Volontariato

Abbassata l’asticella, non la povertà

La soglia è scesa di 16 euro per via della crisi. «Ma chi era in difficoltà nel 2008, lo è anche nel 2009», conferma l'Istituto di statistica

di Riccardo Bagnato

«Abbiamo semplicemente offerto una lettura attenta dei dati Istat». Finisce così la polemica nata all’indomani della presentazione del X Rapporto su povertà ed esclusione sociale in Italia a cura di Caritas Italiana e Fondazione Zancan. A smorzare i toni Francesco Marsico, vicedirettore Caritas, che ha voluto precisare: «Abbiamo scritto nel nostro rapporto che non è vero che siamo meno poveri, come gli ultimi dati ufficiali Istat sulla povertà del luglio 2010 farebbero pensare, ma non intendevamo dire con questo che l’istituto statistico si era sbagliato. Solamente che quei dati, a una lettura non attenta, potevano far pensare a una riduzione della povertà in Italia».
E allora come vanno letti? Prima di tutto intendiamoci sulla soglia della povertà relativa. Si tratta di un’asticella calcolata ogni anno in base ai consumi: se nel 2008 era stata fissata a 999,67 euro per due persone, l’anno successivo – colpa della crisi – è scesa a 983,01 euro. Con un reddito mensile inferiore a questa asticella si è considerati poveri, sopra no. Appena 16,66 euro di differenza, si dirà, che però secondo Caritas e Fondazione Zancan sarebbero bastati per far ripiombare 223mila famiglie nella povertà relativa nel caso in cui si fosse mantenuta la soglia a 999,67 euro anche per il 2009. In effetti bastano pochi euro per risucchiare nel vortice della povertà molte famiglie, fino a quel momento statisticamente non povere.
«Che la situazione non sia positiva e che la crisi abbia colpito soprattutto i giovani non c’è dubbio. Che, poi, buona parte di coloro che erano poveri nel 2008 lo era anche nel 2009 è un dato da non sottovalutare», chiarisce Linda Laura Sabbadini, direttrice centrale dell’Istat, «ma le statistiche sono statistiche e quello che dicono è che il tasso di povertà relativa è sostanzialmente invariato dal 2008 al 2009. Tanto più che le oscillazioni di cui Caritas e Fondazione Zancan parlano sono contemplate nell’intervallo di confidenza, cioè in quel più o meno 0,5%. È un po’ come quando all’uscita delle proiezioni elettorali si parla di “forchette” entro le quali si situerebbe il dato finale dei consensi. I 7 milioni e 810mila poveri di cui parla il rapporto Istat è un dato indicativo: possono essere 8 milioni e 300mila o 7 milioni. In ognuno dei due casi non sarebbe un’oscillazione statisticamente rilevante, cioè non determina un aumento o un calo del tasso di povertà relativa dal 2008 al 2009. E l’analisi di Caritas e Fondazione Zancan non mi pare si discosti da questi dati».


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