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Il Piano Infanzia? Mancano i soldi

Ecco il parere espresso dalla commissione (con riserva), che il 28 ottobre ha licenziato il testo con osservazioni

di Benedetta Verrini

Seduta dibattuta, lo scorso 28 ottobre, alla Commissione Bicamerale per l’Infanzia, che ha discusso la bozza del Piano Infanzia approvata dal governo prima della pausa estiva.

Sul testo gravavano due proposte di parere con osservazioni e una proposta contraria. La seduta si è aperta con l’intervento della stessa relatrice, Anna Maria SERAFINI (PD), che ha annunciato a nome del suo gruppo di esprimere un parere contrario.

Il primo nodo critico“, ha spiegato la Serafini, “riguarda l’entità e l’effettiva reperibilità delle risorse finanziarie disponibili affinché il Piano possa essere uno strumento concreto per l’attuazione della Convenzione di New York sui diritti del fanciullo, della Costituzione e della normativa europea”.

Ha ricordato a tal fine che la legge istitutiva della Commissione, all’articolo 2, prevede in modo esplicito che il Piano deve individuare «le modalità di finanziamento degli interventi da esso previsti, nonché le forme di potenziamento e di coordinamento delle azioni svolte dalla pubbliche amministrazioni, dalle regioni e dagli enti locali».

La seconda questione sollevata dalla Serafini riguarda la mancata scrittura dei LIVEAS, necessari per l’attuazione della legge 328 del 2000 e la scomparsa del Fondo Nazionale per l’Infanzia (ex legge n. 285/1997), se non per la parte dedicata alle Città riservatarie (di cui solo il 15 per cento viene erogato a favore dei minori). “In sostanza”, ha spiegato la relatrice, “ad oggi non vi è alcuno strumento normativo che possa essere invocato per attuare la legge n. 176/1991, di autorizzazione alla ratifica della Convenzione ONU sui diritti del fanciullo. Il Piano presentato dal Governo, inoltre, mostra notevole distanza dallo schema del Piano d’azione predisposto dall’Osservatorio per l’infanzia e l’adolescenza, anche per quanto riguarda la partecipazione dei minori, che appare fortemente ridimensionata”.

Luisa CAPITANIO SANTOLINI (UDC), preannunciando la sua astensione dal voto, ha espresso la sua preoccupazione sul rischio, paventato da molti, che il Piano diventi una sorta di «Piano dei sogni».

La votazione finale ha portato all’approvazione, nel corso della seduta, di un parere non condiviso ma approvato a maggioranza con alcune osservazioni. 

Le principali riguardano:

– l’evidente squilibrio nella erogazione dei servizi a favore dell’infanzia e dell’adolescenza in tutta Italia, in particolare con riferimento ad otto regioni del Sud. Il superamento di tale divario, si legge nel parere, può essere raggiunto soprattutto attraverso l’adozione dei decreti legislativi di cui alla legge 5 maggio 2009, n. 42, con la definizione dei costi standard dei servizi, ma è necessario tuttavia che, oltre la definizione dei citati costi standard, siano definiti i livelli nazionali minimi relativi alla qualità dei servizi (Livelli essenziali di assistenza), di cui al secondo comma, lettera m) dell’articolo 117 della Costituzione, che devono essere garantiti dalle Regioni e dagli enti locali ai minori in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale; 

– nel condividere la volontà di istituire un Garante nazionale per l’infanzia e l’adolescenza, provvisto dei requisiti indicati nel Piano stesso, la Bicamerale osserva che questa figura, così come scritta, si sovrappone alle funzioni attribuite alla Commissione parlamentare per l’infanzia ed l’adolescenza, e la facoltà aggiuntiva di intervenire nei procedimenti civili ed amministrativi, di prendere visione degli atti e di impugnare i provvedimenti si sovrappone alle prerogative della magistratura minorile rischiando di creare conflitti tra gli istituti che inevitabilmente ricadrebbero a danno del minore.

Per prendere visione dell’intero dibattito e delle proposte di parere non approvate cliccare qui.

Il testo del parere approvato in allegato. Il Piano Infanzia passerà ora al vaglio della Conferenza Stato-Regioni.


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