Non profit
“Monnezza” vera, decreto fantasma
Napoli sommersa dai rifiuti, ora rischia le sanzioni Ue
Ancora i rifiuti a Napoli. Città sommersa dai sacchetti della spazzatura e dalle polemiche politiche. L’ispezione dell’Unione Europea riaccende i riflettori anche della stampa.
“Crescono i rifiuti, tra le liti” è il titolo di apertura del CORRIERE DELLA SERA e subito sotto il titolo una foto impressionante di una montagna di sacchetti di rifiuti proprio vicino a un asilo. “Nell’asilo dei bambini assediati dall’immondizia” è infatti il pezzo di Goffredo Buccini che continua a pagina 5, mentre alle pagine 2 e 3 i servizi del CORRIERE . “Rifiuti, accusa degli ispettori Ue «Dopo due anni è tutto uguale»” racconta da Napoli Fulvio Bufi. Tremila tonnellate di spazzatura nelle strade di Napoli, quasi ottomila se si considera la provincia. Incontri della delegazione Ue, guidata da una combattiva italiana, Pia Bucella, con il governatore Caldoro e con l’assessore all’ambiente Romano. Il rischio è che partano le sanzioni economiche già minacciate dall’Europa. “Caldoro si limita a dire – scrive Bufi – che eventuali provvedimenti «bloccherebbero finanziamenti importanti per attuare il ciclo, effettuare le bonifiche e realizzare gli impianti»”. Marco Imarisio analizza la situazione. “Nuove discariche e sanzioni ai Comuni. Quel piano tradito”: inapplicate le regole varate da Berlusconi e Bertolaso nel 2008. Leggiamo: “Dei nuovi termovalorizzatori, ne era previsto uno per ogni provincia, nessuna traccia. E’ stato invece inaugurato l’inceneritore di Acerra, che dei suoi 607 giorni di vita non ne ha ancora trascorso uno solo funzionando a pieno regime. Un mistero, sul quale però sii basava l’intero ciclo di smaltimento dei rifiuti disegnato dal decreto”. A pagina 3 Marzio Breda racconta invece il giallo del decreto: “Richiamo del Colle sul decreto «Mai avuto dal governo, valuterò»” è il titolo, e il sommario rincara la dose: “Il testo inviato in serata via mail. Il Quirinale: solo uno schema sommario”. Marasma e caos politico all’origine di questa gaffe del governo: si sa che il decreto, sbandierato in conferenza stampa per entrare in vigore deve essere controfirmato dal presidente della Repubblica, se ne ravvisa necessità e urgenza, oltre che copertura finanziaria. E il retroscena tratteggiato da Alessandra Arachi chiarisce perché: “Dietro il ritardo i dubbi sui fondi e lo scontro sui termovalorizzatori” è il titolo del pezzo. Bella la pagina di Goffredo Buccini (pag. 5): “La scuola dei bimbi assediati «Noi, alfabeto e munnezza». Un passo: “Di paradossale c’è che nelle ore in cui una commissione europea arriva in città e – tenendosi alla larga dai vicoli – si consegna ai palazzi istituzionali e alle scartoffie burocratiche, nelle stesse ore in cui due parlamentari napoletane da copertina come la Carfagna e la Mussolini si accapigliano in una rissa degna dei bassi per motivi più che futili («sei una vajassa!», «lascia che mi capiti davanti…»), proprio il popolo dei bassi sembra sul punto di esplodere. C’è una parola, «colera», che nessuno pronuncia ad alta voce per paura di passare da untore: l’avvicinarsi del freddo dovrebbe essere del resto la medicina migliore per scaricare gli spettri degli anni Settanta, ma in ospedali di frontiera come il Cotugno si trattiene il respiro e le disdette cominciano a liberare troppe stanze negli hotel del lungomare”.
LA REPUBBLICA apre su Napoli: “Rifiuti, la denuncia della Ue”. Città e provincia sepolti sotto 10mila tonnellate di spazzatura, mentre l’Unione europea accusa: è tutto come due anni fa, accusano i commissari europei che bloccano i 500 milioni di euro destinati all’Italia per il ciclo dei rifiuti. Dice Pia Bucella, responsabile della direzione Ambiente e capo degli ispettori Ue: «Per sbloccare i fondi c’è bisogno di una nuova gestione concretamente impiantata. Non basterà avere un disegno sulla carta, ma vogliamo la certezza che il progetto sia attuato sul territorio. Oggi abbiamo solo rifiuti nelle strade e manca ancora un piano di trattamento e gestione della differenziata». Parole che smentiscono quanto affermò Bertolaso a marzo e cioè che «tutto quello per cui l’Italia è stata condannata è già risolto». Mentre il cardinal Sepe sferza le istituzioni («Napoli sembra di vivere di emergenze»), la Società italiana di igiene lancia l’allarme: «occorre un intervento immediato perché la salute è in pericolo per la grande quantità di immondizia nelle strade». La conferma dal racconto di Conchita Sannino: “La città schiacciata dalla ‘monnezza’ ecco le immagini del fallimento”. «La Campania, entrata ufficialmente nella crisi d’inverso dei rifiuti, all’alba del diciassettesimo anno della sua emergenza, allerta gli osservatori sanitari e torna sullo stesso piano inclinato del 2008. come allora, c’è aria di crisi al governo e faide politiche intestine che complicano l’evoluzione della crisi… Con una differenza sostanziale… Ed è la mancanza di un piano B». secondo il piano 2008, dovevano entrare in funzione 4 inceneritori, 3 sono rimasti sulla carta e dall’elenco delle 10 discariche, due anni fa ne sono state cancellate 3. Intanto la fibrillazione arriva anche a Roma: Napolitano ieri ha fatto sapere di non aver mai ricevuto al decreto all’indomani del Consiglio dei ministri del 18 novembre. Uno schiaffo al governo che pare abbia, ieri in serata, mandato una mail riassuntiva del decreto. Ma uno schema informale non basta, ovviamente. Il Capo dello Stato «si riserva ogni valutazione sui contenuti quando gli verrà trasmesso» il decreto. In gioco anche la trasparenza e il rischio infiltrazione mafiosa…
I Rifiuti e la teoria del “nuovo predicatore” Saviano aprono l’edizione di oggi del GIORNALE. “Rifiuti a Napoli? Saviano incolpa il nord” è il titolo che sintetizza il monologo del narratore alla trasmissione Vieni via con me. E rilancia la domanda che il ministro Roberto Maroni ha rivolto a Saviano: «perchè ha citato, a sproposito , solo la Lega nel suo monologo? Chissà se Saviano risponderà». Il quotidiano di via Negri lo imbocca. Gian Marco Chiocci in una corposa spalla ricorda la vicenda «di Gino Tommasino e di Catello Romano, rispettivamente vittima e carnefice, iscritti al partito di Bersani al centro di una inchiesta relativa a imprenditoria e criminalità su cui sta indagando la Dda di Napoli». IL GIORNALE mette in evidenza le parole di Pino Daniele su Saviano: «Se fosse pericoloso l’avrebbero fatto fuori da un pezzo. Sono cresciuto con la camorra e so bene che se uno dà fastidio lo eliminano alla svelta senza perdere tempo». Poi diventa politically correct e aggiunge: «Mi piace che Saviano faccia lezioni civili». La questione rifiuti slegata da Saviano è trattata incede a pagina 12 mettendo in evidenza che «nel giro di due ore l’Italia ha ricevuto tre cartellini rossi: quello del Quirinale che ha fatto un comunicato ufficiale per dire di non aver mai ricevuto il decreto del piano anti mondezza, quello degli ispettori Ue che sostengono che la situazione rispetto a due anni fa è simile e infine quello della società d’igiene che lancia l’allarme salute».
IL MANIFESTO: «L’Inceneritore», è questo il titolo che sovrasta, in prima pagina, la foto d’apertura che ritrae di spalle il presidente Napolitano in una sua visita a Napoli. «Dura nota del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: “Mai visto il dl sui rifiuti del governo. Napoli allo stremo”. In città è pericolo epidemie: tremila tonnellate di rifiuti non raccolti, in provincia più di ottomila. Gli inviati dell’Ue: “In due anni non è cambiato nulla”. I comitati denunciano: a Terzigno tre feriti dagli autocompattatori», così nel sommario si riassumono i temi che vengono trattati nelle due pagine (la 4 e la 5) dedicati al tema. In prima pagina inizia anche il commento di Guido Viale: «La politica delle balle». Così inizia Viale: «Invece di dare risposte sensate, la consorteria che controlla il Pdl campano – e non solo campano – si sta scannando per accaparrarsi i milioni che Berlusconi ha promesso, con un decreto che il presidente Napolitano dovrebbe promulgare senza averlo ancora nemmeno visto. E comunque dobbiamo sapere che la soluzione non verrà certo da lì (…)» e prosegue: «A sette mesi dalla visita della delegazione del parlamento europeo, che aveva constatato il disastro provocato da 14 anni di gestione commissariale dei rifiuti campani e dai due di gestione Bertolaso, è ora la volta di una delegazione della Commissione europea, il cui responso è molto più gravido di conseguenze; perché non potrà che confermare il blocco dei finanziamenti Ue determinato da una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia (…)» e ancora: «Berlusconi è stato costretto a cancellare le discariche su cui Bertolaso contava per continuare a nascondere il disastro che ha imbastito, e ora non c’è più impianto in grado di accogliere più rifiuti di quanti già non ne ingoi; i depositi “temporanei”, aperti nei luoghi più contaminati dai sedici anni della passata gestione commissariale, rigurgitano e nessuno lascia più passare i camion della “munnezza”. Ma non la vogliono nemmeno le altre regioni (con l’eccezione della santa Toscana): è la terza volta che dalla Campania si invoca l’altrui solidarietà “per l’ultima volta” (…)». Le due pagine interne si aprono con il titolo «Il decreto bidone» e un articolo è dedicato agli ispettori europei che dichiarano «”A Napoli tutto come prima” La bocciatura dell’Europa».
«Rifiuti in Campania, per gli ispettori Ue tutto come due anni fa» è il titolo di taglio centrale nella prima pagina de IL SOLE 24 ORE. La notizia viene approfondita a pagina 5: «L’emergenza rifiuti a Napoli e in Campania non è cambiata dal 2008. Anzi sembrerebbe addirittura peggiorata. È la convinzione degli ispettori dell’Ue che ieri sono arrivati ne capoluogo campano per fare il punto sulla gestione del ciclo dei rifiuti», scrive Paolo Picone. Mentre sul «fronte politico» si riferisce dell’«irritazione di Napolitano: mai visto il decreto quando arriva valuteremo». Al presidente della Repubblica «non è piaciuto affatto il balletto di responsabilità sulla gestione dei rifiuti a Napoli». Nella pagina delle opinioni il titolo del commento dedicato alla questione è «L’anno sottozero dei rifiuti a Napoli». Scrive il quotidiano: «Non c’era bisogno degli ispettori della Ue per capire che il problema dei rifiuti a Napoli è ben lontano dall’essere risolto. Bastava fare una passeggiata per le strade della città schivando le montagne di rifiuti che occupano i marciapiedi». Mentre Jacopo Giliberto ricostruisce la vicenda dell’inceneritore di Salerno, al centro delle polemiche sollevate dal ministro Mara Carfagna. «L’inceneritore potrebbe essere già stato costruito. Potrebbe già trasformare la spazzatura salernitana in chilowattora preziosi. Invece no. Una storia pazza dell’Italia degli appalti, dei Tar-a-ogni-piè-sospinto e della fantasia politica creativa».
“Rifiuti, scoppia il giallo del decreto”. Questo il titolo che dedica ITALIA OGGI al tema del giorno, pagina 3. Emilio Gioventù offre una cronaca succinta e disordinata: i risultati dell’ispezione comunitaria che sanciscono il nulla di fatto in due anni, dal primo scandalo rifiuti ad oggi. A cui si aggiunge il mancato recepimento da parte del presidente della Repubblica del decreto legge sulla raccolta fondi. Sullo sfondo le tensioni politiche: una vignetta dedicata a Pierferdinando Casini, dove il segretario dell’Udc apre una porta con su scritto “maggioranza” mentre dice “Io c’entro”, e un accenno alle posizioni pro-federalismo del numero uno di Confindustria, Emma Marcegaglia. Chiude l’articolo la notizia delle minacce recapitate all’Ansa di Bari contro Massimo D’Alema e Rosy Bindi. Tutti solidali. Ovviamente in difesa.
“Rifiuti di Napoli, ora è a rischio la salute” titola AVVENIRE in prima pagina. Da raccogliere ci sono 3.600 tonnellate di immondizia che invadono le strade insieme a topi, cani randagi e insetti, le famiglie non vogliono più mandare i figli a scuola per paura delle malattie. A pagina 8 l’articolo di Valeria Chianese riporta il monito del cardinale Sepe che ha detto: «Le emergenze a Napoli non mancano mai. È scandalosamente attuale il rinnovarsi dell’emergenza dei rifiuti che incombe come una “maledizione” sul nostro territorio». Ieri gli ispettori dell’Unione Europea che sono a Napoli per fare il punto sulla gestione del ciclo dei rifiuti hanno denunciato che la situazione è uguale a quella del 2008 e annunciato il possibile deferimento alla Corte di Giustizia. Intanto rischia di diventare un giallo istituzionale il decreto legge per l’emergenza rifiuti approvato in Consiglio dei Ministri il 18 novembre che fa litigare il Pdl e ha portato il ministro Mara Carfagna ad annunciare le dimissioni. Il Presidente Napolitano non lo ha mai ricevuto e il sindaco Rosa Russo Iervolino sostiene che non esiste. Secondo AVVENIRE c’è una spiegazione economica e una politica: «Tremonti ha dubbi sui fondi da utilizzare per il reimpiego del personale dei consorzi e sullo sbocco dei 150 milioni di euro di fondi Fas della Campania. Inoltre ci sono perplessità circa la situazione giudiziaria di alcuni lavoratori del settore rifiuti. Poi c’è la partita politica del trasferimento, su pressione del ministro Carfagna, della realizzazione di tre nuovi termovalorizzatori dai presidenti di provincia al governatore Caldoro e del successivo passo indietro». Un taglio basso, intitolato “Dal governo solo ecoballe” raccoglie le dichiarazioni dell’opposizione che alza il tiro sul governo. Riassume per tutti Rosy Bindi: “Esecutivo fantasma che annuncia provvedimenti fantasma“. Ma il governatore Caldoro chiede tempo e risponde. “Basta un tassello che non funziona e una città come Napoli va subito in crisi“.
“I rifiuti a Napoli? Tutto come due anni fa”. LA STAMPA pubblica in prima pagina la foto dei bambini di una scuola elementare di Napoli costretti a scavalcare i rifiuti per arrivare in classe. In apertura del servizio a pagina due l’ispezione a Napoli della delegazione dell’Unione europea con a capo l’italiana Pia Bucella, la quale, scrive LA STAMPA ha rilasciato una dichiarazione che è un bollettino di guerra (situazione come due anni fa e non c’è un piano di trattamento e gestione differenziata), e in tutto questo le autorità sembravano più preoccupate per le sanzioni comunitarie che non per il problema in sé. “Il caso”: in un riquadro LA STAMPA riferisce la presa di posizione del Presidente Napolitano: «Una severa censura dell’operato del governo è stata espressa ieri dal Quirinale attraverso un comunicato in cui Giorgio Napolitano deplorava di non aver mari ricevuto il decreto-legge sulla raccolta dei rifiuti in Campania e, pertanto, di non averlo potuto né esaminare né controfirmare». Il decreto, di conseguenza, non poteva essere considerato in vigore.
E inoltre sui giornali di oggi:
5 PER MILLE
LA REPUBBLICA – A pagina 26: “Cinque per mille, appello di 50 associazioni”. Chiedono la rimozione della soglia massima dei 100 milioni, mentre è polemica contro Lupi (che ieri aveva detto: i soldi mancanti vanno trovati). «Una promessa tardiva e poco credibile» ammonisce Cecilia Carmassi, responsabile terzo settore del Pd. Adolfo Urso (Fli) sul suo blog richiama l’appello a favore delle onlus di Fini e condivide l’appello delle associazioni: «ci impegneremo affinché le risorse siano trovate».
IL FATTO QUOTIDIANO – Apre sul 5 per mille: “Tolgono ai bimbi disabili e danno alle scuole private”. Nel sommario si spiega: “Tremonti dirotta gran parte dei soldi del 5 per mille, strangolate le onlus della ricerca e del volontariato”. La cronaca alle pagine 2 e 3: “Il volto dei nuovi poveri” è un pezzo sulla mensa di Sant’Egidio, a Roma, uno degli esempi di cosa si può fare con il 5 per mille. Accanto schede su tutte le principali organizzazioni e quel che fanno con il 5 per mille. In realtà, sottolinea Stefano Feltri, «i tecnici del bilancio dello Stato spiegano che non si è trattato di un taglio, ma di uno stanziamento più basso. Perché ogni anno, nonostante le molte promesse, si riparte da zero e non ci sono automatismi». «Sono scelte politiche, non il frutto di una contingenza contabile». Il commento, in prima, è di Luca Telese: «Dopo averci raccontato per anni che loro – al contrario dei perfidi bolscevichi dell’Unione – non avrebbero messo le mani nelle tasche degli italiani… hanno fatto di meglio. Hanno tagliato direttamente la tasca con il rasoio, per fregarci i soldi del 5 per mille dalla dichiarazione dei redditi». «Una sottrazione di fondi mirata che taglia risorse a chi in Italia si occupa degli ultimi, della sanità, degli anziani, dei disabili, degli ospedali, della ricerca, del volontariato».
IL SOLE 24 ORE – A pagina 21 si occupa del provvedimento in commissione Bilancio al senato. «Cresce il pressing sul 5 per mille» è il titolo dell’articolo di Dino Pesole. «Su questo tema si sta consolidando uno schieramento bipartisan di cui sarà difficile non tenere conto. Il vice presidente del Pdl alla Camera, Maurizio Lupi, si dice ad esempio convinto che alla fine i restanti 300 milioni saranno certamente recuperati. Anche Adolfo Urso, coordinatore nazionale Fli, richiamando l’appello rivolto da Gianfranco Fini assicura l’impegno a reperire le risorse». Ma il presidente della commissione Bilancio, Antonio Azzollini del Pdl frena tutti: «tempi stretti e fondi scarsi».
IRLANDA
IL MANIFESTO – «Chi salva chi? Un paese in trappola» è il titolo del commento di Galapagos alla notizia del salvataggio da 90 miliardi accettato dall’Irlanda che porterà allo scioglimento delle camere irlandesi e al voto. «Chi salva chi? Nel caso dell’Irlanda non è una domanda retorica, soprattutto alla luce di quello che è accaduto per la Grecia e accadrà per il Portogallo. (…) Fino a due anni fa Dublino era un paese «virtuoso» (…) Nel 2008, però, è esplosa la crisi globale e l’Irlanda l’ha pagata molto cara in termini di economia reale e di crisi finanziaria: il paese nel suo piccolo è una sintesi perfetta del tracollo globale. L’Irlanda, infatti, aveva cavalcato il boom edilizio e le banche avevano contribuito a gonfiare la bolla.(…)» E osserva: «Ma a cosa serviranno questi soldi? Ufficialmente per ridare stabilità al sistema finanziario e ai conti pubblici. Certo, ma serve una traduzione di questa affermazione: i miliardi serviranno a rimborsare i creditori dell’Irlanda. Cioè le banche che hanno acquistato debito pubblico e privato. E, in prima fila, ci sono le banche britanniche e quelle tedesche (…) la Ue, la Bce e il Fondo monetario danno soldi non per favorire lo sviluppo, ma per consentire al sistema bancario di riavere i suoi soldi. Una truffa alla quale un solo paese ha avuto la forza di ribellarsi: l’Argentina che non ha esitato a dichiarare default, il fallimento. Buenos Aires vide giusto, mentre i paesi con governi conservatori che dovrebbero avere nel Dna la possibilità del fallimento, non lo dichiarano. E non per salvare i propri cittadini, ma esclusivamente il capitale finanziario».
MYANMAR
IL SOLE 24 ORE – Pubblica un intervento del premio Nobel per l’Economia Amartya Sen. «Si chiama business la via della libertà, è il titolo. L’economista si chiede che cosa possa fare la comunità internazionale per la Birmania. «Prima di tutto occorre delineare ex novo l’insieme di sanzioni ed embargo in vigore al momento. Sanzioni generiche che colpiscono la popolazione birmana – per esempio ponendo restrizioni alle esportazioni di capi di abbigliamento – possono essere sostituite da sanzioni che prendano invece di mira direttamente il regime, colpendo per esempio le attività alle quali si dedica preferibilmente chi ne fa parte», scrive Sen.
FEDE
AVVENIRE – Con il titolo “Asia, sfregio e speranza” apre sul caso della cristiana pachistana accusata di vilipendio del profeta Maometto che ha denunciato di essere stata stuprata in carcere dai suoi aguzzini. Un’inchiesta ha stabilito che all’origine della sua condanna c’è una montatura, e si rincorrono le voci sul suo rilascio. Ancora persecuzioni anche a Musul, in Iraq, dove sono stati uccisi due fratelli cattolici. Alle sofferenze influtte per odio è dedicato l’editoriale “Estrema blasfemia” di Giuseppe Anzani sulle persecuzioni ai cristiani iracheni.
FAMIGLIA
IL GIORNALE – Recensione della guida a 150 negozi e servizi che agevolano le mamme. L’autrice è Carlotta Jesi. La guida indica la pizzeria con le mini porzioni, il bancomat che si può usare stando in macchina -con pupo seduto accanto- come se si fosse al casello autostradale che esiste alla filiale di sesto san giovanni ( non si dice di che banca) e lo studio legale provvisto anche di fasciatolo per i neonati delle clienti.
CANTONA
IL MANIFESTO – Un lungo colonnino in prima pagina è dedicato alla proposta di Eric Cantona di ritirare i soldi dalle banche entro il 7 dicembre «E adesso “scantoniano”» è il titolo del colonnino che unisce alla proposta dell’ex calciatore alla campagna abbonamenti de IL MANIFESTO. A pagina 7 parlando di finanza l’articolo sul tema è intitolato «Il calciatore Cantona contro le banche: via i soldi dai conti». Luca Manes scrive: «Calciatore, attore, produttore cinematografico, ora anche attivista contro lo strapotere dei grandi istituti di credito internazionali. Eric Cantona non finisce di stupire, nel suo eclettismo che lo rende un personaggio a tutto tondo, distante anni luce dal prototipo moderno dell’ex calciatore che pensa solo a godersi i tanti milioni guadagnati in carriera e se ne infischia del mondo che lo circonda (…)» Questa la dichiarazione di Cantona in un’intervista su You Tube che ha ottenuto ben 40mila contatti n poche ore: «Che senso ha scendere in piazza? Per dimostrare? Non è più questa la strada. La rivoluzione è veramente facile oggi: il sistema è costruito sulle banche, quindi deve essere distrutto attraverso le banche. Se i 3 milioni di persone che hanno manifestato si recassero presso gli istituti di credito e ritirassero i propri soldi, le banche collasserebbero», il riferimento era agli scioperi francesi contro la riforma delle pensioni voluta da Sarkozy. «King Eric, come lo avevano soprannominato gli adoranti supporter dei Red Devils, ha ormai stretto un legame operativo con il movimento transalpino StopBanque, tanto da fissare una data per chiudere i conti correnti bancari: il prossimo 7 dicembre» continua l’articolo che si chiude, dopo aver ricordato il calcio assegnato a uno spettatore che costò a Cantona nove mesi di squalifica e 120 ore di servizi sociali, dicendo: «Adesso ha deciso di essere ancora più diretto e di mollare un bel calcione alle banche. Beau chance, Eric».
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.