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Governo, tre colpi di avvertimento

Maggioranza battuta sulle modifiche al trattato Italia-Libia

di Franco Bomprezzi

Prove tecniche di affossamento del Governo. Ieri alla Camera per tre volte il Fli ha votato assieme all’opposizione, facendo approvare tre emendamenti al trattato con la Libia. I giornali aprono con l’agonia della maggioranza di centrodestra.

“Primi colpi al governo in Aula” è il titolo di apertura del CORRIERE DELLA SERA. Servizi e commenti nelle prime pagine del quotidiano di via Solferino. Intanto i fatti, raccontati a pagina 2 da Dino Martirano: “Così, grazie ai voti dei finiani, il governo è andato sotto tre volte: sull’emendamento del radicale Matteo Mecacci (che chiede a Tripoli di ammettere gli osservatori dell’Unhcr), sulla mozione Adornato (Udc) che richiama il rispetto dei diritti umani e sul testo Antonione (Pdl) ritirato dalla maggioranza e fatto proprio da Fli perché aveva recepito l’emendamento radicale. In rapida successione dunque, l’asse Pdl-Lega è stato sconfitto: 276 a 261, 281 a 269 e 281 a 270”. E a pagina 5 Francesco Verderami chiarisce gli scenari: “Dietro la trattativa spunta la corsa al Colle”. “Siamo al preavviso della crisi” annota subito Verderami. Berlusconi frena sull’apertura di una crisi pilotata perché sarebbe l’ammissione di una sconfitta politica e precluderebbe l’ultimo passaggio, quello di una candidatura del Cavaliere al Quirinale, alla scadenza di Napolitano. “E’ questo il vero nodo della trattativa – spiega il giornalista – la corsa al Colle di fatto è già iniziata. Lo ha ammesso giorni fa Bersani, lo dicono sottovoce i leader della maggioranza. Ecco perché la battaglia attorno al governo è così cruenta, ecco perché il timing della crisi sarà determinante”. “La mediazione leghista scopre la debolezza del premier e di Fini” è il titolo della nota di Massimo Franco. “Il fatto che la mediazione fra il premier e Gianfranco Fini sia stata assunta da Umberto Bossi è paradossale e insieme inevitabile. Paradossale, perché il presidente della Camera aveva deciso di picconare il governo per contrastare lo strapotere dell’«asse del Nord». Invece si trova costretto a riconoscere al capo della Lega una centralità che contraddice la sua strategia. Ma il colloquio di domani è anche inevitabile, perché entrambi, e il premier con loro, debbono dimostrare all’elettorato che non vogliono il voto; e perché la Lega ha in mano il destino di Berlusconi – scrive Franco – Dunque, prima di prendere atto che la legislatura sta finendo vogliono credere allo «spiraglio» evocato da Bossi: sebbene ieri sia stato rimpicciolito dal voto del Fli con l’opposizione, che ha battuto per tre volte il governo sul trattato Italia-Libia in tema di immigrazione clandestina. Fli e opposizioni tentano di accelerare una crisi virtualmente già aperta. La loro speranza è di sfrattare il Cavaliere senza arrivare alle elezioni. La minaccia del Fli di far dimettere la sua delegazione se Berlusconi non getta la spugna si concretizzerà entro qualche giorno”.

LA REPUBBLICA apre con “Fli vota col Pd, governo 3 volte ko” e riserva la fotonotizia alla visita del premier: “Berlusconi contestato in Veneto e a L’Aquila «Avrete subito i soldi per l’alluvione»”. Discutendo del rinnovo del trattato fra Italia e Libia, le opposizioni hanno proposto un emendamento per spingere Gheddafi a riaprire l’ufficio Onu a Tripoli e rispettare la Convenzione sui rifugiati. La maggioranza non ci sta ma alla fine va in minoranza. Esplodono le polemiche. La Russa e Cicchitto accusano Fli di volere il ritorno dei barconi clandestini, il ministro Frattini sottolinea che per colpa di Fli l’Italia esce dal solco della politica Ue nei confronti di Tripoli. Facile, per il Pd Sandro Gozi, ricordargli che «in realtà il mancato rispetto dei diritti umani è proprio l’ostacolo principale per un accordo Ue-Libia». La rottura non crea certo un buon preludio per la mediazione del Senatur, come sottolinea Francesco Bei nel suo retroscena: «Il tentativo di mediazione del Carroccio sembra già naufragato prima di cominciare». «Non mi risulta che sia stato tolto il nostro veto contro l’Udc di Casini» dice Calderoli, mentre i finiani paiono disponibili a un nuovo governo non guidato da Berlusconi (che però non si fida affatto e dice no a una crisi pilotata).

“Fini vota con la sinistra a favore dei clandestini” è il titolo della prima pagina del GIORNALE  e dell’editoriale di Sallusti che scrive: “la guerriglia  contro Berlusconi e Bossi scende dai palazzi e si sposta sulla pelle  della gente che ha votato questa maggioranza per vedere risolta una vota per tutte la questione dei clandestini, anche fidandosi di una dichiarazioni che Fini fece a suo tempo «Non possiamo accogliere tutti coloro che vogliono venire qui»”. Sallusti considera: «Aprire una crisi pilotata contando sulla lealtà di Fini è come puntarsi una pistola alla tempia con cinque pallottole su sei. Ci sono meno rischi a farsi sfiduciare  e sperare che Napolitano  non preferisca la via del ribaltone a quella delle lezioni anticipate. Non lo dice, ma ne è convinto anche Bossi che  domani inizia il suo personale tentativo di mediazione fra il presidente del consiglio e quello della Camera». Adalberto Signore  traccia un retroscena: «Fosse una scuola elementare e non Montecitorio, sarebbe una partita a palla avvelenata dove tutti giocano a non farsi colpire dal tiro che sancirà chi è il responsabile della crisi» signore sostiene che l’incontro fra Bossi e Fini è «un esercizio retorico che difficilmente porterà da qualche parte a meno di un’imprevedibile giravolta del Carroccio e di Tremonti a favore dell’esecutivo che archivi Berlusconi». Signore svela due rumors, il primo «Pare che Napolitano abbia alzato il telefono  e chiamato direttamente il presidente della Camera invitandolo  a darsi una calmata perché il momento politico è delicato e la sua sovraesposizione istituzionale inizia a essere un problema», il secondo «uno misurato come Gianni Letta pare che in privato  non abbia nascosto tutta la sua sorpresa per un attacco tutto politico al premier che non è più conciliabile con il ruolo di garante delle istituzioni». E infine: «Fra le varie ipotesi di compromesso c’è anche quello delle doppie dimissioni. Berlusconi farebbe un passo indietro per aprire una crisi con reincarico se Fini  si dimettesse.

IL MANIFESTO gioca sulle parole. Berlusconi seduto tra Bossi, Cota e Zaia in una foto d’interni in Veneto domina la prima pagina con il titolo a  incastro: «Via col Veneto». Sulla giornata di ieri, la situazione politica e le contestazioni di ieri il rinvio alle tre pagine interne (4-5-6) riassume «Prove tecniche di nuova maggioranza alla Camera: i finiani votano con l’opposizione e il governo va sotto per tre volte. Rimesso in discussione il Trattato Italia-Libia sui respingimenti degli immigrati. Il governo non tiene più, Berlusconi se ne va nel nord-est alluvionato e nell’Abruzzo terremotato per provare a risollevarsi con l’ennesimo spot di regime. Ma viene contestato: a Padova e Vicenza da studenti e No Dal Molin, a L’Aquila dagli sfollati che preparano la manifestazione nazionale del 20 novembre». In particolare a pagina 5 sotto il titolo «Immigrati, Fini affonda il barcone del governo» il sommario recita: «Si dividono pure sui diritti umani. Futuro e libertà vota con Pd, Idv e Udc un emendamento che obbliga il governo a chiedere a Tripoli il rispetto del diritto di asilo. In aula alla camera nasce una nuova maggioranza che manda sotto l’esecutivo per tre volte. Bocchino: “Senza di noi Berlusconi non va da nessuna parte”. La Russa attacca “vogliono riaprire le porte all’immigrazione clandestina, è un boomerang”. Esulta l’opposizione, D’Alema: “Andate a casa”».  E nell’articolo «(…) A Berlusconi il voto di ieri deve aver fatto male più di uno schiaffo. Contestato dagli alluvionati in Veneto e dai terremotati in Abruzzo, alla Camera il premier vede allargarsi una crepa gigantesca sulla tenuta del suo governo. E per di più su una materia come il Trattato con la Libia, simbolo e orgoglio della sua personale amicizia con Muhammar Gheddafi (…)» Di spalla «Pdl in fuori gioco Bossi pensa al dopo», articolo che si apre con «Prima se ne va il “grande galleggiatore” Berlusconi “prima sarà possibile risolvere la crisi”. Pier Casini sposa quasi alla lettera la linea di Fini e rende assai impervia l’esplorazione del “soldato” Bossi. (…)» che chiude osservando: «(…) Tra il dire e il fare c’è di mezzo la legge elettorale. Casini e Fini hanno comunque bisogno di cambiarla. E lo stesso vuole fare il Pd (soprattutto in funzione anti Vendola e Di Pietro). (…) L’affondamento della maggioranza sull’emendamento del radicale Mecacci è una beffa che riecheggia troppo il dito alzato di Fini verso il Cavaliere».

“Governo sotto tre volte, Fli con l’opposizione. Bossi vedrà Fini. In Veneto fischi a Berlusconi”. Richiamo in prima pagina sul SOLE 24 ORE che riassume così la situazione politica. Stefano Folli, nel suo Punto a pagina 8, guarda lontano: “Si prepara una nuova stagione, ma solo dopo le elezioni”: «Dicembre resta l’orizzonte più probabile di una breve stagione che possiamo definire di “piccola stabilità”. Serve a votare senza troppe tensioni la legge finanziaria, cioè il freno alle tendenze speculative. Ed è essenziale per concludere l’iter dei decreti sul federalismo. Non solo. La “piccola stabilità” che Bossi caldeggia rende comunque più faticoso il sentiero di Fini. Berlusconi l’altro giorno si limitava a dire: “se vuole farmi cadere mi voti contro in Parlamento”. Bossi, più astuto, preferisce abbassare i toni e cercare qualche “spiraglietto”. Il risultato è che il presidente della Camera, dopo aver accesso i fuochi artificiali, adesso procede con i piedi di piombo: Berlusconi non è corso al Quirinale a dimettersi e adesso diventa difficile per “Futuro e Libertà” togliergli la fiducia in Parlamento. È più semplice tenere alta la sfida sul terreno mediatico. Alimentando piccoli intoppi parlamentari come è accaduto ieri. (…) Al di là delle urne, i cui risultati non sono oggi prevedibili, si apre una stagione nuova. Si svolgerà, certo, senza più Berlusconi alla regia, ma con Bossi, Fini, Casini, Tremonti, Bersani, Di Pietro, Vendola ai loro posti. Protagonisti e comprimari chiamati a una cruciale prova di maturità nel segno della coesione nazionale. Il partito dei pessimisti e quello degli ottimisti già affilano gli argomenti».

Fini è passato dall’altra parte” titola ITALIA OGGI. Un pezzo di cronaca sulla giornataccia del governo battuto alla Camera condito di commenti come quelli di Sacconi «non è sulla Libia che cadrà il governo», di Franceschini «sono prove tecniche di quanto accade  di qui a poco» e di Follini secondo il quale si avvicina un inverno politico polare ed esorta i riformisti moderati a «fare del loro meglio per scaldarsi a vicenda».  Ma non è stata una giornata nera solo per il Governo. Il pezzo propone anche una cronaca delle contestazioni nei confronti del premier avvenute ieri durante i sopraluoghi in Veneto e presso L’Aquila. 
 
AVVENIRE titola in prima “Mancano 2 miliardi e anche i voti finiani” e dedica tre pagine interne alla bufera politica con la maggioranza in bilico e il Governo battuto tre volte alla Camera. Per Berlusconi Fini è un “suicida” e ogni mediazione è ormai inutile. Secondo Bossi “se non passa la finanziaria, salta il Paese”, mentre Casini insiste per un governo istituzionale. Ieri alla Camera Pdl e Lega sono andati in minoranza sui respingimenti agli  immigrati: «Una vera e propria gragnuola di colpi, con la quale Futuro e Libertà dapprima fa passare un emendamento del Pd alla mozione della maggioranza sulla revisione del trattato di amicizia Italia-Libia, poi ripresenta e fa approvare il testo, ritirato dal governo. Infine vota una mozione dell’Udc sulla stessa materia». Bersani, Veltroni e D’Alema all’unisono dicono che «La maggioranza non c’è più, la crisi è certificata». E Bersani valuta la mozione di sfiducia, anche se avverte che un Berlusconi-bis “sarebbe un delirio”. Intanto Tremonti avverte che nei conti della manovra mancano 2 miliardi: “Richieste per 7 ma ne abbiamo disponibili 5”. Oggi in commissione bilaterale è a rischio il voto sul terzo decreto attuativo del federalismo fiscale che riguarda i fabbisogni di Comuni e Province. 

Su LA STAMPA un editoriale di Federico Geremicca, con il titolo “Napolitano il garante” analizza il ruolo importante di Napolitano in questa difficilissima fase politica. Scrive Geremicca: «Nel Paese dei dietrologi in servizio effettivo permanente e del «qua nessuno è fesso», l’ultima paradossale novella che fa il giro dei palazzi romani, recita più o meno così: Berlusconi salvato da Napolitano, chi l’avrebbe mai detto. Sussurrata a mezza voce, è questa – infatti – l’interpretazione maliziosa dell’appello (o meglio: dei suoi possibili effetti) rivolto dal capo dello Stato alle forze politiche affinché, nella corsa verso la crisi, non venisse travolta anche la legge di bilancio. Un invito ad un “sussulto di responsabilità”, insomma: interpretato, invece, alla stregua di una mossa tattica, del sostegno a questa o a quella parte politica. Al Quirinale – inutile dirlo – si usa un solo avverbio per commentare tali interpretazioni: avvilente. Ma non è questo il punto». Il commento poi sottolinea la vera ragione dell’intervento stabilizzante di Napolitano: «Che l’Italia sia alla vigilia di una importante emissione di titoli di Stato, poco importa: e ancor meno, probabilmente, pesa la preoccupazione che in uno scenario ulteriormente compromesso i tassi d’interesse possano schizzare alle stelle, come è accaduto in Irlanda. Irrilevante – evidentemente – deve esser considerato il fatto che la manovra di bilancio possa servire a ridare un po’ d’ossigeno a enti locali in ginocchio per i precedenti tagli o a indirizzare quel po’ di risorse disponibili verso i settori maggiormente in crisi. Niente di tutto questo è parso interessare, nel fuoco dello scontro apertosi nella maggioranza di governo. E in nome di una sorta di micidiale proprietà transitiva, tanto meno può aver interessato il Colle, del tutto estraneo a responsabilità di governo: dunque, se il Quirinale si è mosso, è per aiutare questo o quello, per allungare i tempi della crisi favorendo Silvio Berlusconi».

E inoltre sui giornali di oggi:

SAVIANO
LA REPUBBLICA – “Saviano e Benigni, è record di ascolti 8 milioni per Raitre, giovani in prima fila”. Dopo due giorni dal programma condotto da Fabio Fazio, Vieni via con me, le analisi del successo in termini di spettatori. Oltre 18 milioni di contatti, per un totale di quasi 8 milioni di spettatori. Oltre il 30% giovani. «La libertà non è nemica della buona televisione. Una tv diversa è possibile», ha argomentato Paolo Ruffini. «La televisione modello Fazio & Saviano è una televisione civile perché si contrappone intellettualmente a quella incivile, pubblica e privata, che dalla metà degli anni Ottanta la tv commerciale ha imposto agli italiani», commenta Giovanni Valentini.

FAMIGLIA
IL SOLE 24 ORE – “Famiglia, fattore batte quoziente”. «Il quoziente è morto, viva il quoziente. Al suo posto va il fattore. Non quello della vecchia Italia contadina, però. Ma il fattore famiglia, vale a dire la nuova proposta di fisco equo spinta dal mondo cattolico attraverso il Forum delle associazioni familiari. Nessuno piangerà per la scomparsa del quoziente familiare promesso nel programma elettorale del governo. L’imposta unica alla francese sull’insieme dei redditi del nucleo familiare avrebbe disincentivato il lavoro del coniuge più debole (la donna, tipicamente) e sarebbe stato più generoso con i redditi medio-alti: così tuonavano gli economisti della Voce.info e le associazioni femminili. Il sorpasso del fattore sul quoziente è stato confermato ieri, nella seconda giornata della conferenza nazionale della famiglia a Milano, dallo sherpa della prima bozza di piano nazionale Pierpaolo Donati, direttore tecnico-scientifico dell’Osservatorio ad hoc. “Il fattore famiglia di ispirazione tedesca, che introduce una no-tax area al di sotto del livello minimo di vita decente tassando solo il reddito superiore, sta guadagnando larghissimo consenso alla conferenza”, ha detto Donati.

AVVENIRE – Si chiude oggi la tre giorni della Conferenza Nazionale di Milano dedicata alle politiche familiari. Tra i problemi sottolineati con più forza l’emergenza educativa, la fiscalità, le politiche locali. Luigi Campiglio dell’Università Cattolica di Milano ha calcolato che dal 1996 al 2008 gli aiuti fiscali alla famiglia sono diminuiti di 11,4 miliardi. Ciononostante a livello locale sono stati attuati molti progetti finalizzati al sostegno delle famiglie.  A pagina 7 sono descritte alcune buone pratiche: nel Trevigiano il super progetto che coinvolge 80 famiglie suddivise in 6 sottogruppi, a Bolzano l’esperienza dei nidi familiari Tagesmutter, in Sicilia il servizio Anziani in affido.

MIGRANTI
IL MANIFESTO – «Il ministero degli Interni vuole sfinire gli stranieri che rischiano la vita» titola l’articolo a piede di pagina 6 dedicato ai presidi di Milano e Brescia contro la «sanatoria truffa». Luca Fazio scrive: «Lassù si gela e qualcuno li odia. Sei uomini stanno rischiando la vita su una gru a Brescia, altri cinque si sono ficcati nelle stressa trappola a Milano, su una ciminiera. Lottano per avere lo straccio di un permesso di soggiorno; nella stessa situazione, in Italia, ci sono decine e decine migliaia di persone che aspettano anche solo un segnale. (…) Nessuno riesce a prevedere come andrà a finire, e le centinaia di persone che si sono strette intorno ai migranti cominciano a temere il peggio (…)». E guardando avanti «L’avvocato Pietro Massarotto, presidente del Naga, per sbloccare la situazione presenterà un’istanza al ministero dell’Interno per chiedere la concessione di un “permesso di soggiorno umanitario” (a Verona e Varese questo tipo di permesso è già stato concesso ad alcuni stranieri truffati da false sanatorie). Edda Pando, dell’associazione Todo Cambia, senza crederci più di tanto, si augura invece che “qualcosa si muova anche nelle altre città”. Per ora, sono in programma due manifestazioni. Una domenica a Milano, nel giorno delle primarie; e l’altra a Bologna, sabato, con la partecipazione annunciata di diverse associazioni e di circoli di partito di sinistra e centrosinistra. Mancano solo tre giorni, ma per qualcuno potrebbero essere tantissimi, forse troppi».

MYANMAR
AVVENIRE – “L’incubo di un’ondata di profughi” è il titolo della fotonotizia in prima. A pagina 9 l’inviato Stefano Vecchia descrive la situazione dei 30mila “ostaggi” birmani costretti a rifugiarsi in Thailandia per i combattimenti di lunedì tra i filo governativi e i ribelli. Si teme un’escalation di violenza. Le ong e la Chiesa locale si preparano all’ennesima ondata di profughi.

ENTI LOCALI
IL SOLE 24 ORE – “Meno tagli per regioni e comuni – Rivisto il patto di stabilità”: «Si lavora alla riduzione dei tagli disposti dalla manovra di luglio nei confronti di regioni e comuni. Il meccanismo passa attraverso un allentamento dei vincoli imposti dal patto di stabilità interno, così da liberare risorse, offrendo una risposta al «diffuso malessere» dei sindaci che sarà ribadito con forza oggi a Padova in occasione della XXVII assemblea nazionale dell’Anci. A pagina 36, poi, altro fronte sulla questione “Deroga da 1,5 miliardi sui bilanci locali”: «Salvo sorprese, la deroga che permette di finanziare le spese correnti con il 75% degli oneri da urbanizzazione sarà estesa al 2011/2013. Manca il via libera ufficiale, ma il ministro della Semplificazione Roberto Calderoli ha già confermato ai sindaci l’apertura del governo, motivata proprio dallo stato degli equilibri locali».

PROTEZIONE CIVILE
ITALIA OGGI –  La successione di Bertolaso alla Protezione civile sta animando la vita di palazzo. Secondo il pezzo “guerra di successione a Bertolaso” il decreto di nomina del nuovo capo dipartimento  della Protezione Civile potrebbe non recare il nome dell’attuale vice capo Franco Gabrielli. E allora chi potrebbe essere il sostituto di Bertolaso? Il quotidiano dei professionisti fa i nomi di Maurizio Scelli e Alfio Pini capo dei vigili del fuoco.  «Sarà  che con la crisi politica» scrive ITALIA OGGI «si sono risvegliati molti appetiti, sarà che con il disastro del Veneto e di Pompei è emersa nella sua drammaticità la necessità di competenze tecniche, quello che è sembrava un passaggio di consegne definito da tempo si sta invece decidendo in queste ore».


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