Volontariato
Il taxi senza autista diventa un business
Intervista al più famoso mobility manager d'Italia: Carlo Jacoviti.
di Redazione
Il mobility management (ovvero l?organizzazione degli spostamenti) è una disciplina che nasce come iniziativa spontanea in Europa (soprattutto in Inghilterra, Germania e Svizzera). Uno dei più noti manager italiani è Carlo Jacovini, bresciano, tra i promotori della neonata associazione di settore Euromobility e al centro di numerose iniziative italiane in questo campo, come quella della Provincia di Milano. «Il car sharing», spiega Jacovini, «è una soluzione per quella che noi chiamiamo ?mobilità erratica?, cioè quella non sistematica, che tra l?altro è in aumento con la diminuzione del lavoro dipendente». Le associazioni più importanti sono la ?Stattauto? (traducibile in ?cittàuto?) in Germania, che si occupa di car sharing ed è nata a Berlino, e la svizzera ?Mobility?, che ha un giro d?affari di 20 miliardi. In pratica, è come un taxi senza autista, a tariffa ridotta, integrato col trasporto pubblico: per esempio in Svizzera chi usufruisce del car sharing ha uno sconto sull?autobus. I parcheggi sono localizzati in maniera che siano raggiungibili in 5-15 minuti a piedi. L?auto dev?essere prenotata (per esempio: «Mi serve tra due ore una station wagon» e il servizio deve assicurare il soddisfacimento del 90% delle prenotazioni anche se fatte un?ora prima del servizio). «Al parcheggio», aggiunge Jacovini, «si accede con una tessera magnetica, che serve anche ad accendere il motore. Questo ha risolto il problema del ritiro e della riconsegna delle chiavi. Inserita la carta magnetica, l?apparecchiatura di bordo registra i dati. Il conto arriva a casa alla fine del mese». È un sistema molto diffuso, soprattutto in Germania, Svizzera, Inghilterra, Olanda, e ha tassi di crescita del 50% all?anno. E in Italia? «Oltre ad avere per primi una legge specifica, il ministero dell?Ambiente ha stanziato 8 miliardi per diffondere il car sharing in tutte le città, a patto che i centri di servizio fossero nazionali». Le prime esperienze concrete sono quelle di Torino, Milano, Genova, Modena, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Palermo, Venezia. Il problema è la scelta del sistema di gestione: «L?offerta è troppo vasta».
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