Economia

Dalla chimica alla green economy

Un sito industriale riconvertito all'eco-business. Salvando i posti di lavoro

di Silvano Rubino

La strada verso la green economy passa anche dai rifiuti. E dal loro corretto riutilizzo, per farne energia, materie prime seconde, compost da utilizzare in agricoltura e molto altro. Ma passa anche da un’altra parola chiave: riconversione.

Riutilizzo e riconversione sono anche le parole chiave di Terni Green, nuova società nata da una costola del gruppo Terni Research (holding di partecipazione e socio di maggioranza di Ternienergia, società specializzata in impianti fotovoltaici). La società è stata presentata  durante il workshop “Una via italiana alla Green Economy” che si è  tenuto in Borsa Italiana.

La nuova società avrà sede in un polo industriale con antiche radici, quello di Nera Montoro, in provincia di Terni.  Un polo chimico che risale addirittura alla fine dell’ottocento e che dal 1964 era occupato dalla Terni Industrie Chimiche, specializzata in produzione di fertilizzanti. Nel 1996 la società era passata alla multinazionale norvegese Yara, dopo una fase sotto il controllo di Enichem. Nel 2009 la dismissione, con la messa in mobilità dell’intera forza lavoro.

Grazie all’accordo con Terni Research, che ha acquisito il 100% delle azioni di Terni Industrie Chimiche, il sito viene salvato e interamente riconvertito. Ad agosto viene firmato un accordo tra l’azienda e i sindacati per il mantenimento dei livelli occupazionali. L’intesa prevedeva la salvaguardia e la valorizzazione delle risorse umane attualmente impiegate nello stabilimento, e la partecipazione delle organizzazioni sindacali alla elaborazione e predisposizione del piano industriale di rilancio del sito.

E il piano industriale è arrivato. Lo hanno illustrato il presidente di Tern Energia Stefano Neri e il consigliere delegato Stefano Viali. È incentrato su tre business unit. Metals, attiva nel decommissioning e nella bonifica, per esempio dei vagoni ferroviari obsoleti, ma anche degli stessi macchinari del sito industriale, in gran parte da smantellare. Poi c’è il settore environment (che rappresenterà oltre l’89% del fatturato), orientato al recupero di materia e di energia dai rifiuti. In particolare, l’azienda si concentrerà sul riutilizzo dei pneumatici fuori uso (che diventano materia prima, per esempio, per i parchi giochi per i bambini) e sul trattamento dei rifiuti biodegradabili, con la creazione di energia da biogas (anche grazie all’accordo con l’azienda che raccoglie i rifiuti in provincia di Terni) e di compost di qualità. Si occuperà anche di stoccaggio e di service di oli vegetali e della gestione di un impianto di depurazione biologica. Infine il settore technology , che si concentrerà sulla produzione di apparati tecnologici e sul trasferimento tecnologico.

“Terni Green nasce con una capitalizzazione di 3 milioni che salirà già a 5 entro l’anno e a 12-13 milioni in primavera. Puntiamo nel 2012 alla quotazione a Milano, piazza che per noi ha rappresentato una scelta importante già in passato”, ha detto Stefano Neri. La società ha un obiettivo di ricavi aggregati al 2012 di 12,5 milioni e un ebitda di 5,6 milioni. Quest’anno l’ebitda è atteso a 1,2 milioni e a 3 milioni nel 2011. “Gli investimenti complessivi al 2012 ammontano a 18,5 milioni”, ha aggiunto Viali.

Sul fronte occupazionale entro il 2012 la forza lavoro occupata sarà di 300 unità. All’inizio del 2010 i dipendenti erano 100 , a luglio sono diventati 152.  Ovvia quindi la soddisfazione dei sindacati: gli obiettivi industriali e il piano di riconversione dello stabilimento sono stati “pienamente condivisi ” dai tre segretari provinciali di categoria, che hanno anche sottolineato come sia stato salvaguardato il patrimonio di competenze tecnologiche e la grande tradizione industriale del territorio. Inoltre i sindacati auspicano che il piano industriale di Terni Green e la forte crescita di Terni  Energia possano rappresentare un modello di sviluppo innovativo che punti alla eco-sostenibilità e alla compatibilità ambientale.

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