alimentare nell’Unione, sta ricevendo centinaia di lettere e messaggi fortemente critici verso le sue ultime proposte da parte di cittadini sia di Paesi già membri dell’UE che di nazioni candidate ad entrarvi. “Come candidati cittadini europei”, conclude la Priwiezincew, “ci saremmo aspettati che Bruxelles mantenesse i più alti standard di sicurezza alimentare. Invece la Commissione sta cedendo alle pressioni degli affaristi. Se la proposta passasse sarebbe del tutto minata la nostra fiducia nella volontà dei legislatori europei di salvaguardare la sicurezza dei nostri cibi.”
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