Famiglia

Facciamo entrare i volontari

La proposta di Aiutare i Bambini: “Coinvolgiamo le famiglie nelle attività degli asili nido”. E tu cosa ne pensi?

di Benedetta Verrini

Le nonne fanno il corso Asl e diventano cuoche volontarie. I papà curano i lavori di manutenzione, come le imbiancature. Le mamme si occupano della pulizia dei locali. Succede al nido “Il giardino” a Milano, in un’esperienza pilota di volontariato presso un servizio alla prima infanzia, che ha permesso di abbattere del 20% – pari a circa 25mila euro – il costo totale del servizio, garantendo rette gratuite o semigratuite alle famiglie più bisognose.

E’ una delle testimonianze presentate oggi al seminario organizzato dalla Fondazione Aiutare i Bambini, dedicato a “percorsi innovativi e modelli condivisi”, per avviare un confronto con gli operatori del settore sul tema dello sviluppo degli asili nido e sulla loro sostenibilità economica.

I dati sono sotto gli occhi di tutti: l’Italia è ancora lontana dal raggiungimento dell’obiettivo di Lisbona che ha fissato l’offerta di posti al nido al 33%. Dei circa 2.200.000 bambini sotto i tre anni, nel nostro paese appena 506.000 hanno la possibilità di essere accolti in un servizio. E se è vero che servirebbero almeno 3mila nuovi nidi, soprattutto nelle regioni del Sud, per ampliare l’offerta, è altrettanto vero che nei prossimi anni il sostegno economico dello Stato allo sviluppo di nuovi nidi si assottiglierà fino quasi ad azzerarsi (già attualmente la spesa pubblica per gli asili nido è pari allo 0,2%).

Come affrontare questo problema? Come implementare i servizi alla prima infanzia senza abbassare a qualità e senza compromettere, ma anzi aumentare, posti di lavoro?

Una proposta innovativa
La Fondazione Aiutare i Bambini – che dal 2006 a oggi, attraverso i suoi bandi, ha già investito oltre un milione e 300mila di euro nella creazione di 25 asili e 16 spazi gioco – ha proposto un cambiamento di prospettiva radicale nel settore: “Coinvolgere le famiglie nelle attività degli asili per abbattere o abbassare le rette”, ha spiegato il presidente, l’ingegner Goffredo Modena. “Coinvolgere gli educatori nella gestione. Formare e utilizzare volontari per attività collaterali o a supporto di attività educative”.

Il risultato concreto: l’abbattimento dei costi dal 16 al 20%. Quello culturale: l’aumento del senso di appartenenza a un progetto, da parte delle famiglie, degli educatori e della comunità, oltre alla circolazione di una nuova cultura di responsabilità dell’infanzia.

Un processo che avrà una ricaduta positiva anche sul lavoro: “Proponiamo una razionalizzazione e un rilancio dell’occupazione, soprattutto femminile, nell’ambito di queste strutture”, ha spiegato Modena. “Le risorse risparmiate possono essere utilizzate per ampliare l’utenza, creare nuovi nidi ed effettuare nuove assunzioni”.

Tra le condizioni di accesso ai bandi di finanziamento di Aiutare i Bambini, non a caso (oltre alle caratteristiche di sostenibilità economica, accoglienza di bambini provenienti da famiglie disagiate, apertura in zone carenti), c’è proprio il fatto che venga impiegato personale volontario per almeno 20 ore settimanali.

Un modo per innescare un precedente, anche culturale, nell’organizzazione dei nidi di domani. L’idea di Aiutare i Bambini è stata raccolta con particolare attenzione da Carmela Madaffari, direttore centrale del settore famiglia e scuola del comune di Milano. “Una proposta eccezionale”, ha commentato intervenendo alla tavola rotonda, “che potremmo sostenere e formalizzare attribuendo un punteggio ai nidi privati che si propongono al comune per la procedura di accreditamento”.  

Info: www.aiutareibambini.it

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