Non profit

Università, protesta e imboscate

La riforma Gelmini tra i marosi della crisi politica

di Franco Bomprezzi

La riforma universitaria del Governo subisce una battuta d’arresto (due volte messo sotto in poche ore alla Camera, l’ultima stamattina), mentre cresce la protesta degli studenti, ma anche dei docenti e dei ricercatori. Gli scontri al Senato, con le relative polemiche, conquistano l’apertura dei giornali di oggi.

“Gli studenti assediano il Senato. Gelmini: così difendono i baroni” è il titolo di apertura del CORRIERE DELLA SERA. Sotto il titolo la foto di Bersani, segretario del Pd, che viene issato sul tetto della facoltà di Architettura. Servizi nelle prime quattro pagine del quotidiano, e un commento che parte in prima, di Andrea Balzanetti: “La piazza, i tetti e le imboscate”. A pagina 2 la cronaca della clamorosa incursione degli studenti al Senato, imprevista dalle forze dell’ordine, e culminata in un tafferuglio con lancio di uova all’interno di palazzo Madama, profanato per la prima volta nella sua storia. Imbarazzo del ministero dell’Interno, nota del presidente del Senato Schifani, come racconta Fiorenza Sarzanini. Mentre, di spalla a pagina 3, si racconta l’impresa alpinistica di Pierluigi Bersani, abile scalatore sul tetto di Architettura per solidarizzare con i ricercatori che lì hanno passato la notte per protestare contro la riforma. Iniziativa seguita poi da Di Pietro, e oggi da Vendola. Iniziativa contestata dal centrodestra, ma Bersani replica: “Riforma disastro. Io non tiro uova”. A pagina 5 il punto politico della riforma: “Governo «sotto» in aula. Ma con Fli è intesa”. In una bella scheda riassuntiva di spalla i punti chiave della riforma: età più bassa per le assunzioni; mandato di otto anni per i rettori; aumenti di stipendio sottoposti a relazione e valutazione di merito; scatti stipendiali per i ricercatori, su base valutativa e meritocratica; possibilità di assumere 1500 professori associati per il 2011, 2012 e 2013; ore da riservare alla didattica integrativa da parte dei ricercatori di ruolo. “Quello che sorprende (o forse no) – è il commento di Andrea Balzaretti a pagina 48 – è il fatto che all’origine delle due guerriglie ci sia un provvedimento che, sia pure tra fisiologici alti e bassi, ha avuto un iter parlamentare abbastanza sereno…Certamente la crisi economica, che ha costretto il ministro Tremonti a tenere i cordoni della borsa ben serrati, ha cancellato importanti e innovativi passaggi del progetto del ministro Gelmini. Però la parte ordina mentale contiene delle novità condivisibili come la riforma dei concorsi, la riduzione dei corsi universitari e l’ingresso di membri esterni nei consigli di amministrazione”.

«La rivolta delle Università» è il titolo in prima pagina de LA REPUBBLICA. Le pagine 2 e 3 sono dedicate alla cronaca e al racconto della giornata. A pagina 4 una breve intervista al presidente della Conferenza dei rettori italiani Enrico Decleva. «Mi auguro che la riforma Gelmini arrivi presto in porto. Così gli atenei non chiuderanno i bilanci nel 2011», dice Decleva. Secondo il rettore «Non è vero che le università sono in rivolta. Ho visto diverse contestazioni e questa non è ampia come in altri tempi. E poi per cosa sarebbero in rivolta? Perché pensano che introdurre tre esterni in un consiglio d’amministrazione significhi consegnare l’università ai privati?». Per Decleva l’università ha bisogno di questa riforma: «Risolve il nodo del reclutamento con meccanismi di abilitazione scientifica nazionale e la chiamata locale, dà un peso alla valutazione e rimette in moto l’autonomia spingendo gli atenei a rivedere struttura di governo e organizzazione scientifica». Il parere di Chiara Saraceno, invece, è nettamente negativo, come sintetizza il titolo del suo commento: «I tagli al futuro». La sociologa riconosce che «Ci sono molte buone ragioni per riformare l’università italiana» ma la riforma Gelmini «Dice di voler premiare il merito, ma, dopo aver operato un taglio robusto ai finanziamenti, distribuisce in base al merito solo il 7%  del finanziamento rimasto. Istituisce la figura del ricercatore a tempo» senza fornire «alcuna garanzia che i concorsi per entrare nelle posizioni successive avverranno effettivamente con cadenza regolare, con il rischio di creare una massa di precari». Dice «di voler invertire la fuga dei cervelli, ma i ricercatori italiani sono tra i peggio pagati nel mondo sviluppato». Taglia le borse di studio: Il fondo che le finanzia «scenderà da 96 milioni di euro nel 2010 a 70 nel 2011, tornando ai livelli del 1998. Ciò non è compensato da altri interventi per il diritto allo studio». Tutto questo mentre «In Francia e Germania, per nominare solo due paesi, a fronte della crisi economica, scuola, università, ricerca sono stati considerati investimenti prioritari, non solo da salvaguardare, ma da  rafforzare».

IL GIORNALE mette in evidenza la minaccia dei collettivi di sinistra al sottosegretario Daniela Santanchè che oggi a Firenze dovrebbe parlare al convegno “Comunitari e extracomunitari padroni a casa nostra?”, organizzato dagli Studenti per la libertà. I collettivi di sinistra hanno avvertito che: «Santanchè e De Corato non useranno la nostra università per portarci la loro propaganda politica razzista. Impediremo con ogni mezzo che lo facciano, alla nostra iniziativa aderiscono tutti i collettivi delle facoltà fiorentine, i centri sociali del territorio, l’Anpi». La Santanchè ha fatto sapere: «Questo si chiama terrorismo psicologico, è una minaccia grave. Questi vogliono il regime, altro che democrazia. Ma ci sarò». De Corato invece ha declinato l’invito.

«10 in condotta» a sfondare sulla fotografia della manifestazione di ieri davanti al Senato. Questa l’apertura del MANIFESTO che dedica poi alla protesta studentesca le prime due pagine (la 2 e la 3) « Cresce l’onda delle occupazioni di studenti e ricercatori. E sui tetti spunta anche qualche politico. In Italia e in Inghilterra coinvolte nella protesta le principali università. Manifestazioni in molte città. A Roma uova e slogan contro il Senato, mentre è la Camera che discute la legge Gelmini. A Londra scontri a Trafalgar square». «L’assedio del senato» è il titolo dell’articolo principale dove si dà ampio spazio alla cronaca della manifestazione accanto a fotonotizie sulle mobilitazioni in corso da Torino a Pisa. Si osserva anche che: «(…) Quella a cui stiamo assistendo è, invece, una difesa radicale della democrazia. Tra le generazioni innanzitutto perché, quando sarà approvata, la riforma Gelmini reciderà ancora di più il filo interrotto della trasmissione dei saperi, delle passioni e delle memorie che di solito avviene nella didattica universitaria, per non parlare del lavoro di ricerca il cui fondamento risiede proprio in tale trasmissione. Ma anche difesa di un’altra idea di università e quindi di istituzione democratica. La richiesta del movimento è quella di un «contratto pre-ruolo» che, al contrario di quanto fa il Ddl Gelmini, unifica le figure precarie presenti nella ricerca garantendogli contributi e assicurazione. C’è poi, da parte dei ricercatori e dei professori associati, la richiesta dell’istituzione di un «ruolo unico» della docenza articolato su varie fasce stipendiali. Una regola che permetterebbe la creazione di una reale democrazia nelle università italiane. E, infine, un generale piano di rilancio della ricerca e dello stato sociale (…)». 

 “Studenti contro la riforma Gelmini. Scontri e caos a Roma”. IL SOLE 24 ORE dedica alla protesta studentesca la fonotizia in prima. L’articolo di cronaca è a pagina 11. “Assalto degli studenti al Senato”, con un pezzo di Claudio Tucci che racconta gli scontri e le reazioni politiche. 

AVVENIRE parla di “Università nella bufera” a pagina 11 dando risalto nel titolo al giudizio del ministro Gelmini secondo cui gli studenti “Stanno con i baroni”. Nel sommario si legge: «Mentre alla Camera andava avanti, non senza tensioni, la discussione sul ddl di riforma, fuori andava in scena la protesta degli studenti. Anche le associazioni e i sindacati dei professori chiedono di fermare il progetto del ministero, sostenuto con decisione, invece, dalla Conferenza dei rettori». Mariastella Gelmini denuncia la strumentalizzazione degli studenti “da parte di esponenti della sinistra che hanno deciso di inscenare una sceneggiata sui tetti dell’università”. Il presidente del Senato Schifani, dopo il tentativo di intrusione a Palazzo Madama, ha detto che  “la protesta è intollerabile quando aggredisce le situazioni in modo violento”. Tra le reazioni, AVVENIRE registra anche quella del coordinatore nazionale di Azione Universitaria (giovani del Pdl) che accusa: «Siamo stanchi di vedere le nostre università trasformate in centri sociali, dove ogni giorno con la scusa di protestare contro il ddl Gelmini si mettono in scena spettacoli indecorosi». Una fotonotizia è dedicata alla provocazione del leader del Pd Pier Luigi Bersani che ieri si è arrampicato sulla scaletta anti-incendio per appoggiare  la protesta dei ricercatori e ha dichiarato: «Il Ddl Gelnini è un disastro omeopatico. Smantella l’università pezzo a pezzo». 

“Studenti, assalto al Senato. Gelmini: difendono i baroni” titola in prima LA STAMPA. E all’interno apre con il servizio sulle manifestazioni a Milano. A spalla un’intervista a Enrico Decleva, presidente della Conferenza dei rettori universitari, che si schiera a favore della riforma: «Questo ddl non sarà perfetto» dice, ma senza «si buttano a mare due anni di lavoro e non so quando si ricreeranno le condizioni per cominciare a ricostruire una nuova riforma». «Ci permettono di ripartire con le chiamate dei professori associati. Saremmo matti a non farlo. Stanno andando in pensione quindicimila professori: come faremmo senza nuove immissioni?». A pagina 5 la “salita” sul tetto della facoltà di architettura di Roma. Sommario: “E il segretario del Pd Bersani si scopre movimentista: sul tetto con gli studenti come Di Pietro”.

E inoltre sui giornali di oggi:

5 PER MILLE
IL MANIFESTO – In prima pagina un commento di Francesco Paternò sul’editoria «Il siluro di Tremonti» parla anche del 5 per mille. «(…) Tremonti ama alimentare guerre tra poveri. Togliamo i soldi ai giornali cooperativi e no profit, o togliamo i soldi alle associazioni no profit che salvano malati e bambini? Nell’incertezza di un governo allo sbando, prima li toglie a entrambi, poi per far passare la legge alla Camera con il voto dei finiani, finge di scegliere una strada e infine dice: è quella sbagliata. Nella certezza, intanto taglia tutto ciò che odora di cultura, cinema, musei, scuola, università, salvo su quest’ultima metterci un cip per il solito motivo dell’incerto voto degli alleati ex alleati. Il 5 per mille è stato introdotto nella finanziaria del 2006 senza un tetto. Molto bene. Nel 2010 il tetto è stato di 400 milioni, nel 2011 è stato ridotto a 100 milioni: oltre questa cifra, i soldi dei contributi che i cittadini destineranno alle associazioni finiranno nella casse dello stato. (…)» e prosegue: « Il fondo per il 5 per mille va giustamente reintegrato. Con il decreto milleproroghe di fine anno o meglio ancora, subito. I soldi ci sono, basta aprire la busta numero uno delle spese militari (c’è un nuovo siluro chiamato Squalo Nero che da solo vale 87,5 milioni o 10 elicotteri per altri 200 milioni) o la busta numero due delle elargizioni alle scuole private (+245 milioni, in tutto 526 milioni). Se c’è una cosa che non manca a Tremonti, sono le buste da aprire (…). L’idea del ministro di togliere all’editoria? «È come nel Monopoli quando prendi la carta degli Imprevisti – copiamo e incolliamo lo scrittore Francesco Piccolo da un suo fortunato libretto – che dice “se non siete già in prigione, andateci e fermatevi per tre turni”. Ma mio caro signor Monopoli, se io fossi in prigione, come potrei prendere la carta degli Imprevisti?. Caro signor Ministro, non siamo già abbastanza in prigione noi dell’editoria no profit e le associazioni del 5 per mille, per spararci addosso altri Imprevisti?».

AVVENIRE – «Il 5 per mille ha un supporter di ferro, il ministro Giulio Tremonti (che l’ha ideato), ma per ora resta a 100 milioni per il 2011», scrive il quotidiano cattolico in un taglio basso a pagina 12. Ma il reintegro slitta, forse al decreto milleproroghe. Gasparri dichiara: «Non c’è da preoccuparsi, la cifra stanziata riguarda solo i primi mesi”. Pd e centristi presentano emendamenti. Registrati solo le proteste della Giovanni XXII e di Federconsumatori che lancia la proposta di un presidio fisso, fatto a rotazione dalle associazioni colpite.

LA REPUBBLICA – Trova lo spazio per i tagli ai fondi voluti dal governo nella rubrica delle Lettere di Corrado Augias, sotto il titolo «Quel 5 per mille scippato dal parlamento». La signora Anna Maria da Bologna scrive: «Come potremmo evitare di fare i nostri versamenti visto che le nostre opinioni non vengono tenute in nessuna considerazione?». Risponde Augias: Tremonti ha promesso che reintegrerà il taglio, «perché l’auspicio diventi realtà, si tratta di vedere se ci sarà una maggioranza sufficiente a seguire il comportamento del ministro. La cosa è molto delicata perché i 300 milioni scomparsi sono andati per la maggior parte a rimpinguare il fondo destinato alle scuole paritarie e confessionali nonché alle università non statali».

IL SOLE 24 ORE – “A fine anno i fondi per il 5 per mille”, annuncia IL SOLE 24 ORE a pagina 11: «Legge di stabilità per ora “blindata” al Senato; reintegro dei fondi per il 5 per mille e misure compensative per la cultura in un altro provvedimento, probabilmente il decreto mille proroghe di fine anno. È la linea che al momento emerge all’interno del governo (…) Quale sia il veicolo normativo, sul 5 per mille si interverrà nuovamente. L’apertura è del ministro dell’Economia, Giulio Tremonti che in una lettera al “Fatto quotidiano” si dice pronto a votare per il reintegro dei 300 milioni tagliati alla Camera: “Il fondo attuale, pari a 100 milioni, può e deve essere integrato. L’importo iniziale è stato eroso da successive scelte parlamentari, ad esempio per incrementare i fondi per l’editoria o per le televisioni private”.  Tremonti rivendica a sè il merito di aver introdotto nel 2005 lo stanziamento: “Rispetto a tutte le altre scelte, fermo restando il vincolo dell’invarianza nella spesa pubblica, preferisco in assoluto il 5 per mille. Mi auguro che molti altri in Parlamento orientino il loro voto verso questa priorità”. La riforma del 5 per mille – conferma il sottosegretario all’Economia, Luigi Casero – sarà inserita “in uno dei prossimi provvedimenti utili”. Se al contrario, come propone un largo schieramento bipartisan, si troverà spazio per un emendamento ad hoc nella legge di stabilità, occorrerà per questo prevedere un terzo breve passaggio del provvedimento alla Camera».

RIFIUTI
IL MANIFESTO – Richiamo in prima «Il nord chiude a Napoli Apre soli il Lazio che è al livello “campano”» e una serie di articoli a pagina 4 ritornano sul tema “monnezza”. «Il ministro Fitto prova a convincere i governatori a prendere ognuno una parte di spazzatura dalla Campania. La presidente del Lazio dà un primo ok, nonostante le discariche della regione cresciute oltremisura e pronte a esplodere. Lo scontro è sempre aperto e a Napoli la pioggia aggrava la situazione. La regione di Polverini è già sull’orlo di una crisi campana, ma apre e le sue discariche» riassume il sommario della pagina accanto alle foto con didascalia di Polverini («l’ok della governatrice); Bossi (Bossi contro Jervolino) e Jervolino (Europa: Rosetta dimettiti). 

PROFUGHI
AVVENIRE – ”Deserto e catene. L’odissea libica dei 225 eritrei” è il titolo del richiamo in prima di che nell’inchiesta di pagina 3 sugli immigrati respinti dall’Italia si chiede “Che fine hanno fatto?”. In cerca di un approdo da questa estate, una parte ha tentato di raggiungere Israele ma è bloccata in catene nel deserto del Sinai, altri 175 rischiano l’arresto in Libia.

LAVORO
LA STAMPA – “Così aiuteremo i giovani”. Il ministro della gioventù Giorgia Meloni ha presentato il “piano anti-crisi” da 216 milioni di euro a favore degli under 35. Scrive LA STAMPA che «il progetto, dai contorni ancora un po’ oscuri» promette fra l’altro «il cofinanziamento di  “progetti nazionali” in “almeno tre regioni” a favore di imprenditori under 35 impegnati nell’eco-innovazione, nel recupero di arti e mestieri tradizionali, nella responsabilità sociale di impresa e nella promozione dell’identità italiana e europea. «Per partecipare come azienda però occorre aver fatturato almeno otto milioni di euro negli ultimi due anni ed esistere almeno cinque» scrive LA STAMPA, «requisiti piuttosto duri per un giovane imprenditore. Secondo Meloni il fondo sarà operativo da gennaio, ma il piano deve essere approvato dal ministro dell’economia Tremonti.

DONNE
ITALIA OGGI – Un’italiana su tre è stata molestata. Lo rivela il pezzo “donne da proteggere” che il quotidiano dei professionisti dedica alla Giornata internazionale contro la violenza delle donne istituita dalle Nazioni Unite nel 1999. Secondo i dati ripresi da ITALIA OGGI, nel nostro paese un milione di donne ha subito uno stupro o un tentato stupro; il 6,6% delle donne ha subito una violenza sessuale prima dei 16 anni. Oltre i dati ( emersi nel corso dell’ultima Giornata internazionale contro la violenza sulle donne tenutasi a Roma il 19 novembre 2009) il pezzo, che è scritto dall’avvocato penalista Giuseppe Staiano, affronta la pronuncia con cui la Corte costituzionale ha dichiarato la parziale illegittimità costituzionale dell’art. 275, comma 3, del codice di procedura penale. «Tale decisione» scrive Staiano «ha ritenuto irrazionale la scelta compiuta nel 2009 dal legislatore, con il cosiddetto “pacchetto sicurezza”, consistita nell’individuare nella custodia in carcere per i reati di violenza sessuale e di atti sessuali con un minorenne, l’unica misura cautelare applicabile in attesa della celebrazione del processo. Una decisione, questa assunta dalla Corte, molto discutibile, anche nel percorso argomentativo che la sorregge».

PERSECUZIONI
AVVENIRE – Dedica il titolo di apertura “Colpevoli di avere fede” e le pagine 4 e 5 al rapporto “Aiuto alla Chiesa che soffre”. Sono 50 milioni nel mondo i cristiani vittime di persecuzioni e almeno una sessantina i Paesi mnei quali si registrano abusi e violenza contro chi professa la fede. In Pakistan gli estremisti islamici hanno annunciato “ritorsioni” se Asia Bibi sarà graziata.


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