Cultura

G8, un’analisi di Lucchesi (Lilliput)

Il responsabile della rete lillipuziana scrive ai militanti attraverso su Peacelink.

di Giampaolo Cerri

Fabio Lucchesi, presidente della Rete di Lilliput, affida a Peacelink una prima riflessione sui fatti di Genova. Ve la proponiamo. «Cari Lillipuziani, Le scuse Questo e’ il primo messaggio che riesco a scrivere dopo una settimana. Credo che sia percio’ necessario anche scusarmi con voi. L’eccezionale “concentrazione” di eventi di questa settimana genovese ha di fatto reso evidente la nostra insufficiente organizzazione nella gestione di eventi come questo. La mancanza di informazioni dirette e’ solo un aspetto di questa questione che credo faremo bene a porci per il futuro. La Rete Lilliput e’ stata indiscutibilmente protagonista all’interno del Genoa Social Forum e dele sue iniziative tanto che la maggior parte di noi e’ stata “risucchiata” dalle necessita’ organizzative urgenti. Il sottoscritto e’ stato letteralmente sommerso dall’esigenza di coordinare i lavori del Public Forum che, sia detto per inciso, e’ stato un pezzo importantissimo della mobilitazione contro il G8 e che e’ stato possibile soprattutto grazie all’impegno assoluto della Rete (non avendo pero’ a disposizione neppure un computer nella struttura messa a disposizione e’ stato pero’ impossibile render conto in diretta di questo lavoro, cerchero’ di farvi un resoconto complessivo entro un paio di giorni). Tutte le persone del nodo lillipuziano genovese hanno lavorato al massimo per le mobilitazioni di questa settimana (penso a Stefano Lenzi “perno” dell’ufficio stampa, ad Alberto Zoratti e Chiara Malagoli impegnati nelle continue riunioni sull’organizzazione delle mobilitazioni comuni del Genoa Social Forum ed in quelle specifiche dei lillipuziani e dei gruppi d’affinita’ per le azioni dirette nonviolente, a tutti i lillipuziani genovesi sommersi dalle necessita’ organizzative del Forum e delle manifestazioni, a Valerio impegnato a tenere il minimo di contatti indispensabili per le manifestazioni). Mi consola solo il fatto che l’abbondante cronaca uscita in queste settimane sui giornali abbia riflesso, tutto sommato, abbastanza fedelmente quello che stava accadendo a Genova. E’ pero’ sicuro che anche nel corso delle mobilitazioni di piazza e’ emersa una nostra difficolta’ ad organizzarci, a far circolare le informazioni, a prendere decisioni in tempo rapido. E’ questo un aspetto da tenere sicuramente in considerazione per il futuro. Abbiamo bisogno di una maggiore organizzazione della rete, di migliori canali di comunicazione, di dedicare piu’ energie e competenze al lavoro interno di discussione, decisione e collegamento. La “violenza” Dopo una lunghissima e difficile discussione tra le varie componenti del Genoa Social Forum su come fosse possibile manifestare a Genova in maniera determinata ma senza violenza gli ultimi due giorni delle mobilitazioni genovesi sono invece stati segnati dalle violenze degli altri. Per chi ha vissuto direttamente le giornate del 20 e del 21 non ci possono infatti essere dubbi che la terribile violenza scatenatesi a Genova e’ stata subita dal GSF, anzi ha avuto come principale obiettivo proprio la distruzione delle mobilitazioni che in questi mesi avevamo messo in piedi. Su questo non possono esserci dubbi. Ho ancora negli occhi il fumo dei lacrimogeni e l’immagine dei tanti lillipuziani caricati dalla polizia a Piazza Manin (dove tutti assieme avevamo costruito la nostra “piazza tematica”) mentre a mani alzate eravamo quasi riusciti ad impedire ai black block d’invadere la nostra zona. Risultato della giornata una carica ed un bel po’ di manganellate ai lillipuziani, un difficilissimo rientro al luogo d’incontro a Piazzale Kennedy, mentre i black continuavano a far cio’ che volevano in citta’. Come non ricordare ancora il lungo spezzone del corteo del 21 caricato pesantemente dalla polizia sulla salita di fronte al mare mentre lo spezzone piu’ consistente della Rete aveva appena fatto in tempo a deviare in fretta e furia fra il fumo dei lacrimogeni o l’incredibile scena da “deportazione cilena” a cui ho assistito sabato sera mentre un centinaio di poliziotti e carabinieri impedivano l’accesso alla scuola di fronte all’ufficio stampa del Genoa Social Forum dal quale continuavano ad uscire persone selvaggiamente picchiate e caricate in fretta e furia sulle ambulanze? E’ importante ricordare che ne’ nel giorno del 20, ne’ nella difficilissima giornata del 21 la violenza e’ scaturita dalle manifestazioni organizzate dal Genoa Social Forum. Ma certo rimane il problema politico vero: al di la’ delle provocazioni ed infiltrazioni della polizia, della sicura presenza all’interno del blocco nero di pezzi dei movimenti fascisti, come e’ possibile difendersi dalla violenza gratuita di chi crede che la propria protesta si esprima semplicemente nel devastare ogni cosa e che, fatalmente, considera chi organizza una protesta politica contro la globalizzazione come il proprio vero nemico, senza dover per questo abbandonare la piazza e le mobilitazioni di massa per colpa di qualche migliaio di persone organizzate scientificamente nel distruggere tutto? E’ indiscutibile che la grande partecipazione di massa al corteo del 21 (nonostante le terribili violenze culminate nella morte di una persona il giorno prima) esprime, oltre all’adesione ideale all’idea di una diversa globalizzazione, la voglia di “riprendersi le piazze” di un movimento forse strutturalmente debole e scarsamente organizzato ma ricco d’ideali politici e di voglia di partecipare. E’ percio’ un compito assolutamente necessario trovare le forme possibili per esprimere questa voglia di “contare” senza incorrere nella violenza di venerdi e sabato scorso. E’ sicuramente un problema nostro (i lillipuziani non possono essere ridotti al silenzio) ma anche di tante altre realta’ del Genoa Social Forum che in questi anni hanno pensato di poter “organizzare” ed “indirizzare” una certa dose di violenza all’interno delle proprie forme di mobilitazione (penso ad esempio all’universo dei centri sociali e dei cobas). Penso che rivendicando radicalmente il diritto di manifestare e di violare certi divieti a Genova durante il vertice abbiamo condotto assieme una grande operazione politica i cui risultati in questi mesi si sono visti. Ma l’impermeabilita’ di istituzioni internazionali come il G8 (avete notato la scelta del paesino sperduto in Canada per il prossimo vertice G8 che fa il paio con il Quatar del WTO?) rende indispensabile continuare a pensare ad una strategia di mobilitazioni di piazza che pero’ non possono piu’ essere realizzate al costo delle violenze subite e dei rischi ancora maggiori che abbiamo corso sabato. Fra l’abbandono del “conflitto” di piazza e l’eccessiva ostentazione di una “violenza controllata” (ma che controllare realmente e’ sempre piu’ impossibile) deve esistere un’altra alternativa ed e’ un preciso compito politico necessario saperla trovare. Si tratta in un certo senso di reinventare una strategia nonviolenta che non sia ne’ “rassegnazione”, ne’ semplice rifiuto della violenza come scelta individuale ma sappia comunque organizzare le persone per resistere alla violenza strutturale di questa globalizzazione. Che ne direste di dare finalmente avvio a quel percorso di ricerca sulla nonviolenza che a Marina di Massa intuimmo come necessario ma a cui non abbiamo mai dato corso se non come discussione teorica? Mi sembra invece che la mobilitazione di Genova segni concretamente la necessita’ “pratica” d’individuare un nuovo percorso fattibile. Il Genoa Social Forum Credo che potremmo scrivere a lungo sul paradosso per cui una struttura evidentemente debolissima dal punto di vista organizzativo e con notevoli differenze al proprio interno come il Genoa Social Forum sia riuscita ad innescare un dibattito politico cosi’ forte ed importante come quello in cui abbiamo assistito in queste settimane a proposito del G8. Restano per me alcuni dati di fatto essenziali: a. La mobilitazione del GSF rimane un pezzo importantissimo di una possibile “strategia lillipuziana” per una diversa globalizzazione. La Rete Lilliput ha contribuito fortemente a condurre avanti questa esperienza ed a questo punto dobbiamo considerare seriamente quali possono essere i futuri sviluppi di questa esperienza. E’ chiaro infatti che se non abbiamo nessun interesse ad annullare la nostra specificita’ in una piu’ vasta “rete di reti” allo stesso tempo non possiamo non tener conto della necessita’ sempre piu’ urgente di confrontare le nostre mobilitazioni con altri soggetti a noi esterni ma con cui vogliamo dialogare (ed anche con altri soggetti che ancora non fanno parte di questo dialogo come il sindacato). Percio’ la proposta di trovare momenti futuri di mobilitazione comuni anche piu’ centrati sui contenuti come la creazione di un coordinamento italiano del World Social Forum di Porto Alegre o la costruzione di una mobilitazione italiana a novembre cogliendo l’occasione del vertice della FAO a Roma che coincide con l’apertura del vertice dell’OMC in Quatar sono secondo me da prendere altamente in considerazione. b. Allo stesso tempo occorre rispondere tutti quanti al nuovo tentativo di “criminalizzazione” della protesta, alla nuova strategia della tensione, ai fatti inaccettabile della “notte cilena” di sabato scorso a Genova. Il GSF ha gia’ individuato per domani un primo momento comune di mobilitazione per la liberta’ di manifestare e contro la criminalizzazione del movimento davanti alle prefetture italiane ed e’ bene che tutti i lillipuziani raccolgano questo invito facendo valere appieno i contenuti che ci portano a rivendicare la scelta di scendere in piazza oltreche’ la battaglia indispensabile per la democrazia ed il diritto di manifestare. c. Infine, come gia’ accennato prima, occorre anche con altri soggetti condurre un confronto sulle possibile strategie di mobilitazione per il futuro superando l’impasse molto pericolosa dell’impossibilita’ di scendere in piazza senza incorrere nei vecchi stereotipi delle manifestazioni contro la repressione o della “militarizzazione” delle mobilitazioni. Da ultimo un saluto a tutti i lillipuziani che hanno partecipato alle manifestazioni genovesi ed un abbraccio particolare (senza nessuna retorica) a tutti quelli che sono stati coinvolti nelle cariche della polizia pagando con la paura o con le ferite il prezzo di una democrazia sempre piu’ difficile. Un ringraziamento particolare anche a tutti gli amici genovesi per l’incredibile mole di lavoro svolto. Fabio Lucchesi»


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