Volontariato

La mia lunga corsa per i piccoli iracheni

Il maratoneta contro l’embargo si racconta

di Redazione

Da Amman a Baghdad: Giuseppe Papaluca, barbiere e sportivo dell?Uisp, ha percorso mille chilometri per ricordare i civili dell?Iraq vittime delle sanzioni Ha posato le forbici per calzare le scarpe da corsa e dimostrare la sua solidarietà al popolo iracheno, vittima dell?embargo. Giuseppe Papaluca ha corso da Amman, capitale della Giordania a Baghdad, la capitale irachena. Una corsa di 1000 chilometri nel deserto, che Papaluca ha percorso in 26 tappe fino a raggiungere Baghdad il 9 di aprile. L?iniziativa è stata promossa dall?Unione italiana sport per tutti (Uisp) e dall?associazione ?Un ponte per Baghdad? per chiedere la cessazione dell?embargo, che miete vittime soprattutto tra i bambini iracheni. «Ognuno di noi può fare qualcosa per coloro che soffrono» racconta a Vita Papaluca barbiere a a Roma, « Molti pensano che questa impresa sportiva sia una follia, ma a me piace correre e manifesto in questo modo la mia solidarietà al popolo iracheno. Non mi propongo di convincere i potenti, ma di informare le persone comuni, i quali non sanno che grazie all?embargo muore un bambino iracheno ogni 6 minuti » dice Papaluca. «Quando gli organi di informazione parlavano di embargo pensavo alla restrizione del commercio di armi, invece mi sono reso conto che gli iracheni non arrivano penne, quaderni, carta igienica. Alla gente non arrivano queste informazioni, perciò ho voluto stimolare la riflessione sui disagi del popolo iracheno. Questa mia impresa è un modo per informare chi non sa e non una smania di protagonismo. Ho scelto il percorso attraverso il deserto, proprio perché é l?unico modo per arrivare a Baghdad, visto che l?aeroporto è chiuso. Molte televisioni hanno seguito questo mio impegno sportivo, ma i proventi dei diritti televisivi andranno ai bambini iracheni, tramite l?associazione ?Un ponte per Baghdad? e l?Uisp. L?anno scorso ho fatto un percorso da Mosca a Roma per salutare il Giubileo, quella era una festa, qui c?è il dramma di un popolo», conclude Papaluca. Assistito da un camper il maratoneta, che ha concluso la sua gara solitaria , accolto come un vero eroe nella capitale irachena. I diritti televisivi, il barbiere podista li devolverà all?associazione ?Un ponte per Baghdad La corsa di Papaluca è una metafora estrema per dimostrare che qualsiasi iniziativa può contribuire a rompere l?embargo. «Spero che qualcuno tra i potenti mi segua», conclude Giuseppe. Speriamo.


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