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Berlusconi, sull’orlo del baratro

Dal "caso Ruby" le premesse di una crisi che nessuno apre

di Franco Bomprezzi

Dal caso Ruby alla sopravvivenza del governo, molti nodi stanno venendo al pettine, ma la sensazione è che sia in atto un estremo tentativo di anestetizzare le tensioni attorno a Berlusconi. I giornali anche oggi dedicano molte pagine sia alla situazione politica che alle inchieste attorno alle strane abitudini del presidente del Consiglio. “Meglio essere appassionati di belle ragazze che gay” ha chiosato con una battutaccia omofoba stamattina Berlusconi inaugurando il salone del ciclo alla Fiera di Milano (applausi molto scarsi).

Il CORRIERE DELLA SERA divide i due temi, la politica e i festini, almeno ci prova. Titolo in apertura: “Il Pdl a Fini: con noi o stacca la spina. L’ipotesi dell’appoggio esterno”. E poi, di taglio centrale: “Un’inchiesta anche a Palermo. Milano, interrogato l’ex questore”. Appena sopra, a incastro fra i due titoli, l’editoriale di Pierluigi Battista, dedicato a Fini: “Futuro e verità?”. “Se Fini si accontentasse di un partitino che spende ogni sua energia nel fare l’ago della bilancia – annota Battista – non farebbe una cosa nuova: prima di lui, meglio di lui, Clemente Mastella ha già tracciato il solco. Una sigla in più, ma inutile e destinata a sfiorire quando l’effetto novità comincerà, molto presto, a sfiorire”. Intanto il premier da Vespa difende la sua insostituibilità e cerca una nuova saldatura con Bossi, come racconta Marco Galluzzo a pagina 3: “«Se lascio, danno per il Paese». E Berlusconi pensa alla piazza”. Le indagini però continuano a riservare sorprese, tutt’altro che piacevoli per il presidente del consiglio e il suo entourage. “Una escort interrogata a Palermo sulle feste del premier in Sardegna” è l’apertura di pagina 8, con un sommario eloquente per il lungo e documentato pezzo di Giovanni Bianconi: “L’indagine partita dall’ex assistente di un deputato del Pdl arrestata per droga”. E Giusi Fasano, a pagina 9, racconta: “Perla, la segretaria diventata pentita che prese quattro voti”. Ma non basta. Pagine 10 e 11 dedicate agli sviluppi sul caso Ruby. “Boccassini sente l’ex questore. Domande e tensione per 3 ore”. E a pagina 11 Alberto Berticelli: “Pressioni sulla funzionaria per liberare Ruby”. Ritratto di Giorgia Iafrate, trent’anni, era di turno nella notte del “caso Mubarak”. In una lettera, nella stessa pagina, Emilio Fede si dichiara vittima di accanimento mediatico e annuncia al Corriere: “Ne risponderete penalmente”: Risponde in corsivo De Bortoli: “Caro Emilio, il Corriere ha dato la notizia e riportato la tua versione. Io mi auguro che l’avviso di garanzia tu non lo riceva mai. Ma se abbiamo sbagliato, chi scrive se ne assumerà personalmente e pubblicamente l’intera responsabilità”.

LA REPUBBLICA apre sulla politica a luci rosse: “Berlusconi, ultimatum a Fini” e nel sommario riferisce: “«Con noi o apra la crisi». Feste dal premier, spunta un’altra escort”. Seguono molte pagine sulla situazione politica, inaugurate da un pezzo che riferisce le posizioni di Berlusconi. Silvio affida a Vespa i suoi pensieri (la mia uscita di scena «procurerebbe danni seri al centrodestra e a tutto il Paese», non ho ambizioni personali, resto al potere per «senso di responsabilità» e affronto «impegni disumani ancorché aiutato da quella straordinaria persona che è Gianni Letta»). Da parte leghista, Calderoli boccia l’ipotesi del governo tecnico (e minaccia di «rivolta popolare»). Nell’entourage del premier, secondo il retroscena, ci sarebbe l’ipotesi di cambiare il perimetro della maggioranza, ovvero invitare l’Udc. Casini però ai suoi dice: «questo è il momento giusto per staccare la spina, altro che entrare in questo governo già alla frutta». Mentre Franceschini offre alla Lega un governo per fare la legge elettorale e il federalismo, il viceministro Adolfo Urso annuncia l’intenzione di FL di non galleggiare: «non siamo noi ma il Pdl a dover dare risposte al Paese che da tempo le attende», «non siamo fautori del governo tecnico», «faccio una scommessa: non si andrà ad elezioni». Nel frattempo l’avvocato onorevole Ghedini prepara la difesa del premier (“il tavolo di crisi” in particolare concentrato a cancellare l’abuso di potere). Ma la stoccata de LA REPUBBLICA (che si occupa del caso fino a pagina 11) è a pagina 9: l’intervista a Ruby, la neo-maggiorenne che dà consigli all’ultra settantenne. «Consiglio a Silvio di essere più discreto. Ci sono tante oche e ochette che passano da casa sua, che magari lo possono fregare. Ma come si dice: sul marciapiede c’è posto per tutte». È un passaggio, forse il più paradossale. Il premier dice Ruby «mi ha aiutata e basta, e io lo ringrazio. E le dirò di più: fa bene a dire che ama la vita e ama le donne e ha ragione a rivendicare il suo stile di vita. Ognuno può fare quello che vuole».

Adesso anche IL GIORNALE è “perplesso”. Marcello Veneziani è perplesso sul Premier e Vittorio Feltri sugli altri. Andiamo con ordine, Veneziani scrive: «E’ brutto che un presidente del consiglio frequenti una ragazza di 17 anni magari negli stessi luoghi in cui riceve capi di Stato. È brutto che una ragazza, forse ladruncola e prostituta, entri nella sua corte e riceva da lui regali. È brutto che un Premier  intervenga o faccia intervenire qualcuno per toglier la ragazza dall’impiccio. È brutto che si giustifichi di averlo fatto  perchè aiuta che ha bisogno. Non mi piace un Premier  che diventa facile preda di giudizi, inchieste e sarcasmi. Qui vengo ai suoi nemici. Criticarlo per le pubbliche ricadute di questi vizi privati  mi pare giusto e sacrosanto. Ma solo astiosi e cretini si posso invocare la cadute del Governo. Quello sì ci renderebbe zimbelli agli occhi del mondo e getterebbe l’Italia in preda a una crisi nera, senza vie di uscita, incattivendo ancora di più il Paese». Dal canto suo Feltri  scrive: «Un uomo intuitivo come il Cavaliere, capace di cogliere gli umori della gente, non sa o si rifiuta di sapere che parecchi suoi connazionali sono rimasti o sono tornati al vecchio principio: vizi privati e pubbliche virtù.  Quando  dalle cataste di legna si leveranno le fiamme, l’eccitazione dei neobaciapile aumenterà con effetti contagiosi e la folla comincerà a gridare la propria soddisfazione. In questi giorni il fuoco non è ancora divampato, ma c’è chi lavora per accenderlo». E chiosa: «Mi giungono all’orecchio chiacchiere sempre più insistenti. Il ragionamento è: prima le accuse di Veronica, poi Noemi, poi la D’Addario, adesso Ruby. D’accordo che la sinistra specula. D’accordo che vi è un palese accanimento giudiziario contro di lui, ma il Cavaliere si dia una calmata. Non si può andare avanti così. In politica occorre adattarsi al sentimento comune anche se non lo si condivide».

Editoriale in prima del SOLE 24 ORE di Stefano Folli sulla paralisi del governo Berlusconi, intervista senza se e senza ma del ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi (pagina 8). Questo e poco altro è quanto dedica IL SOLE 24 ORE al caso “Ruby”. Pagina 10 offre una cronaca dettagliata dell’interrogatorio all’ex questore Indolfi, reo fra le altre cose di avere scritto nero su bianco che il premier ha effettivamente telefonato in questura. Se poi questa telefonata sia da leggersi come pressione indebita è quanto sta cercando di appurare il pm Ilda Boccassini. Alessandro Galimberti descrive, invece, quanto dovrebbe accadere normalmente in caso di recupero minori borderline. Mentre a fianco una tabella ricostruisce passo dopo passo l’affaire “Ruby”.
Ma torniamo al buon Sacconi che rivendica non solo il buon operato del governo, ma difende tutti i governi dal dopoguerra in poi contro gli assalti extraparlamentari di matrice giudiziaria e scandalistica messi in atto dalla sinistra con radice comunista. Ma soprattutto vale la pena riportare quanto il ministro dice sulle riforme tanto invocate quanto rimaste (apparentemente) fuori dell’agenda del governo: «Le cosiddette riforme tanto invocate dai professori che non si sporcano le mani sono in parte alle nostre spalle. Penso alla stabilizzazione della spesa previdenziale, avvenuta in modo molto più robusto di quanto in Francia si sta ipotizzando e senza quelle tensioni sociali. Ma penso anche alla spesa sanitaria, l’altra variabile pericolosa perché legata all’invecchiamento della popolazione: è stata messa sotto controllo con il commissariamento delle regioni inefficienti ed è ormai a portata di mano quel sistema di responsabilità garantita dei costi standard del federalismo fiscale che il governo ha già proposto e che ora le camere e la conferenza stato-regioni con i loro parere devono solo confermare. E si tratta di due voci di spesa decisive poste sotto controllo. E riforme strutturali come lo Statuto dei lavori o tutto ciò che concorre a dare certezza alla nostra giustizia e alla nostra regolazione sono pronte ad essere approvate nonostante le fortissime resistenze corporative». Morale: a sentire il ministro le riforme sono fatte e noi non ce ne siamo nemmeno accorti.
A compensare la foga positiva del ministro ci pensa Folli nel suo editoriale che non lascia spazio a dubbi (dev’essere che anche Folli ha radici comuniste?). Titolo non poteva essere più eloquente “La maggioranza è divisa e il paese non ha più guida”: «Un punto è certo. Il governo Berlusconi è paralizzato. Virtualmente morto, si potrebbe dire, per la perdita di credibilità della sua guida. Funziona la garanzia dei conti pubblici affidata a Tremonti, ma per il resto nessuno si fa illusioni. Basti dire che la maggioranza alla Camera vive sul voto dei finiani, un gruppo il cui leader, appunto il presidente di Montecitorio, ha appena chiesto le dimissioni del premier, «se fossero vere le pressioni di Palazzo Chigi sulla Questura di Milano».

IL MANIFESTO propone una foto di un Berlusconi scuro in volto e taglio basso per il richiamo in prima pagina con un occhiello che recita «Premier d’Egitto». Tre righe poi riassumo le diverse prese di posizione: «I capigruppo del Pdl: “Nessun passo indietro di Berlusconi” La Lega: “Un golpe l’esecutivo tecnico”. Il Pd: “Via il governo degli sconfitti”. Caso Ruby, ascoltato l’ex questore a Milano». A pagina 5 l’articolo di apertura è in titolato: «Governo Berlusconi l’ultimo ruggito» Nel catenaccio: «Il Pdl lancia l’ultimatum a Fini: “Con noi o è crisi” Il premier corteggia l’Udc ma Cesa risponde: dimettiti». In un colonnino si racconta di quanto sta accadendo sul sito dei fan ForzaSilvio.it «parlano i delusi. Ma qualcuno blocca gli accessi». «”Non lo meritiamo”, “Siamo sempre più perplessi”. “Adesso basta, sembra che se le vada a cercare”. Il sito dei fan più sfegatati si trasforma in un muro del pianto, ma già a mezzo pomeriggio si pianta, si impalla, oppure viene bloccato, insomma le nuove registrazioni diventano impossibili e così leggerne i contenuti. (…)Spontanei o meno, non è possibile verificare, ma il fatto è che negli ultimi giorni, dopo il caso Ruby, l’arrivo dei post ha vissuto una seconda ondata massiccia. E sono quasi tutti negativi: “Presidente”, dice uno, “l’ho sempre stimata e sostenuta. Ma queste cose non possono, né devono, far parte della vita del massimo rappresentante della vita politica di un paese. Ma che gente frequenta? Come può fare certe cose? Noi non lo meritiamo”. “Presidente sono sempre più perplessa, non so più a chi credere. Lei non è un uomo qualunque e ci deve rappresentare dignitosamente nel mondo (….)». Il colonnino si conclude con le parole di un consigliere comunale del Pdl: «Fate sapere al presidente che c’è una morale a cui nessuno può sfuggire ed è la serietà di una persona in privato e in pubblico. Sono un consigliere comunale ma sto pensando di cambiar casacca». Di spalla l’aspetto giudiziario del caso: «Il pm Ilda Boccassini torchia l’ex questore e Ruby se la spassa».

ITALIA OGGI si sofferma soprattutto sulle conseguenze politiche del caso. La «nota politica» di Marco Bertoncini si intitola «La nave del Pdl sbanda per le gaffe del Cav». Per l’affare Ruby, tra i parlamentari Pdl, «si avverte un imbarazzo esteso». Altri sentimenti diffusi sono «l’incertezza» e le «rassegnazione». Mentre, a pagina 6, Diego Gabutti si chiede: «Ma che caspita di gente frequenta il cavaliere?», ovvero «chi invita a cena e a chi dà il numero di telefono? Non è solo colpa della spazzatura mediatica». Insomma, «certi stili di vita o terapie mentali sono incompatibili con il ruolo di premier». In conclusione «vale per lui quel che vale per i politici con cognato a carico. Cambino musica, anzi cambino vita. O cambino mestiere». A pagina 7 il titolo è «o si apre la trattativa o e crisi». Scrive franco Adriano: «Nessuno ha più la bussola». Vede rosa solo la Lega, perché «se si va alle elezioni il Carroccio vince e se nasce un governo tecnico cresce ancora», quindi «non è rassegnazione la sensazione che si avverte nei leghisti. È calcolo».

S’intrecciano il caso Ruby e la crisi del centrodestra per AVVENIRE che titola in prima pagina “Il Pdl incalza Fini: sia leale o apra la crisi. E per la Lega il governo tecnico è ‘golpe’ ”. A pagina 8 si ricostruisce la vicenda Ruby con tre nodi da sciogliere (le telefonate, il rapporto pm e questura e il ruolo della Minetti) confrontando certezze e dubbi. Per due ore il questore di Milano Vincenzo Indolfi è stato ascoltato come teste dai magstrati che indagano sul caso e ha confermato la telefonata di Berlusconi. A questo punto si moltiplicano i filoni investigativi che hanno per protagonista la marocchina che ieri ha festeggiato il 18esimo compleanno in Liguria. Da Palermo arrivano nuove testimonianze di una collaboratrice di giustizia, Perla Genovesi,  su droga e festini con i politici. Le opposizioni intanto vanno all’attacco del Viminale e chiedono che il ministro dell’Interno Maroni riferisca sulle pressioni “e non copra Berlusconi”. A pagina 2 invece Assuntina Morresi firma l’articolo “Ma chi si preoccupa di Karima?” sostenendo che al di là del caso politico, è vergognoso che non si parli dei troppi anni di negligenze nei confronti della ragazza: «Se, legittimamente, si indaga su un suo affido temporaneo, tanto più si dovrà capire chi in questi mesi l’ha tutelata e protetta e chi invece l’ha sfruttata».

Marcello Sorgi su LA STAMPA firma in prima “Il vuoto della politica”. Il giornalista spiega come l’impressione diffusa sia che Berlusconi sia cotto «al di là dei diversi giudizi, etici e politici, sul «caso Ruby», nato dalle telefonate in Questura a Milano del premier, per ottenere la liberazione della minorenne marocchina accusata di furto e fatta passare per nipote di Mubarak». Sembra infatti che il Governo abbia le ore contate, «perchè allora nulla accade?» si chiede Sorgi ricordando come «nella Prima Repubblica, dove a dire la verità le crisi erano assai più frequenti, un governo cadeva per molto meno». «La sensazione è che adesso l’inaccettabile comportamento del premier non produca gli stessi effetti, non perché siano cambiati gli standard di tolleranza (una regola è una regola, e aggirarla con l’aiuto di funzionari, firme e carte bollate non cambia la sostanza), ma perché è venuta meno la capacità di affrontare problemi e trovare soluzioni che servano a risolverli». Dunque, continua Sorgi, Berlusconi non è cotto dagli scandali che lo vedono perennemente implicato né dalle inchieste ma «è cotto – e lo è veramente a questo punto -, per aver portato il suo governo e la sua maggioranza in uno stato di paralisi e non essere più in grado di districarsi dalla rete in cui lui stesso si è definitivamente impigliato». E in tutto questo si deve contare anche l’immobilismo di tutte i leader politici che non si muovono. «Fini e Bersani aspettano, e nell’attesa continuano a guardarsi negli occhi. Pur lontano oltremodo da Berlusconi e dal suo modo di far politica e di governare, il presidente della Camera ha timore ad assumersi la responsabilità di far cadere il governo. E il suo imbarazzo è a tal punto rispettato dal Pd e dal suo leader, che Bersani evita di proporre la sfiducia per non mettere Fini in condizione di dover schierarsi, con lui o con Berlusconi. Si è a uno stallo. Ruby o no, e domani o nei prossimi giorni potrebbe accadere anche qualcosa di più grave, su un palcoscenico che diventa ogni giorno più vischioso non si muove più nessuno degli attori che avrebbero il dovere di farlo. Una volta si diceva che la politica ha orrore del vuoto. Oggi, più malinconicamente, la politica italiana lo ha prodotto, il vuoto». Spazio anche all’intervento della Chiesa. Giacomo Galeazzo firma “Bagnasco: imbarbarimento dei costumi”. «Nell’omelia di Ognissanti il presidente della Cei stigmatizza una vita pubblica imbarbarita. “Quanti più i criteri e i costumi di una cultura si imbarbariscono, tanto più l’anima reagisce, sogna, e cerca modi diversi di pensare e vivere, modi luminosi e alti che esprimono la vera umanità dell’uomo. Il modno di oggi è vecchio, non si vuol bene e ha perso la bussola».  Ma non è il solo. Anche il vescovo di Milano Dionigi Tettamanzi e quello di Mazara del Vallo, Domenico Mogavero hanno commentato direttamente e indirettamente la vicenda. Per sapere cosa succederà, al di là della cronaca quotidiana, basta leggere “Il Cavaliere barcollante teme che arrivi il peggio” di Ugo Magri. «Il Cavaliere è stretto nell’angolo, al «caso Ruby» si aggiunge adesso il filone palermitano, destinato a saldarsi con quello milanese magari nella persona di un pm che non fa sconti, Ilda Boccassini. Il portavoce Bonaiuti l’ha messo al corrente poco dopo la siesta pomeridiana, non appena sui siti web è filtrata qualche primizia. Escluso che l’umore del Capo ne abbia tratto giovamento. Consultazioni immediate con il team legale e con il ministro Brunetta, tirato in pista suo malgrado. Ma c’è di ben peggio in arrivo, a quanto pare. Ambienti berlusconiani sempre attendibili sono certi che i magistrati siciliani stiano per lanciare «ad horas» contro Palazzo Chigi l’«atomica» di nuove rivelazioni (vere o presunte) sulle stragi mafiose, da Falcone a Borsellino… Un assalto giudiziario mai visto, «siamo al regolamento di conti finale», è il commento che si raccoglie ai vertici Pdl, dove preparano una resistenza disperata. Dunque, il faccia-a-faccia con Bossi. Mai Berlusconi vi era arrivato così barcollante. Una spintarella del Senatùr, una sua mezza frase bofonchiata ai giornali, sarebbero sufficienti per stenderlo al tappeto. Basterebbe in particolare che la Lega prendesse in considerazione l’ipotesi di governi diversi, e tanti saluti a casa. Non pare che l’amico Umberto stia per giocargli un tiro del genere».

E inoltre sui giornali di oggi:

OBAMA
IL MANIFESTO – L’apertura del MANIFESTO oggi è dedicata alle elezioni statunitensi. «Solo alla metà» è il titolo che sfonda sulla grande foto di un Obama preoccupato. «Oggi la sfida più dura per Obama. Il primo presidente nero della storia americana prova a contenere l’avanzata della destra, divisa tra repubblicani e Tea party. Ma è lasciato solo dal suo partito a rivendicare la riforma sanitaria, i controlli sulle banche e il piano anti-crisi. Secondo gli ultimi sondaggi, l’opposizione conquisterebbe la maggioranza alla Camera ma non al Senato». Così il sommario che rinvia alle due pagine interne ( la 2 e la 3) dedicate al tema. In prima inizia anche il commento di Marco d’Eramo «Alla prova degli Stati». «Obama 2. Oppure: la solitudine di Obama. Intitolatela come vi pare, ma da domani – qualunque sarà la dimensione della sconfitta democratica – negli Stati uniti governerà un’altra presidenza, pur con lo stesso inquilino della Casa bianca. Perché oggi disfatta sarà, il solo dubbio riguarda le sue dimensioni» è l’inizio dell’articolo che analizza il fatto che Obama «è stato lasciato solo. Tanto che nell’ultimo mese, per farsi dare una mano, i candidati hanno preferito chiamare il vicepresidente John Biden, e soprattutto l’ex presidente Bill Clinton, piuttosto che lo sbeffeggiato presidente. Clinton era perfetto per questo ruolo: continua a essere il politico più popolare degli Stati uniti, ha il vantaggio di non essere Obama e quello di avere registrato durante il suo mandato il più alto tasso di occupazione dell’ultimo trentennio; soprattutto, Clinton è già passato attraverso quello che aspetta Obama da domani: convivere da presidente democratico con una maggioranza repubblicana al Congresso». D’Eramo osserva anche che: «L’unica ragione di moderata speranza per i democratici è costituita dal Tea Party che ha guidato la rivolta dell’estrema destra contro l’establishment repubblicano: ha così scatenato una guerra intestina in seno alla destra e ha imposto in molti stati candidati improponibili, che hanno tenuto a galla screditati politicanti democratici. È solo grazie ai Tea Party che i democratici hanno una tenue speranza di conservare la maggioranza al Senato (…)».

IRAQ
AVVENIRE – “La strage degli innocenti” è il titolo di apertura sull’assalto dei terroristi nella cattedrale siro-cattolica di Bagdad trasformato in una carneficina con 50 morti. Secondo il vescovo di Mosul Georges Casmoussa: «Si tratta di un segnale inquietante e intimidatoro lanciato per le minoranze… È in corso una lotta di tutti contro tutti ma sono i cristiani a pagarne il prezzo più alto». A pagina 3 si ricorda la diaspora forzata che ha messo in fuga metà dei cristiani. Su 65 monasteri e chiese censiti a Bagdad, più di 40 hanno subito attentati negli ultimi anni. E rapimenti e attentati sradicano le famiglie dei credenti: secondo stime attendibili oltre 350mila su 800mila fedeli caldei, assiri, siro-ortodossi , siro-cattoici, armeni e latini sono stati costretti a lasciare il Paese negli ultimi anni.

BORSE DI STUDIO
LA REPUBBLICA – I fondi per gli atenei sono stati ridotti del 90%, per il 2011 previsti solo 26 milioni. Tagli che contribuiscono ad allargare il solco fra Nord e Sud: è sempre più frequente la salita dei meridionali alla ricerca di università dalla borsa di studio possibile. Piemonte, Toscana ed Emilia sono regioni che ancora danno qualche opportunità in questo senso. Si calcola che nel paese oltre 180mila studenti abbiano diritto all’assegno e che solo due su dieci lo riceveranno.

RIFIUTI
IL MANIFESTO – Piccolo richiamo in prima sull’emergenza rifiuti per dire che «Tempo scaduto, il governo non fa il miracolo». «Nonostante le promesse di Berlusconi, tre giorni dopo la “monnezza” è sempre lì. Scontri a Taverna del Re, feriti tra i manifestanti e i carabinieri. Intanto Bertolaso se ne va, facendo infuriare gli enti locali» si legge nel richiamo a pagina 6 dove l’articolo di apertura è intitolato: «Tre giorni e niente miracolo». Scrive Francesca Pilla: «(..) Silvio Berlusconi l’aveva detto giovedì nella sua visita a sorpresa all’inceneritore di Acerra, in uno spot per distogliere l’attenzione dal caso Ruby. Ora il tempo è scaduto, il premier ha da fare, potrebbe perdere il governo e la poltrona, e sulle tonnellate che invece di diminuire aumentano nelle strade napoletane non dice una parola (…) La realtà è che quell’ottimismo del cavaliere, il miracolo del “ghe pensi mi”, propagandato in due giorni di blitz nel capoluogo campano era un bluff. Si è tornati al punto di partenza, quando alla fine del 2007 arrivò Gianni De Gennaro e il problema era trovare enormi buchi per scaricare tutto. (…)».

POLITICHE SOCIALI
ITALIA OGGI – «Via ai contributi al no-profit» è il titolo a pagina 24. Entra «in vigore il decreto che disciplina le modalità d’attuazione dell’art.96 della legge n. 342/2000. Si tratta di «erogazioni per l’acquisto di autoambulanze e beni strumentali necessari per svolgere attività di utilità sociale». Termine per le domande da presentare al Ministero del Lavoro è il 31 dicembre. Le risorse «proverranno dal Fondo nazionale per le politiche sociali» e saranno così suddivise: «60% per l’acquisto di autoambulanze, 35% per l’acquisto di beni strumentali, 5% per l’acquisto di beni da donare a strutture sanitarie».

DOLCE MORTE
IL GIORNALE – La notizia  secondo cui Martin van Den Burgt ha portato la moglie, Anna Busato, in coma da un anno per emorragia celebrale, a morire in Olanda. «I medici parlavano di coma vigile, il marito invece sosteneva che la moglie fosse come Eluana Englaro, la differenza è che io non voglio e non posso passare 17 anni in causa per farla smettere di soffrire. Non ho mai chiesto l’eutanasia, ho chiesto che si evitasse l’accanimento terapeutico che era ciò che voleva mia moglie». Il GIORNALE nota: «Anna è stata portata in Olanda bypassando la  nostra legge che non c’è. Perché era sposata con un olandese e con doppio passaporto. In Olanda, oltre che in Belgio e Svizzera, l’eutanasia è ormai pratica comune».

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