Welfare

Negli Stati Uniti i detenuti gestiscono blog, in Italia…

di Redazione

Chi ha paura di Internet?
Di Internet hanno paura nelle carceri italiane dove, con rare eccezioni, non esiste la possibilità di accedere alla rete. Negli Stati Uniti, invece, nello stato del Kansas, per esempio, i detenuti possono scambiarsi email, partecipare a video-conferenze con parenti ed effettuare operazioni di ebanking con un sistema apposito per trasferire denaro. Ma poi ci sono anche i blog gestiti direttamente da detenuti, come quello di Michael Santos, intitolato «Criminal Justice», che è considerato un punto di riferimento per le proposte di riforma della giustizia. In Italia sarebbe già un gran passo avanti se Internet si potesse usare per dare la possibilità a chi non ha la famiglia vicino di dialogare a distanza.
Se i detenuti arredano i parchi delle città
Si chiama «Puntoacapo», come dire che è possibile mettere un punto fermo alla propria vita, e poi andare a capo, cambiare. È una cooperativa che dà lavoro a detenuti, nel carcere Lorusso e Cutugno di Torino, con il progetto «Siediti», che cura la produzione e la vendita, a prezzi davvero competitivi, di numerosi elementi di arredo urbano: panchine da parco, tavoli da pic nic, bacheche, fioriere. Nel sito www.puntoacaposcs.it è presente la gamma della produzione della cooperativa.

Pazienti “a distanza”
Uno dei mali della sanità in carcere è che ci sono medici che visitano pochissimo, preferiscono fare diagnosi guardando il detenuto da una certa distanza, e magari poi lo accusano di simulazione, come spiega nella sua testimonianza Filippo F., detenuto che la sanità penitenziaria l’ha sperimentata in più carceri: «Per parlare di simulazione da parte di un detenuto il medico dovrebbe avere almeno una sommaria conoscenza dello stato di salute di quel detenuto, bisognerebbe che riuscisse a stabilire se il carcerato/paziente stia simulando o no, e per farlo servirebbe almeno che lo visitasse non “telepaticamente”, senza neppure toccarlo; dovrebbe avvicinarsi, auscultarlo, magari mettersi i guanti se questo lo tranquillizza (potrebbe temere di infettarsi di carcerite), ma toccarlo e non accontentarsi di fare una diagnosi guardandolo e ascoltandolo da lontano».

Partecipa alla due giorni per i 30 anni di VITA

Cara lettrice, caro lettore: il 25 e 26 ottobre alla Fabbrica del Vapore di Milano, VITA festeggerà i suoi primi 30 anni con il titolo “E noi come vivremo?”. Un evento aperto a tutti, non per celebrare l’anniversario, ma per tracciare insieme a voi e ai tanti amici che parteciperanno nuovi futuri possibili.