Cultura

Sri Lanka: vescovi contro il referendum

Appello per un governo di unità nazionale. Per l'1 agosto in preparazione una manifestazione della società civile

di Daniela Romanello

E’ tornata la calma nell’aeroporto internazionale di Colombo, dopo il violento attacco dei guerriglieri tamil che il 24 luglio ha provocato almeno 17 morti (12 uomini delle tigri tamil e cinque militari) e ha coinvolto centinaia di turisti, di cui otto feriti.
In un comunicato dopo l’episodio, reso pubblico dall?agenzia Fides, mons. Nicholas Marcus Fernando, arcivescovo di Colombo, ha scritto: “Oggi ci siamo svegliati con la notizia della violenza all’aeroporto. Da tempo le persone di buon senso invitano le parti politiche a formare un governo di unità nazionale nell’interesse del paese. Non è troppo tardi per riconvocare il Parlamento e risolvere i problemi del paese, prima che finisca nel caos. Potrebbe essere l’ultima occasione per salvare lo Sri Lanka”.
L’11 luglio la presidente Kumaratunga, persa la maggioranza in Parlamento per il ritiro dalla sua coalizione dell’Alleanza Musulmana, ha sospeso il Parlamento e indetto un referendum per il 21 agosto. La popolazione voterà sull’opportunità di cambiare la costituzione. Ma molto pensano che la domanda posta: “La nuova costituzione è una questione di vitale importanza per il paese?” sia troppo semplicistica, perché non spiega come la costituzione deve essere cambiata. “Ogni cittadino si trova di fronte al dilemma del referendum, giunto all’improvviso”, scrive l’arcivescovo di Colombo.
Il vescovo di Chilaw, mons. Frank Marcus Fernando, ha scritto una lettera pastorale contro il referendum, giudicato inutile: “Le indicazioni e i chiarimenti che probabilmente il governo darà serviranno a confondere ancora di più i cittadini e potrebbero portare al caos. L’idea stessa di una consultazione popolare è sbagliata”. Il vescovo chiede alla presidente di restituire poteri al Parlamento e annullare il referendum. Dello stesso avviso è mons. Raymund Peiris, vescovo di Kurunegala, che ritiene il referendum non necessario: “Nel 1994 questo governo ebbe il mandato di cambiare la costituzione. Promise di farlo, ma poi non mantenne la promessa. Che garanzia c’è che con un referendum questo accada? Occorre unire il paese, non dividerlo. Il referendum potrebbe essere fonte di corruzione e abuso di potere”. Secondo il vescovo, “mentre il paese versa in una grave crisi economica, il referendum sarà un inutile costo aggiuntivo”.
In un’intervista rilasciata al settimanale “Sinhala”, mons. Malcom Ranjith, segretario della Conferenza Episcopale, ha detto che “il ruolo del governo è fare il bene della gente e risolvere i problemi del paese. Questo governo ha ignorato questi obiettivi e le richieste della Conferenza Episcopale di istituire commissioni indipendenti per le elezioni, la giustizia e la polizia. Nulla è stato fatto per risolvere la questione del Nord-est del paese e fermare il conflitto in corso. C’è piuttosto la volontà di mantenere il potere. Un governo che non difende i diritti dei cittadini ha fallito nel suo compito”.
Intanto la società civile si mobilita per una manifestazione popolare che si terrà il 1° agosto. Vi parteciperanno associazioni, studenti, cattolici, buddisti. “Se non agiamo, presto la democrazia sarà solo un bel ricordo”,dice a Fides uno studente dell’università di Colombo.

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