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Salviamo le città finanziando le idee
La legge Bersani ha stanziato 46 miliardi. Ecco dove sono finiti
Con i fondi stanziati, Firenze ricostruisce il tessuto produttivo dei quartieri storici, rilanciando negozi tradizionali e imprese artigiane. Napoli risana i rioni del centro cittadino. Milano rivitalizza le periferie
Nel mare magnum delle oltre centomila e per buona parte inutili o disattese leggi che – nonostante l?Europa, la riforma Bassanini e altre ?amenità? del genere – ancora ingolfano il nostro ordinamento giuridico, scoprire che ve ne sono alcune che sfuggono alla regola dell?incomprensibilità, del burocratese e della difesa del ?particulare? è una gradevole sorpresa. Se poi queste sono state emanate per rendere davvero meno problematica la vita ai cittadini, si ispirano al principio della sussidiarietà e offrono concrete opportunità per ridurre il degrado delle città, renderle più sicure e promuoverne lo sviluppo socio-economico e occupazionale, allora c?è quasi da rimanere increduli.
È il caso, per esempio, della legge Bersani (n. 266/97), fortemente voluta da un gruppo di sindaci che hanno dato vita alla ?Rete delle città per la cultura dello sviluppo locale?, che si propone all?art. 14 di favorire il recupero delle aree di degrado urbano delle città attraverso procedure innovative che implicano una significativa collaborazione tra pubblico e privato. In sostanza, il ministero dell?Industria, usufruendo di risorse di origine comunitaria, mette a disposizione delle principali amministrazioni comunali (Bari, Bologna, Cagliari, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Roma, Torino, Venezia) fondi da destinare a quartieri caratterizzati da una forte carenza di servizi e da un tasso di disoccupazione più alto della media cittadina affinché, in collaborazione con il mondo imprenditoriale, sindacale e cooperativo predispongano progetti per la realizzazione di infrastrutture, incubatori d?impresa, attività di animazione economica e di ?rivitalizzazione? di professioni altrimenti destinate ad un inesorabile declino. Finora il ministero dell?Industria, cui spetta solo il compito di seguire lo stato di avanzamento dei lavori e di fornire assistenza tecnica per l?assegnazione delle agevolazioni, ha già erogato alle diverse città 46 miliardi di lire, ripartiti in proporzione all?entità della popolazione residente, ma non è esclusa la possibilità che essi possano incrementarsi se, come sembra probabile, la legge verrà presto rifinanziata.
«La legge Bersani si sta rivelando un utile strumento per alimentare un confronto proficuo tra pubblico e privato sui problemi veri del territorio e sulle soluzioni più credibili per risolverli», afferma Francesco Colonna, assessore all?Economia del Comune di Firenze che, grazie ai 2,1 miliardi ricevuti dal dicastero di via Veneto, mira soprattutto a far rifiorire l?artigianato artistico e tradizionale nelle vie del centro storico, come la zona dell?Oltrarno, un tempo ricche di botteghe e attività commerciali. «Naturalmente», aggiunge , «questo provvedimento non risolve da solo tutti i problemi (anche perché in alcuni casi gli importi dei finanziamenti sono poco più che simbolici), tuttavia può fare da volano ad altre partnership come per esempio quella che contiamo di attuare entro l?anno attraverso la costituzione di una fondazione a capitale misto pubblico-privato che operi per la promozione e conservazione dell?artigianato».
Dello stesso avviso è Concetta Travaglino, dirigente del servizio impresa dell?assessorato allo Sviluppo del Comune di Napoli, il quale ha beneficiato di un finanziamento di 5,9 miliardi destinati all?ampliamento di piccole imprese di servizi e commerciali di alcuni quartieri del centro storico (Montecalvario, Avvocata, Pendino, ecc.): «Da noi la ?266? sta rivitalizzando settori che vantano una lunga tradizione come quello della pasticceria o dell?artigianato. Per questo l?amministrazione comunale ha deciso di integrare con un miliardo il fondo di garanzia previsto dal programma di intervento della legge ed affidato in gestione al Mediocredito Centrale, in modo che si possano moltiplicare le iniziative imprenditoriali in zone con un alto tasso di disoccupazione». Francesca Maschietto, dirigente dell?assessorato ai Servizi sociali del Comune di Milano, sottolinea la significativa risposta ai bandi che c?è stata da parte dei quartieri interessati dal provvedimento (Bovisa, Quarto Oggiaro, Gratosoglio, Stadera): «Delle 105 domande pervenute, 76 presentavano caratteri di ammissibilità ma solo 32 risultano essere in posizione finanziabile per un importo complessivo di 4,4 miliardi. Questo la dice lunga sulla ?voglia di riscatto? che hanno le aree con indicatori economici e sociali inferiori alla media cittadina». Almeno per una volta, dunque, il legislatore ha dimostrato di avere la vista lunga. Auguriamoci non ricada presto nella sua inguaribile miopia.
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