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Governo, il trionfo dei “peones”

Conto alla rovescia per la fiducia, mercato nel weekend

di Franco Bomprezzi

Si apre il weekend più lungo per le sorti del governo Berlusconi, che martedì prossimo affronta la sfida del voto di fiducia alla Camera e al Senato. Giorni di conteggi e di “Carneadi”, oscuri parlamentari che diventano determinanti per stabilire se la maggioranza tiene oppure no. I giornali oggi dedicano molto spazio alle piccole grandi manovre e agli scenari, sempre fumosi, della politica nazionale.

“Berlusconi non cede: avrò la fiducia” titola il CORRIERE DELLA SERA in prima. Strepitosa vignetta di Giannelli: “Gli schieramenti giocano le loro carte” è il titolo, e si vedono a sinistra Vendola e Bersani, a destra Berlusconi e Bossi in versione cane da riporto. Le battute: Bersani “Vendola!”, Berlusconi “Comprola!”. E’ infatti il mercato dei parlamentari il tema di queste ore. Servizi da pagina 2 a pagina 9. Il fondo in prima è di Pierluigi Battista: “La commedia degli eletti”. Eccone un passaggio: “Che una legislatura nata con una maggioranza solida e ampia debba trasformarsi in una partita di caccia all’ultimo voto utile è il simbolo di un declino inimmaginabile fino a pochi mesi fa” e conclude: “Il Parlamento deve avere un suo decoro da difendere, se non altro per rendere omaggio ai 150 anni di vita di una Nazione che non merita lo spettacolo sconfortante di una fiducia a tariffa”. Già. Nella lunga e circostanziata panoramica dei possibili transfughi o parlamentari che ci ripensano, spicca la curiosa intervista a Paolo Guzzanti, che vede in forse il suo contratto di collaboratore al GIORNALE, una bazzecola da 7 mila euro netti al mese pur di non scrivere, come vuole Feltri. Naturalmente Guzzanti assicura che non è questo il punto… Cesario, Scilipoti e Calearo conquistano la scena per qualche ora annunciando tre voti diversi (uno a favore, uno astenuto, uno contro) come debutto del trentesimo gruppo parlamentare, che si chiama, con ironia involontaria, “Movimento per la responsabilità nazionale”. Di tutto questo racconta con dovizia di aneddoti Alessandro Trocino a pagina 5. Curioso anche l’incontro, del tutto casuale (sic!) tra il cardinal Bertone e il premier, per la presentazione dei nuovi cardinali, giusto l’occasione per consentire il titolo: “Bertone-premier, «rapporti eccellenti»”.

LA REPUBBLICA sceglie una doppia apertura: sulla sinistra politica (“«I pm indaghino sul mercato dei voti» Fini: la sfiducia e certa”) e a destra sui disordini inglesi (“Londra, gli studenti in guerra”). A pagina 12, Alberto D’Argegno fa il punto sullo scontro politico. “Fli: basta trattative, sì alla sfiducia Berlusconi: irresponsabili, avrò i voti”. È di nuovo muro contro muro fra maggioranza e Fli. Fini ritira l’ipotesi di un Berlusconi bis (dopo una riunione, diramato un comunincato nel quale si scrive che «se Berlusconi non prenderà atto della necessità di aprire una nuova fase con le sue dimissioni, Fli voterà la sfiducia»), mentre il premier si dice «sereno»: ieri sera maxi riunione con tutti i fedelissimi e poi una dichiarazione: «Non penso che saranno in molti a tradire, sarebbe una cosa grave. Aprire una crisi ora sarebbe irresponsabile, il governo ha bisogno di continuità per non finire come Grecia e Irlanda». In un retroscena, Francesco Bei e Rodolfo Sala sottolineano che ora i problemi per il premier arrivano anche dalla Lega. Il Senatùr starebbe ipotizzando di consigliare a Berlusconi di farsi da parte «per lasciare il posto a quello che per noi è l’autentico garante dell’asse del Nord: Giulio Tremonti». Una ipotesi che ovviamente non piace al cavaliere, convinto che Fli dovrà dopo la fiducia del 14 andare a Canossa. Sul fronte del terzo polo, in effetti, l’incontro tra Berlusconi e Bocchino sta creando qualche problema. Casini, che nulla sapeva, pare abbia detto a Fini: «ma almeno ti sei reso conto di quello che hai fatto?». Nel frattempo però Berlusconi non sta con le mani in mano: ieri ha pranzato con il cardinale Bertone. Di fronte ai cardinali appena nominati, Berlusconi ha assicurato: «da parte mia non verrà mai nulla contro il Vaticano» aggiungendo che la sua amicizia con Putin non è compresa: «il mio vero obiettivo è quello di portare la Russia in ambito occidentale… grazie a questa relazione privilegiata sto lavorando perché il Papa possa andare un giorno a Mosca». Bertone dal canto suo si è schernito: «era solo un pranzo di cortesia, io ero ospite, prego per l’Italia». Seguono altre due pagine sulla compravendita dei voti: tre deputati (Scilipoti, Idv, Calearo e Cesario) creano un nuovo Movimento di responsabilità nazionale, collocandosi nel gruppo misto. Di contro i radicali decidono di votare la sfiducia. Nel complesso però cresce la tensione. Bersani va all’attacco contro la corruzione, mentre in aula aumentano gli scontri con Antonio Razzi, ex Idv eletto all’estero che sosterrà Berlusconi (spiega che il Pdl gli pagherà il mutuo della casa e lo candiderà nuovamente, ma in un collegio sicuro).

“Sono pazzi questi finiani” titola IL GIORNALE. E Vittorio Macioce scrive nel fondo: «Quando gli dei vogliono punire gli uomini esaudiscono i loro desideri. Qualcosa del genere deve essere capitato ai finiani. Volevano un partito? Ce l’hanno. Volevano il futuro? Sta arrivando. Volevano una mozione di sfiducia contro Berlusconi? Ce ne sono addirittura due in calendario per il 14 dicembre. La disgrazia è che sono tutti impazziti. Non riescono a sostenere il peso delle loro preghiere. Hanno lasciato il Pdl convinti che bastasse  battere tutti insieme  i piedi per mettere a soqquadro il mondo. Un attimo dopo si sono accorti che ognuno sta battendo il tempo per conto suo. L’unico sentimento che li unisce è la guerriglia nichilista. Sfasciamo tutto, giorno per giorno. Il sospetto è che con tutte queste  maschere stia smarrendola trama. Perfino i  veterani del Transatlantico si rifiutano di seguire i ghirigori finiani. C’è da impazzire. La scena la chiude Barbareschi: si va alla sfiducia, pazzo chi ci ripensa». Appunto. Sono pazzi questi finiani. Andrea Tornielli illumina un retroscena: «Silvio Berlusconi ha espresso ottimismo per il passaggio parlamentare del 14 dicembre, il cardinale Tarcisio Bertone ha ringraziato il governo per aver tenuto conto nella sua azione di alcune istanze della chiesa e ha sottolineato l’importanza di una generale assunzione di responsabilità in questo momento di crisi. È questa in sintesi quanto è emerso dal pranzo che si è svolto all’ambasciata italiana presso la Santa Sede in onore dei dieci cardinali italiani».

“Silvio vince la lotteria di Montecitorio”: IL MANIFESTO sostiene che il 14 dicembre il premier incasserà la fiducia nonostante Fli ostenti certezze sulla coesione del partito di Fini. «Si va alla fiducia e chi in queste ore, si fa prendere dai dubbi è solo un pazzo irresponsabile» ha detto Luca Barbareschi. «Siamo tutti coesi. Se esiste un calcio mercato? C’è ed è una cosa vergognosa. Berlusconi manca di serietà, pensa di avere a che fare con un gruppo di persone in vendita e invece di riflettere e fermarsi va avanti con la logica “muoia Sansone con tutti i filistei“». E sull’incontro tra il premier e Fli lo scorso martedì nell’ufficio del premier che doveva rimanere segreto, i finiani sostengono «che è uscito per essere bruciato. E per scottare anche l’intesa con Casini, tenuto all’oscuro della trattativa e con il quale ieri Fini ha cercato un lungo colloquio riparatore».
In prima pagina, Michele Prospero firma un editoriale “Democrazia dei Peones“ nel quale sostiene che la seconda Repubblica, «proprio sul punto di morte, pure abbia ritrovato il senso autentico del bipolarismo perfetto. Da una parte compaiano lunghe liste di deputati dipinti come traditori, con foto e indirizzo dei reprobi sbattuti in prima pagina in modo da scatenare sui malcapitati disertori le ire implacabili del popolo di destra tradito. Dall’altra si pubblicano gli elenchi aggiornati in tempo reale con nomi veri o solo presunti degli infami» e soprattutto dice la sua sul mercato dei voti.«Ogni regime politico ha insomma i suoi peones pronti a mettersi su mercato. Per bloccarne il nomadismo un tempo bastavano i grandi partiti con ideologia e disciplina. Ora che non ci sono più i partiti, i peones assumono un rilievo straordinario nei passaggi più delicati della storia parlamentare».

“Crisi, il nuovo stop alla trattativa“: su ITALIA OGGI  un pezzo sulle istanze di Berlusconi che assicura di non dimettersi, di Alfano: «abbiamo ragione di ottimismo per dire che il 14 ci sarà la fiducia»,  ma soprattutto di Di Pietro turbato dalla decisione di Domenico Scilipoti e Antonio Razzi di lasciare l’Idv, uno votando la sfiducia l’altro no. «Abbiamo messo alcuni elementi a disposizione della magistratura» ha detto Di Pietro «che riguardano trasversalmente diverse situazioni. Quando c’è un atto corruttivo i soggetti sono due, chi prende e chi dà, invogliando e imponendo, facendo capire all’altro: ho qualcosa su di te».

IL SOLE 24 ORE si occupa di politica alle pagine 17 e 18. In taglio basso si fanno un po’ di conti sulla fiducia alla Camera: “Il sì avanza di 2 voti, incerti in crescita”: «Cresce dunque la zona grigia degli incerti e diventa capace di condizionare l’esito finale del voto. Al momento infatti la fiducia può contare su 310 voti certi e la sfiducia su 313 sì. Il premier dunque userà gli ultimi giorni che ci separano dalla votazione per convincere i dubbiosi a dargli credito. Basterebbe portarne dalla sua parte quattro per sbaragliare il campo avversario affossando la sfiducia. Ma i partitini alleati di Pdl e Lega sono al lavoro su tutti i potenziali transfughi. Circola insistentemente il nome di un deputato udc del nord che vivrebbe una fase di malessere all’interno del partito, nella lista ci sarebbero due colombe finiane mai convinte dello strappo e persino due onorevoli pd di area veltroniana. Difficile dire se e quanti saranno effettivamente convinti ma le trattative si susseguono senza tregua. Le “conversioni” dell’ultima ora non sono per nulla remote come dimostra il caso del liberaldemocratico Maurizio Grassano (eletto nelle liste della Lega ma in rotta con i dirigenti piemontesi del Carroccio): dopo aver dichiarato la sua fiducia a Berlusconi aveva apposto la sua firma alla mozione di sfiducia terzopolista. Ieri il nuovo dietrofront: “Sono un tipo riflessivo” – spiega –».

AVVENIRE: “Trattativa al palo. Scontro aperto sulla caccia al voto” è il titolo che riassume la situazione politica, analizzata alle pagine 8 e 9. «In Futuro e libertà vincono i “falchi” e le “colombe” si allineano», scrive Pier Luigi Fornari. «Se Berlusconi non prenderà atto della necessità di aprire, attraverso le sue dimissioni, una nuova fase politica, Fli voterà la sfiducia, suona secco un comunicato ufficiale diffuso al termine del vertice con Fini…. Nella guerra delle procedure che lo oppone al premier, Fini ha ribadito che la linea resta invariata: richiesta delle dimissioni del Cavaliere senza “paracadute”, unica via, per il premier, di evitare la sfiducia alla Camera. Da questo momento in poi, avrebbe aggiunto Fini, non possiamo più dare garanzie su nulla. Tutto questo ha avuto l’effetto di convincere anche i più incerti, come Silvano Moffa e Vincenzo Consolo. L’Udc conferma il voto di sfiducia e il presidente Rocco Buttiglione avverte: “Attenzione a non immaginare di poter pilotare troppo, perché la situazione è tale che nessuno può dare assolute garanzie”. Ieri Casini, per fare il punto della situazione in vista del 14, si è visto a Montecitorio con il numero uno dell’Api Francesco Rutelli». Da parte sua Berlusconi ribadisce di non aver alcuna intenzione di dare le dimissioni e in una giornata frenetica di contatti, telefonate e incontri, dal “fortino” di Palazzo Grazioli si scaglia contro gli “irresponsabili” che vogliono la crisi.  La bilancia dei consensi sembra pendere ancora per le opposizioni, ma il governo recupera . E gl incerti crescono. Nell’Idv Razzi se ne va e vota la fiducia, Di Pietro furioso, con il linguaggio colorito di sempre, evoca “l’albero di Giuda” e minaccia di andare dai giudici. Intanto Bersani scalda i muscoli per le manifestazioni di domani e ponendo una domanda da sapore retorico sul “mercatino dei parlamentari” (“Ma è politica o corruzione)”), prova a cementare il popolo del Pd in arrivo da tutta Italia. E tenta di difendersi dall’Opa lanciata sul suo partito da Vendola dicendo: «Lui è carismatico, io sono per bene”.

LA STAMPA dedica cinque pagine alla politica. Dalla trattativa Fli-Pdl fallita, all’appoggio del Vaticano a Berlusconi, fino alle riflessione di Berlusconi sul dopo 14 dicembre, convinto come è convinto che la fiducia il premier la otterrà. Il commento è affidato a Marcello Sorgi che a pagina 9 scrive: «Com’è solito fare nei momenti importanti, infatti, il Cavaliere persegue due o tre strategie contemporaneamente, pronto a scegliere solo alla fine quella che risulti ai suoi occhi più conveniente. Così, mentre impegna Letta, Alfano e perfino Confalonieri sul fronte della mediazione, che ieri ha subito una non definitiva battuta d`arresto, spinge avanti Verdini, Pionati e altri suoi messaggeri segreti nel calciomercato, che sempre ieri ha registrato due significativi acquisti in campo dipietrista e molte promesse che potrebbero rivelarsi prima del fatale martedì 14 del voto di fiducia». Doppia pagina, infine, per il caso Idv. Il partito antiberlusconiano per definizione perde pezzi, e non è la prima volta. La storia dei “piccoli giuda cresciuti all’ombra di Tonino” è descritta da Fabio Martini a pagina 13. Mentre la reazione del partito è affidata a Francesco Grignetti nella pagina precedente: “L’Idv perde pezzi e di Di Pietro va dai Pm”, in cui si fa il punto sui traffici sottobanco per il voto di martedì: «In Parlamento è tutto un sussurrare e ammiccare. S`ipotizzano assenze strategiche dentro uno schieramento come nell’altro. E si moltiplicano le smentite indignate». Ciliegina sulla torta la creazione di un nuovo gruppo parlamentare, il trentesimo, e si chiama “Movimento di responsabilità nazionale”. Tre i componenti: un ex Idv, un ex Pd e un ex Pd-Dc.

E inoltre sui giornali di oggi:

COOPERAZIONE
LA REPUBBLICA – “Schiavi e caporali lo scandalo di Natale delle false cooperative”: inchiesta di Davide Carlucci e Sandro De Riccardis che si concentrano sulle finte coop, prendendo alcuni casi e per così dire istituzionalizzandoli per giungere alla conclusione che due coop su tre sarebbero irregolari e il fine mutualistico sarebbe una copertura per sfruttare benefici su fiscoe costo del lavoro.

HOUSING SOCIALE
IL SOLE 24 ORE – “Social housing: dal fondo Cdp investimenti per 300 milioni”. «Quasi 300 milioni di investimenti in alloggi sociali da realizzare principalmente in Lombardia e Veneto. Il via libera è arrivato ieri dal maxi fondo per l’housing sociale della Cassa depositi, con la disponibilità a investire fino a 118 milioni in due programmi che prevedono appunto una spesa complessiva di quasi 300 milioni (295). Il principale beneficiario è il fondo “Abitare sociale 1” promosso dalla fondazione Cariplo e gestito da Polaris Sgr, che potrà essere sottoscritto da Cdp fino a un massimo di 88 milioni. Altri 30 milioni andranno al fondo “Real Quercia housing sociale”, gestito da Est Capital».

LIRICA
ITALIA OGGI – Ma quali tagli, i teatri italiani sono i più assistiti d’Europa. Lo sostiene il pezzo “La lirica affonda per troppi fondi“ pubblicato nella sezione Primo Piano. «Numeri alla mano, questo è il settore dello spettacolo che nel corso dei decenni ha ricevuto più finanziamenti pubblici,  è stato il più assistito e il meno produttivo di tutti. Messa a confronto con il resto del mondo, la lirica italiana sprofonda nel ridicolo per l’elevatezza dei costi per lo Stato. Ai quali fa riscontro un numero di recite che è in media circa la metà delle 360 dell’Opera di Parigi in un anno». In Italia solo La Scala alza il sipario almeno 300 volte all’anno, mentre gli altri teatri non più di 190, con stipendi superiori rispetto ad altri paesi. Questi alcuni numeri: oltre 100 milioni di euro di deficit accumulato dalla lirica tra il 2004 e il 2008 a fronte di un contributo pubblico di 340 milioni di euro, per il 70% destinato a pagare le spese di personale degli oltre 5.600 dipendenti assunti a tempo indeterminato.  Secondo ITALIA OGGI il male «ha le sue basi nella riforma Veltroni che tra il 1997 e il 1998 le trasformò da enti lirici in fondazioni».

MICROCREDITO
IL SOLE 24 ORE – “Il microcredito funziona, purché sia trasparente”. È il titolo di un’analisi in prima del SOLE a firma di Raghuram Rajan, docente di Finanza alla Booth School of Business dell’Università di Chicago: «In gran parte del mondo, guadagnare implica ancora la necessità di tramare qualcosa di losco, soprattutto se si ha a che fare con i poveri. Un recente esempio è l’imbroglio avvenuto a Andhra Pradesh in India, dove l’amministrazione si è messa in moto per frenare il microcredito. (…) La convinzione diffusa tra i micro-creditori è che i freni siano stati imposti non tanto perché il settore era basato sullo sfruttamento, bensì perché offriva un’alternativa al sostegno politico. I politici hanno guadagnato influenza e sostegno popolare dirigendo banche pubbliche per concedere prestiti a clienti privilegiati. Mettendo a rischio tale fonte di potere, il settore del microcredito ha creato un autorevole antagonista, che ha trovato il momento giusto per sferrare un attacco.  La verità probabilmente sta nel mezzo: il settore del microcredito ha commesso alcuni errori, che i politici hanno ingigantito nel tentativo di distruggere un settore che li indebolisce rendendo i poveri più indipendenti. Si può trarre una lezione da tutto ciò. I soldi si possono fare in fondo alla piramide dei redditi, e le aziende possono fare del bene guadagnando e dando ai poveri quelle possibilità che non hanno mai avuto.  Ma lo scetticismo che quei soldi possano essere guadagnati sulle spalle dei poveri non riguarda solo i politici. È necessario che i settori, che hanno a che fare con i poveri, siano trasparenti sulle proprie modalità di guadagno – e sostengano in modo plausibile e pubblico la causa a favore delle proprie attività. Come la moglie di Cesare, il microcredito deve essere sopra ogni sospetto».

SAKINEH
AVVENIRE – Fotonotizia in prima pagina per “Sakineh libera” su che a pagina 5 riporta la dichiarazione del ministro Frattini (“Una bella giornata per i diritti umani”) e dell’analista iraniano Bijan Zarmandili (“Sono state sconfitte le istanze oltranziste”), ma sottolinea che la donna appare diversa dalle immagini circolate in precedenza, che negli Usa c’è “prudenza” e che anche gli esuli iraniani appaiono scettici. Un portavoce del Dipartimento di Stato si è limitato a dire di “non avere informazioni credibili e indipendenti sul rilascio”. 


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