Mondo

Metti che Picasso rinasca a Nairobi di Marina Mojana

Il boom degli artisti africani in Italia. Ecco chi sono, come dipingono e gli indirizzi per imparare a conoscerli

di Redazione

Tra globalizzazione e tribalizzazione alla fine del XX secolo, l?Africa presenta le sue credenziali per esprimere la propria identità e lo fa con il vento forte dell?arte. è il soffio potente della contemporaneità africana, uno dei fenomeni più vitali di inizio millennio. Non per niente a vincere il Turner Prize, il più prestigioso premio per l?arte giovane, è stato l?anno scorso Chris Ofili, nigeriano di trentun anni, mentre un omaggio all?Africa viene dalla 49esima edizione della Biennale di Venezia, dove una grande installazione di 264 opere, intitolata ?Sarenco l?Africano?, troneggia fino al 5 novembre in una sala intera del padiglione italiano. E sarà ancora la giovane black art a dominare la rassegna di ?Documenta?, in programma a Kassel per quest?autunno (e questa, che è la più importante rassegna al mondo sulle nuove tendenze dall?arte, sarà diretta dal nigeriano Okwui Enwezor). La presa di coscienza dell?Occidente inizia dodici anni fa, quando il Centro Pompidou di Parigi dedica all?arte africana contemporanea la magnifica mostra ?Les magiciens de la Terre?. Da quel momento il safari si inverte ed è l?Africa a fare tappa a Città del Messico, Copenhagen (1991), Stoccarda (1995), Bonn (1996), New York (1996), Tokyo (1997), Milano, Verona (1999). In Italia la espongono galleristi di talento come Franco Cancelliere o Giancarlo Pedrazzini, nel mondo la acquistano collezionisti di grido come Jean Pigozzi di Zurigo o Charles Saatchi di Londra. Anche i prezzi, fino a ieri contenuti tra i 2,5 e i 15 milioni a opera, lievitano in due anni del 50 per cento, dopo che Sotheby?s Londra propone nel 1999 la prima vendita pubblica di arte contemporanea africana, stabilendo il record d?asta di Georges Lilanga per un?opera che, partita da una stima di 8 milioni, viene aggiudicata a 26. Nell?arte africana si respira la precarietà della vita perché costante è la presenza della morte. è un?arte che si identifica più con l?essere dell?artista che con il suo fare. A esempio William Kentridge affida ai suoi disegni animati la personale rappresentazione dell?apartheid e dell?olocausto, mentre Willie Bester, con elementi di giocattoli rotti e souvenir per turisti, costruisce la sua metafora di un sistema globalizzato. Cheff Mwai rivisita la propria storia recente con preziose tavolette dedicate alla guerriglia Mau Mau e David Ochieng si rivolge alla rievocazione storica dei conquistatori arabi o spagnoli con un linguaggio di natura pop, fantascientifica e mitologica. Dotato di uno spiccato gusto narrativo dipinge il centauro come il super eroe della storia a fumetti del suo Paese. Jhonny Kilaka e Peter Martin esplorano il tema erotico, Cheri Samba ricostruisce interni borghesi di benessere africano, mentre Richard Onyango descrive con i suoi autobus la catastrofe del moderno. «Li vedevo da piccolo illuminare la notte con i loro fari potenti», ricorda, «e sognavo di salirci sopra. Ho iniziato facendo il bigliettaio, poi il conducente». Oggi li dipinge e con il ricavato delle vendite mantiene a sue spese trenta bambini del suo villaggio, orfani di genitori morti di Aids. Achille Bonito Oliva all?avanguardia africana ha dedicato pagine molto illuminate: «Per molto tempo l?Africa è stata un?enorme discarica di veleni coloniali e post-coloniali. I primi, per durata storica, avevano prodotto un?inevitabile globalizzazione politica e dipendenza economica dalle potenze occidentali. I secondi, frutto dell?abbandono al loro destino da parte dei Paesi colonizzatori, sviluppano da decenni ineluttabili forme di tribalizzazione». Tra questi due poli, l?Occidente sembra pronto a mettere in funzione altre trappole e lo storico d?arte Lucio Barbera mette in guardia: «L?arte africana non è un fenomeno alla moda, come la minigonna o lo swacht; e l?artista africano non ha bisogno di entrare artificialmente nello star system». In questa pittura nulla è naif, perché si descrive la guerra, la malattia, il sesso; nulla è primitivo, perché proprio dalle maschere africane trassero ispirazione i padri dell?arte moderna europea, da Cézanne a Picasso. Per contro l?arte africana contemporanea è un?espressione fortemente individuale; ha vivo il senso dell?immagine oggettiva e scarnificata, fino ai limiti grafici; spesso è colorata. è un?arte che privilegia la comunicazione sulla contemplazione e abbassa il tono per evitare la retorica. Soprattutto è un?arte agganciata alla realtà. Lo si capisce bene ammirando i lavori di Georges Lilanga (1943), in mostra alla Fabbrica Eos di Milano fino al 31 luglio, un maestro indiscusso della cultura Makonde (Tanzania) fin dagli anni 70, quando esponeva a New York e a Washington. Ogni suo quadro ha un titolo scritto in kiswahili: bere il latte, farsi cavare un dente, andare in ospedale per una flebo, grattarsi o farsi grattare una spalla, dire la verità, tentare un approccio sessuale con qualche rara donna che ogni tanto entra in scena. Tanti omini snodabili, piccoli diavoli o stregoni di vari colori, strutturati con un segno grafico continuo, entrano in contatto l?un l?altro, anche con ciò che fisicamente dovrebbe essere loro lontano. L?immagine è volutamente piatta, per collegare il tutto con l?istante, in una danza gioiosa dove la comunità si riconosce nel bisogno. Lilanga è gravemente ammalato di diabete e in settembre subirà l?amputazione di un braccio. Con la sua arte mantiene due tribù Makonde e il museo d?arte di Dar Es Salam. Chi sono Pittori e scultori Suday Jack Akpan, Nigeria, 1940 Willie Bester, Sudafrica, 1956 Seni Camara, Senegal, 1945 John Goba, Sierra Leone, 1944 Almighty God, Ghana, 1950 Paa Joe, Ghana, 1954 Endgaget Legesse, Etiopia, 1971 Georges Lilanga, Tanzania, 1943 Amadou Makhtar Mbaye, Senegal, 1945 Esther Mahlangu, Sudafrica, 1936 Margaret Majo, Zimbabwe Kivuthi Mbuno, Kenya, 1947 Lemming Munyoro, Zimbabwe, 1938 Cheff Mwai, Kenya, 1931 J.Baptiste Ngnetchopa, Cameroon, 1953 Lse Noy, Appliqueé di Weya, Zimbabwe David Ochieng?, Kenya, 1974 Richard Onyango, Kenya, 1960 Antonio Ole, Angola, 1951 Abdallah Salim, Kenya, 1958 Cyprien Tokoudagba, Benin, 1954 Twin Seven Seven, Nigeria, 1944 Peter M. Wanjau, Kenya, 1968 Fotografi Mama Casset, Senegal Seydou Keita, Mali Cornelius Yao Augusstt Azaglo, Costa d?Avorio Ousmane Ndiaye Dago, Senegal Abderramane Sakaly, Mali Moise Joseph Agbodjelou, Benin Bedros Boyadjian, Etiopia Ramilijaona, Madagascar Studio 3Z, Zaire Sukdeo Bobson Mohanlall, Sudafrica Chi li rappresenta Franco Cancelliere Arte Contemporanea. Via Maddalena 149, Messina, tel. 090.2924699. Fabbrica Eos. Piazza Baiamonti 2, Milano, tel. 02.6596532. Galleria Spazia. Via dell?Inferno 5, Bologna, tel. 051.220184. Frontier Art. P.O. Box 65790, 2506 EB, The Hague, The Netherlands, tel. 003170.368.3413. Galeri Iki Maymun. Bagdat Caddesi 321, Mine Apt. A Blok D/1, Caddebostan, Istanbul, tel. 0090.216.3502624. Galerie Patras. Rue Tournells 24, Parigi, tel. 0033.1.42778819


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA