Mondo
«Basta massacri di Natale»
Un rapporto di 19 ong chiede che si fermi il Lord resistance army, che semina terrore in Africa centrale
Ci sono massacri che si possono prevedere. E fermare. Ma nessuno lo fa. Lo denunciano 19 organizzazioni umanitarie del calibro di Oxfam, Christian Aid e World Vision, che hanno deciso di lanciare insieme un rapporto sulle stragi compiute nell’Africa centrale dal Lord resistance army, una banda armata che ha seminato morte e terrore prima in Uganda e ora anche in Congo e Sudan.
Il rapporto intitolato “Ghosts of Christmas Past” ricorda che nel periodo di Natale del 2008 l’Lra ha massacrato 865 uomini, donne e bambini nel nord-est della Repubblica democratica del Congo e nel Sud Sudan.
Un anno dopo 300 persone sono state assassinate dallo stesso gruppo armato, capeggiato da Joseph Kony, sempre nel nord est del Congo.
Il gruppo di ong ha chiesto alla comunità internazionale di impedire che avvenga un massacro per il terzo anno consecutivo e che l’Onu crei un gruppo di esperti per affrontare la minaccia dell’Lra.
“Oggi l’Lra continua ad attaccare comunità isolate in Sudan, Repubblica Centrafricana e Congo almeno quattro volte alla settimana” si legge nel report. “Queste comunità aspettano il Natale con paura”.
Marcel Stoessel, rappresentante di Oxfam in Congo ha detto è inaccettabile che i leader internazionali abbiano tollerato una situazione così brutale e che l’abbiano fatto per 20 anni.
L’Lra è un gruppo armato nato nel Nord Uganda e capeggiato da Joseph Kony, ricercato dalla Corte Penale Internazionale. Si dice sia formato da circa 6mila guerriglieri, molti dei quali sono stati rapiti ancora bambini dalla banda armata nei villaggi del Nord Uganda negli ultimi vent’anni. Ma, denunciano le ong, in realtà si sa pochissimo di come è strutturato e di quali siano i suoi obiettivi.
Alla fine del 2008 c’è stato in Sud Sudan un tentativo di colloquio di pace con l’Lra, ma alla fine i comandanti non hanno accettato le condizioni per il disarmo e sono fuggiti. Da allora la banda armata ha spostato la sua attività negli altri Paesi dell’area, Sudan e Congo innanzitutto.
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