Welfare

Il sociale in ginocchio

Tagli al Welfare per 18 miliardi di sterline. Charity in crisi

di Joshua Massarenti

“Oggi è il giorno in cui gli inglesi si allontanano dal precipizio. Sarà una strada tutta in salita, ma è l’unica che ci possa proiettare verso un futuro migliore”. Così il ministro conservatore delle Finanze britannico, Georges Osborne, ha aperto ieri la sua attesissima presentazione del programma di tagli alla spesa pubblica.

Di fronte al Parlamento, Osborne ha annunciato il piano di risanamento delle finanze pubbliche più duro dalla Seconda Guerra Mondiale. I tagli budgetari decisi dalla coalizione guidata dal premier David Cameron (conservatore) e dal suo vice Nick Clegg (Liberal-democratico) ammontano a 83 miliardi di sterline (95 miliardi di euro).

Un teremoto che combinato a un aumento delle tasse pari a 30 miliardi di sterline, mira a ridurre in modo drastico “il deficit pubblico più elevato dell’Europa” da qui al 2015. Con oltre 156 miliardi di sterline di deficit, Osborne ha definito “vitale” la necessità di cancellare il disavanzo pubblico portandolo dall’attuale 10,1% a 1,1% del Pil nel 2015.

La spesa sociale ridotta all’osso

Per gli inglesi il piano sarà tutto lacrime e sangue. Il ministro ha spiegato che nel settore pubblico verranno soppressi 490mila impieghi, che verranno alzati gli affitti sociali all’80% del valore di mercato per i nuovi inquilini delle abitazioni e che i fondi andranno a finanziare l’edilizia pubblica, che verrà risparmiato il 7,1% l’anno per quattro anni nei finanziamenti ai governi locali.

Osborne ha poi insistito sulla volontà del governo di “combattere contro gli sprechi e di riformare le politiche di Welfare” con tagli nella spesa sociale pari a 18 miliardi di sterline all’anno a partire dal 2014-15. A farne le spese saranno i disoccupati, i disabili, ma anche le famiglie che contano sugli alloggi sociali.

Le charities allo sbando

Tempi duri si preannunciano anche per le charities. Stephen Bubb, CEO di Acevo, valuta l’ammontare delle perdite attorno ai 4,5 miliardi di sterline. Purtroppo, come ricorda il New Philantropy Capital, un think tank basato a Londra, “circa un quarto delle charities britanniche sono finanziate dal governo per una spesa complessiva pari a 12,8 miliardi di sterline nel 2008/2009. Per il 13% di queste charities, la metà delle entrate provengono da fondi governativi, in alcuni casi si sale fino al 90%”. L’unica buona notizia riguarda l’annuncio fatto dal governo di sostenere con 100 milioni di sterline (su un anno) il volontariato e le organizzazioni più minacciate dai tagli budgetari.

Terremoto nei ministeri

La stessa malasorte è toccata ai ministeri. Le risorse fin qui allocate diminuiranno in media del 19% (un per cento in meno rispetto a quanto ventilato nei giorni scorsi). Tra quelli più colpiti, gli Affari Esteri e la Cultura dovranno andare avanti con un budget ridotto del 24% (la BBC si è rassegnata all’idea di vedere le sue risorse ridursi del 16%), per il Budget il taglio sarà del 33%, addirittura del 40% per l’Ambiente.

L’Home Office, l’equivalente del ministero degli Interni, e quello della Giustizia subiranno un taglio delle spese del 23%. E’ andata meglio ai Trasporti (-21%) e soprattutto alla Difesa (-8%), mentre a Buckingham Palace la Regina Elisabetta II  e il suo staff dovranno stringersi la cinghia riducendo le loro spese del 14%. Pochi, pochissimi i  ministeri tratti in salvo: la cooperazione allo sviluppo (+37%), la Sanità (“incarnazione di una società giusta” ha detto Osborne) e l’educazione, dove il budget per le scuole passerà da 35 a 39 miliardi di sterline, mentre quello riservato all’insegnamento universitario verrà amputato del 40%. Tra i grandi perdenti segnaliamo le Autorità Locali, con tagli pari a 7,6 miliardi di sterline (-24%) e 250mila impiegati costretti invitati a restare a casa o a trovare un altro lavoro.

Con buona pace della Francia…

“L’età di pensionamento dei dipendenti pubblici per uomini e donne arriverà a 66 anni nel 2020” ha annunciato il ministro delle Finanze. “Questo si raggiungerà con un graduale incremento da 65 a 66 anni a partire dal 2018. Questo vuol dire un’accelerazione nell’incremento dell’età di pensionamento per le donne già iniziata questo aprile”.

Nonostante le cure da cavallo che la coalizione Tories-Libdem vogliono imporre al paese, gli esperti dell’Istituto nazionale di ricerche economiche e sociali sostengono che il governo Cameron non riuscirà a raggiungere il 50% degli obiettivi che si è fissato oggi. Scontata invece la reazione del leader dei Labour, Ed Miliband, secondo il quale il piano presentato da Osborne rappresenta “un rischio sconsiderato” per la Gran Bretagna.


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