Economia

Passa il modello Barilla: welfare invece di soldi

L'accordo fra l'azienda e i tre sindacati agroalimentari Fai, Flai e Uila

di Maurizio Regosa

Un fondo sanitario nazionale e una Cassa Vita, entrambi sostenuti dal datore di lavoro. Ma anche un panel di servizi per la maternità. Così i dipendenti hanno rinunciato alla battaglia sulle buste paga Ormai è un trend. Sempre più spesso, rinnovando i contratti di settore, aziende e sindacati trovano accordi che introducono la possibilità di integrare il salario dei lavoratori con servizi di welfare. Nell’alimentare, ad esempio, è stata appena siglata da Barilla e dalle tre rappresentanze principali, Fai, Flai e Uila (nota bene, insieme), un’intesa che garantisce l’erogazione di tre tipologie di servizi. «È l’applicazione del contratto nazionale varato nel settembre 2009», premette il segretario generale della Uila, Stefano Mantegazza, «e introduce tre livelli di opportunità a favore dei lavoratori».
In primo luogo, viene costituito un fondo sanitario nazionale, gestito bilateralmente (dall’impresa e dal sindacato) per il quale l’azienda versa 10 euro al mese per ciascun dipendente (dal primo gennaio), si introducono speciali servizi per le lavoratrici (in particolare per quelle che rientrano dalla maternità) ed è stata costituita con un finanziamento di 2 euro al mese (sempre a carico di Barilla) una Cassa Vita che, in caso di morte o di invalidità, potrà garantire gli eredi del lavoratore con una cifra fino a 30mila euro.
«Barilla aveva già delle forme di tutela sociale che andavano nella stessa direzione», spiega Mantegazza, «si è trattato di intendersi sulla opportunità che le prestazioni, quelle nazionali e quelle aziendali, trovassero una sintesi. Con una scelta lungimirante, l’azienda ha accettato la proposta di unificazione del sindacato». Anche se l’accordo in taluni dettagli non è ancora definito (ad esempio sono ancora da decidere i rimborsi e per quali spese sanitarie), è sempre più chiaro che l’idea delle prestazioni aggiuntive, di incentivi non monetari e comunque interessanti per i lavoratori, sta guadagnando terreno. E non solo nell’alimentare. Cosa comporti per il sindacato, in termini di trasformazione del suo ruolo, è ancora da comprendere. «È una scelta politica, certo. Pensiamo che anche con innovazioni come queste possiamo migliorare la vita delle persone», ribadisce Mantegazza. Non è pienamente convinta invece la Flai Cgil (che pure ha sottoscritto l’accordo). «È una strada da seguire con cautela. C’è il rischio che un sindacato, che gestisce con un’azienda dei fondi sanitari, possa trovarsi in conflitto d’interessi al momento di discutere i rinnovi contrattuali», fanno sapere dal sindacato.


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