Famiglia
La comunità ponte per i piccoli disabili
A Milano ha aperto la "Casa di L'Abilità"
A L’Abilità la chiamano semplicemente “casa”: è la prima comunità residenziale creata dall’associazione milanese per i bambini disabili molto piccoli (da 0 a 10 anni), privi di una tutela familiare. Un’esperienza nata grazie alla partnership di quattro fondazioni per sviluppare affido e adozione di bimbi con bisogni speciali.
Il 4 ottobre scorso, a due passi dal centralissimo corso XXII Marzo, è stata inaugurata la “Casa di L’Abilità”, una comunità residenziale, che sarà gestita da un coordinatore e da uno staff di educatori professionali, dedicata ai bambini con disabilità.
Si tratta di un progetto all’avanguardia: l’associazione milanese L’Abilità onlus, nata 12 anni fa da un gruppo di famiglie per rispondere alle necessità psico-sociali dei genitori che si trovano ad affrontare la nascita e la crescita di un piccolo portatore di handicap, ha deciso di sviluppare un’attività specifica di accoglienza per i piccoli non riconosciuti alla nascita o allontanati dal Tribunale dei minori. «Siamo nati per combattere la solitudine delle famiglie e per aiutarle a percorrere una strada di accettazione della disabilità», spiega Laura Borghetto, la presidente. «Però ci siamo accorti che in alcuni casi il lavoro di affiancamento non era sufficiente e che era necessario proteggere e accogliere il singolo bambino rimasto solo».
La comunità dispone di 10 posti, di cui 8 dedicati all’accoglienza residenziale e 2 all’ospitalità temporanea di bambini le cui famiglie stanno vivendo un’emergenza momentanea. «Anche per i posti residenziali, teniamo a sottolineare che il nostro progetto si propone di essere un “ponte”, il più possibile verso l’inserimento in una famiglia affidataria o adottiva», prosegue la presidente. La proposta di accoglienza in famiglia di bambini con disabilità è un processo «che spesso spaventa le coppie disponibili all’affido. Attraverso la nostra comunità e le diverse famiglie dei soci fondatori che vi gravitano intorno, vorremmo favorire il processo d’incontro e l’uscita dalla comunità, cementando una relazione duratura».
L’appartamento che ospita la comunità appartiene alla parrocchia del Preziosissimo Sangue. «Don Mario Fumagalli, il parroco, ce l’ha segnalato e ci ha offerto di utilizzarlo per un progetto di alta rilevanza sociale», spiega la Borghetto. Il lavoro di ristrutturazione, l’arredamento, i contratti con il personale, lo start up del progetto sono stati resi possibili dai finanziamenti di quattro fondazioni: Cariplo, Umano Progresso, Oliver Twist e De Agostini. Le risorse complessive messe a disposizione ammontano a 612mila euro. La fondazione Aiutare i Bambini è intervenuta con un finanziamento autonomo di 15mila euro per l’arredo dell’area gioco. «Senza l’aiuto delle fondazioni questo progetto non esisterebbe», sottolinea Lauro Borghetto, «in attesa delle convenzioni con il Comune, queste risorse ci permettono lo sviluppo del progetto per tutto il primo anno».
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