Welfare

Infermieri e fisioterapisti dietro casa Per i cittadini cambia tutto

Cosa prevedono i tre decreti attuativi della legge 69/2009 che a breve diventeranno legge

di Redazione

I punti vendita saranno trasformati in veri e proprio presidi sanitari territorialiPrenotare visite specialistiche o gli esami alla farmacia d’angolo (e ritirare sempre lì i referti). Avvalersi di un aiuto competente per i test autodiagnostici (quelli, per intenderci, per la glicemia, il colesterolo, per una gravidanza o la menopausa). Far ricorso a infermieri e fisioterapisti o in farmacia o, per suo tramite, a casa propria. Non è fantascienza. È quanto prevedono i tre decreti attuativi della legge 69/2009 che rilanciano le farmacie come presidi sanitari territoriali e che il ministero della Salute ha appena inviato alla Conferenza Stato-Regioni. Fra breve diventeranno legge e avvieranno un complesso percorso che ridisegnerà, nell’ottica di servizi socio-sanitari integrati sul territorio, il ruolo delle farmacie. Certo – a meno che non si tratti di emergenze – dal medico dovremo comunque andarci per avere la prescrizione. Ma sarà un’altra cosa: meno caos, accesso più facile ai servizi, prestazioni più rapide.
È senz’altro un’ottima notizia. Per i cittadini, ma non solo. Dovrebbero gioirne anche i titolari di farmacia: la loro attività si troverà collocata nel sistema socio-sanitario territoriale. Un simile riposizionamento comunque un costo l’avrà: per gli infermieri e i fisioterapisti saranno necessari, all’interno della farmacia, locali idonei; per il servizio di prenotazione si dovranno mettere a disposizione «postazioni dedicate e distanze di rispetto» nonché un archivio in cui conservare i referti in formato cartaceo. Oneri supplementari cui si aggiungono nuove responsabilità. Ad esempio il farmacista titolare «risponde della inesattezza dei risultati analitici» qualora i dispositivi per i test siano installati male.
Un possibile incentivo viene però dalla legge 122 del 30 luglio che stabilisce l’avvio di un confronto «per la revisione dei criteri di remunerazione della spesa farmaceutica». «Mentre prima la percentuale fissa sul prezzo della confezione dei farmaci», spiega Giorgio Colombo, docente di Farmacoeconomia a Pavia, «stabiliva il margine della farmacia, in futuro la remunerazione sarà collegata a nuovi parametri, fra cui l’erogazione di servizi». Quota fissa addio, dunque: il guadagno (diciamo così) sarà la risultante di una somma: le nuove (più basse) percentuali sul prezzo delle confezioni vendute più le entrate dalle prestazioni erogate. Una soluzione che potrebbe sostenere la trasformazione delle farmacie. Che da questo cambiamento hanno comunque da guadagnare. «Il mercato farmaceutico ha perso tutte le innovazioni. Ormai i farmaci molto costosi, ad esempio quelli oncologici», conclude Colombo, «vengono commercializzati dalle farmacie ospedaliere. Quelle territoriali trattano così i generici dai prezzi bassi e quindi con percentuali contenute. Da qui la necessità di ridisegnare il proprio ruolo. Se le farmacie non lo faranno, diventeranno semplici drugstore».

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