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Boeri: «Ma è stato ancora un rito del 900»

di Giuseppe Frangi

Stefano Boeri è andato a Shanghai una prima volta come membro della consulta dei quattro architetti che hanno elaborato il masterplan dell’Expo di Milano. Ora si appresta a tornarci, per partecipare al voto conclusivo della giuria per il miglior padiglione, ma in qualità di candidato sindaco della Milano 2015.
Vita: Un Expo faraonico come quello cinese non chiude spazi a Milano?
Stefano Boeri: No. Era chiaro che il nostro sarebbe stato un’altra cosa. Quello di Shangai è l’ultimo Expo del 900, nel senso che ha come scopo quello di far conoscere il mondo ai cinesi, che per la stragrande maggioranza non potranno mai mettere piede fuori dai confini del loro Paese. In questo senso l’Italia ha svolto il compito meglio di tutti.
Vita: Comunque parla anche al mondo, nel senso di una dimostrazione di forza…
Boeri: È una consacrazione globale per la superpotenza cinese. Questo era lo scopo. E il tema è stato poco più che un pretesto. Lo sa come è stato tradotto, anzi “reinterpretato” il titolo «Better city, better life»? Più o meno così: la città è il luogo in cui si vive meglio. Del resto un Paese che urbanizza 14 milioni di contadini l’anno non può che alimentare idee di questo tipo.
Vita: Però un padiglione come quelli inglese, con la sua “cattedrale di semi” all’insegna della biodiversità già lancia il tema di Milano…
Boeri: Milano sarà un Expo nuovo, di dimensioni minori in tutti i sensi. Ma non per questo depotenziato. In un certo senso mettiamo sul tavolo un tema che per i cinesi stesso è delicatissimo: quello del rapporto tra agricoltura e grandi concentrazioni urbane.
Vita: Il fatto che lei si sia sganciato, può comportare un annacquamento del tema?
Boeri: Il problema su cui Milano rischia è un altro ed è legato al destino dei terreni. Perché l’investimento per le grandi serre dell’Expo ha senso se è un investimento che resta come un’eredità capace di lasciare il segno. Ma se invece passa un’edificazione che di fatto snaturerà il destino di quest’area, allora sarà un fallimento.

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