Non profit
E il Gas diventa distretto
L'irresistibile ascesa dei gruppi di acquisto solidale
L’acquisto diretto dal
produttore prende piede.
E si allarga ad altri settori
Anche il motore di ricerca Google ha capitolato: digitando la parola “gas”, il primo riferimento (e buona parte dei primi cento link successivi) non è alla fonte di energia ma ai Gruppi di acquisto solidale, ovvero famiglie che si mettono in rete per compiere una spesa collettiva acquistando la merce solo da produttori conosciuti in via diretta e rispettosi dell’ambiente e dei diritti umani. Sono oggi almeno 700 i Gas censiti dal portale retegas.org (al top la Lombardia con 160), ma si arriva almeno a mille contando le svariate decine di gruppi informali sparse in tutta Italia.
«Le dimensioni sono varie, da pochi nuclei a centinaia di persone: ci si dividono i compiti, si vanno a visitare i produttori, si organizzano incontri per far conoscere i Gas alla comunità», spiega Mauro Serventi, uno dei fondatori del primo gruppo d’acquisto italiano, a Fidenza, che oggi è uno dei più grandi, con 120 famiglie attive. «Quando i numeri e la volontà di incidere sul territorio aumentano, i Gas si uniscono a realtà sociali del territorio per creare i Des, Distretti di economia solidale», ovvero reti dove le buone prassi condivise riguardano anche altri settori della vita sociale oltre a quello della spesa.
«Le sperimentazioni sono molte e attive in tutta Italia», aggiunge Giuseppe Vergani del Des Brianza, che riporta le conclusioni dell’ultimo convegno nazionale dei Gas, tenutosi a Osnago (Lecco) nel giugno 2010. «Si va dall’ambito agricolo e alimentare, ad esempio con le filiere corte (il prodotto nasce, viene lavorato e poi venduto in un raggio di chilometri ridotto, ndr) del pane e degli ortaggi attive nel monzese, e della piccola distribuzione organizzata di prodotti freschi nel comasco, a settori più complessi come il tessile etico, con il progetto novarese del “Made in No”, e l’energia rinnovabile, con “Co-energia”». Il futuro prossimo dell’impegno dei gasisti è l’occuparsi di politica, intesa come cura della città: «Realizzare o sostenere esperienze virtuose e sostenibili impone di entrare nel campo della pianificazione del territorio, delle regole del lavoro», sottolinea Vergani, «per costruire un nuovo modello di comunità locale».
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