Non profit
La nostra battaglia contro il colera
La testimonianza di Fiammetta Cappellini di Avsi
L’emergenza colera ad Haiti non è terminata, anche se le notizie dall’isola caraibica stanno lentamente scomparendo dalle pagine dei giornali. La diffusione del contagio sembra per ora risparmiare la capitale Port-au-Prince e questo grazie agli sforzi messi in campo dalle diverse agenzie e organizzazioni umanitarie per contenere il contagio che a fine ottobre era diffuso soprattutto ai dipartimenti Artibonite e Central. Un’eventuale esplosione del contagio in una città come Port-au-Prince che conta un milione di sopravvissuti al devastante terremoto del 12 gennaio scorso in condizioni igienico-sanitarie a dir poco precarie, sarebbe una catastrofe sanitaria.
Da Port-au-Prince arriva la testimonianza di Fiammetta Cappellini, rappresentante di Avsi ad Haiti che il 2 novembre ha scritto agli amici in Italia: «L’emergenza colera è ancora vivissima e il Paese affronta con coraggio e determinazione questa nuova grave prova. Il fatto di avere molte risorse posizionate qui, per rispondere al dopo terremoto, ha permesso di mobilizzarsi rapidamente e di coordinarsi al meglio. Insomma, la terribile esperienza di gennaio ci ha pur insegnato qualcosa…. in pochi giorni gli specialisti del settore medico hanno montato ospedali temporanei e centri di isolamento per i contagiati del colera, mentre noi ci siamo dedicati alla sensibilizzazione della nostra gente e al miglioramento degli standard igienici, che sembrano essere l’unica reale difesa contro il contagio. Il colera è alle porte della città e con le piogge torrenziali che ancora si abbattono su Haiti, sembra inevitabile che contagi anche la città».
Fiammetta Cappellini spiega che per ora la direzione del contagio va verso il nord e la malattia si allarga ai dipartimenti del nord, risparmiando la capitale. «Preghiamo perché la tendenza non si inverta e perché il male sia debellato». Venendo alle iniziative messe in campo spiega: «Le nostre attività di sensibilizzazione su igiene e acqua potabile si sono ben integrate nel programma delle molte cose che facciamo dentro e fuori dai campi. Lo spettro del colera ci permette di avere nuove energie e nuove motivazioni per non demordere su temi cosi importanti. Effettivamente abbiamo visto che con questa nuova urgenza abbiamo scoperto nuove risorse e i nostri servizi sono migliorati. Eravamo convinti di non poter arrivare a dare più di 2 litri di acqua al giorno nei campi, invece con un tour de force di 4 giorni abbiamo montato nuovi tank e serbatoi e moltiplicato la capacita per due ed ora siamo a uno standard di 4 litri e mezzo garantiti a oltre 12.000 persone al giorno. È un passo in avanti importante! La campagna di sensibilizzazione porta a porta e tenda a tenda ci ha portato a riscoprire il contatto personale con le famiglie, con le persone e a riallacciare rapporti che si stavano allentando».
Per affrontare la malattia saranno inoltre montate quattro tende per l’isolamento e il monitoraggio degli eventuali contagiati. A disposizione il necessario per la prima idratazione per circa 750 persone, inclusi bambini, e con tutte le disposizioni necessarie per rispettare il cordone sanitario di disinfezione attorno a queste tende. «Scopriamo una volta di più come sia nella difficoltà che lo sguardo attento alla persona ci porti ad agire meglio e a essere più efficaci, a fare le cose insieme e quindi ad andare più lontano e più in fretta. È una ri-scoperta importante, soprattutto per noi che ci sentiamo sempre un po’ “in prima linea” in questa lunga annata 2010. Per ora insomma ci manteniamo molto positivi e allerta, e continuiamo il nostro lavoro quotidiano» conclude Fiammetta Cappellini.
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