Sostenibilità

Biodiversità, il mondo lancia la sfida finale

di Redazione

Alla conferenza Onu di Nagoya accordo storico
su risorse genetiche, aree protette, mare e bilanci ambientali. E ora servono i finanziamenti…di Natascia Gargano
Fiato sospeso fino all’ultimo, con lo spettro pesante di un nuovo fallimento. Ma alla fine, alla decima Conferenza Onu sulla diversità biologica (Cop10), organizzata a Nagoya dal 18 al 29 ottobre, nel Giappone centrale, i Paesi firmatari della Convenzione sulla diversità biologica (Cbd) hanno fatto lo scatto per superare lo stallo dei negoziati, per cercare di arrestare la perdita drammatica di specie e di risorse naturali, «il punto di non ritorno per la biodiversità», come l’ha definito durante la cerimonia d’apertura il ministro nipponico dell’Ambiente, Ryu Matsumoto.
Ebbene, dopo undici giorni di trattative, e nonostante decisi contrasti, in zona cesarini i delegati hanno raggiunto l’accordo per un piano per i prossimi dieci anni. In primo luogo sulla delicata questione della proprietà delle risorse genetiche degli ambienti naturali. Il Protocollo ABS (Access and Benefit Sharing Protocol) – che in sostanza mira a fare in modo che i benefici tratti dalle aziende (farmaceutiche, cosmetiche, etc.) dalle riserve di biodiversità dei Paesi del Sud del mondo siano condivisi con questi ultimi – è stato un elemento fondamentale affinché venissero sostenute dai Paesi in via di sviluppo altre decisioni riguardanti la conservazione della biodiversità. Come il raggiungimento del 17% delle aree protette terrestri e lo stop al sovrasfruttamento delle risorse di pesca, con il 10% di protezione delle zone marine e costiere (13% della superficie terrestre e poco meno dell’1% della superficie degli oceani prima di Nagoya). Infine, per la prima volta, si è raggiunto un accordo inerente l’inclusione della contabilità ambientale nei bilanci di spesa nazionali. Un importante segnale politico che potrebbe mettere in moto un diverso approccio al processo decisionale economico.
La partita più importante che si è giocata a livello internazionale è stata proprio il finanziamento da parte dei Paesi sviluppati del Piano d’azione per la riduzione della perdita di biodiversità entro il 2020. Uno slancio di generosità in questo senso è arrivato dal Paese ospitante: il Giappone ha annunciato uno stanziamento di 2 miliardi di dollari in tre anni ai Paesi in via di sviluppo per la tutela della biodiversità. Gli altri Paesi industrializzati, invece, non sono riusciti a mobilitare un’iniezione immediata di importanti nuovi finanziamenti. Tuttavia, i governi hanno raggiunto un accordo per individuare i finanziamenti necessari per attuare il piano entro il 2012.
Dal canto suo l’Italia stanzierà 100 milioni di euro per combattere la deforestazione nei Paesi in via di sviluppo; non saranno i 200 milioni promessi da Berlusconi al G8 dell’Aquila, ma sono pur sempre qualcosa in tempi di tagli di spesa domestica a man bassa. «La protezione delle foreste deve essere una priorità della comunità internazionale», ha spiegato il ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, «dal momento che è causa del 20% delle emissioni mondiali di gas all’origine dell’effetto serra e del surriscaldamento del pianeta». Peccato che questa buona regola valga solo in trasferta, si vedano i pesanti tagli al finanziamento dei parchi nazionali contenuti nella bozza della Finanziaria.
Il WWF ha accolto con favore l’adozione del nuovo piano: «I governi hanno mandato un messaggio forte: la tutela della salute del pianeta ha un posto nella politica internazionale e i Paesi sono pronti a unire le forze per salvare la vita sulla Terra», dichiara James Leape, direttore generale di WWF International. «Significativi progressi sono stati compiuti su molti fronti, c’è ancora lavoro da fare per mobilitare le risorse che saranno necessarie per aiutare il mondo in via di sviluppo raggiungere i suoi obiettivi. Siamo rimasti delusi dal fatto che i Paesi più ricchi siano venuti a Nagoya con le tasche vuote», ha detto Leape. «I governi hanno indicato una nuova direzione per salvare la vita sulla Terra. È essenziale che si muovano velocemente a tradurre le promesse in azioni».


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