Cultura

Nobel a Edwards, polemica “in vitro”

La Chiesa contro il premio al papà della fecondazione artificiale

di Franco Bomprezzi

 

Arriva quando ormai il premiato non è neppure in grado di capire, il Nobel per la medicina assegnato a Robert Edwards, 85 anni, padre della fecondazione artificiale. E la decisione di Stoccolma provoca una secca divisione fra laici e cattolici, specialmente in Italia. E i giornali danno ampio spazio alla notizia.

“Il Vaticano accusa il Nobel” titola in apertura il CORRIERE DELLA SERA dando risalto sia alla notizia dell’assegnazione del premio Nobel 2010 per la medicina al britannico Robert Edwards, 85 anni, “padre” della fecondazione artificiale, sia alle immediate reazioni della Chiesa cattolica, che ha definito questa decisione “inaccettabile”. Il giornale dedica le prime due pagine all’argomento. Innanzitutto la notizia. È Robert Edwards, “padre” della fecondazione in provetta, il vincitore del premio Nobel per la medicina. Il biologo ed embriologo inglese 85enne ha messo a punto, insieme al ginecologo Patrick Steptoe, la tecnica che dal ’78 a oggi ha permesso la nascita di almeno quattro milioni di bambini in tutto il mondo. Una scelta, quella del Karolinska Institut di Stoccolma, duramente attaccata dalla Santa Sede. «Ritengo che la scelta di Edwards sia completamente fuori luogo, i motivi di perplessità non sono pochi» ha commentato il presidente della Pontificia Accademia per la Vita, monsignor Ignacio Carrasco de Paula, che accusa il biologo di essere causa del «mercato degli ovociti», degli embrioni abbandonati che «finiranno per morire» e dello «stato confusionale della procreazione assistita, con figli nati da nonne o mamme in affitto». Il CORRIERE affida il commento a un genetista laico di grande fama, Edoardo Boncinelli, che la pensa in modo diametralmente opposto. “Era ora che assegnassero il Nobel per la Medicina a Bob Edwards. È un Nobel strameritato – scrive Boncinelli – . Chi si stupisce e contesta questa scelta non si rende conto del fatto che Edwards ha dato un contributo fondamentale alla promozione della vita e al miglioramento della salute dell’uomo (…) Che cosa ha fatto Edwards? Ha inventato la fecondazione in vitro per venire incontro ai disagi e ai dolori di chi non poteva avere figli per via naturale. Con l’aiuto del ginecologo Patrick Steptoe, ha messo a punto più di vent’anni fa questa tecnica rivoluzionaria, che nelle sue linee essenziali è usata anche oggi: si prendono delle cellule uovo della futura mamma e si fecondano in provetta con gli spermatozoi di chi dovrà essere il padre; si tengono queste cellule di uovo fecondate qualche giorno in provetta e poi si impianta quello che nel frattempo è diventato un piccolo embrione nell’utero della futura mamma. Enorme è stato l’impatto e la risonanza di questa tecnica, che ormai si è affermata in tutto il mondo”. In un’intervista di Gian Guido Vecchi a Bruno Dallapiccola, genetista altrettanto famoso, ma decisamente di orientamento cattolico, il pensiero critico si chiarisce: “Premessa: che Edwards abbia inciso sulla storia della medicina, non ci piove – spiega lo scienziato – Detto questo, a distanza di anni possiamo dire che oggi, nelle applicazioni concrete, siamo assai lontani dallo spirito iniziale della ricerca. In principio si trattava di superare problemi meccanici all’incontro tra ovulo e spermatozoo (…) E molto spesso tali tecniche sono diventate un abuso e una forma di accanimento riproduttivo. Perché c’è una pressione commerciale drammatica”. E conclude Dallapiccola: “Queste tecniche meriterebbero una condivisione di controlli e di consensi informati. E un sano principio di precauzione”. Di spalla, a pagina 3, il ritratto del medico inglese: “L’ex soldato che provò ad «aiutare la natura»”, di Adriana Bazzi, che nota: “Il mondo intero si complimenta con lo scienziato inglese, in diretta via Internet, sul sito nobelprize.org, postando centinaia di messaggi: non solo scienziati, ma anche gente comune che lo conosce perché lui è il «padre» di almeno quattro milioni di persone, sparse in ogni continente”.

LA REPUBBLICA titola “Il Vaticano contro il Nobel” e nel sommario spiega: “Premiato il padre della fecondazione artificiale. L’ira della Chiesa”. Al nuovo caso le prime tre pagine interne. Inizia Elena Dusi che fa il punto: Robert Edwards, che ha 85 anni, non è in buona salute, non ha commentato il Nobel alla medicina vinto per la sua ricerca sulla fecondazione in vitro. «Del resto», annota la giornalista, «tutta la sua carriera è costellata dalle critiche per aver trasferito la fecondazione al di fuori del corpo della donna». Le nuove critiche sono egualmente esplicite: «a causa del nuovo Nobel migliaia di embrioni finiranno per essere abbandonati e morire» ha detto ieri Ignacio Carrasco de Paula, presidente della Pontificia Accademia per la vita. «Un figlio non può essere un prodotto», dichiara l’associazione Scienza e Vita ed Eugenia Roccella, sottosegretario alla Salute, definisce Edwards medico dai comportamenti «eticamente ambigui» e con «molti risvolti negativi». Ignacio Carrasco intervistato da Orazio La Rocca spiega: «Edwards ha il merito di aver aperto un capitolo nuovo nella fecondazione assistita; ma è anche figura controversa che, non solo per causa sua, con la tecnica in vitro ha aperto scenari pericolosi, come la compravendita degli ovociti, il congelamento degli embrioni e la banalizzazione della paternità e della maternità, tecniche e pratiche moralmente inaccettabili dalla Chiesa». Nel dossier l’approfondimento ricco di dati: “In Italia diecimila figli l’anno grazie a lui via all’ultima battaglia contro i divieti”. Nel Belpaese sono oltre 12mila le gravidanze assistite del 2008, 10mila e 200 i bimbi nati viti. Nel mondo con questa tecnica sono nati 3,75 milioni di bambini e il 54% delle fecondazioni artificiali sono avvenute in Europa. Giancarlo Zizola invece si dedica al rapporto scienza-Chiesa: “Da Galileo agli embrioni tra Chiesa e scienziati un conflitto di venti secoli”. Rapporti difficili, sottolinea, e non lineari: nel 1978 Giovanni Paolo I si congratulò con Leslie Brown per aver dato alla luce il primo bambino fecondato in vitro. Successivamente nel 1984 l’Osservatore Romano commentando la nascita di una bambina australiana dichiarò che i bambini in provetta non sono ammessi dalla morale cattolica. Il commento alla vicenda è affidato a Miriam Mafai: “L’ultimo anatema della scienza maligna”. «Dietro Edwards non c’era il demonio, come sembra sospettare la Chiesa. C’era una grande passione per la scienza e il tentativo di soddisfare il desiderio di maternità di donne che per vari motivi non riuscivano a soddisfare in modo naturale questo loro legittimo, spesso disperato desiderio».

IL GIORNALE si occupa del «padre della fecondazione artificiale» nel taglio basso della prima pagina. Due commenti sull’argomento: uno favorevole a Edwards, uno più vicino alle posizioni del Vaticano. Rispettivamente del presidente dell’associazione mondiale della medicina per la riproduzione, Severino Antinori, e dello scrittore Luca Doninelli. Scrive Antinori: «Sono davvero orgoglioso per il premio Nobel per la Medicina 2010 allo scienziato britannico Robert Edwards, ma arriva troppo tardi». Ricorda il medico: «dalla prima bimba in provetta sono nati 5 milioni di bimbi nel mondo grazie alle scoperte di Edwards» ma «il Nobel arriva oggi che ha 85 anni ed è malato di Alzheimer. Spiace perché qualche anno fa, quando stava bene lo avrebbe apprezzato molto di più. Ora non potrà godere di questo traguardo». La conclusioni di Antinori è che «ora il Parlamento Italiano deve pensare di modificare la legge 40 che mortifica questa medicina». Di segno opposto il parere di Doninelli: «Questo premio sancisce la triste realtà di una vita umana ridotta a numero», si parla di «milioni di bambini nati in provetta, miliardi di embrioni uccisi, altri miliardi di bambini abortiti, e sull’orizzonte ecco la clonazione. L’idea che passa è che la vita umana non conti granchè: la si può fare e disfare a nostro piacimento». L’argomento viene approfondito a pagina 17, dove un box fa notare che in Italia «Hanno superato quota 10mila all’anno i bimbi italiani “figli della provetta”». Cresce «cresce nel nostro paese il ricorso alle tecniche per il trattamento dell’infertilità di coppia. Al 31 gennaio 2010, in Italia i centri iscritti al registro nazionale sono 349, il 45% dei quali è pubblico o privato convenzionato con il Ssn, mentre il restante 55% è privato».

Foto del neo premio Nobel nella parte bassa della prima pagina de IL MANIFESTO, con il titolo «Fecondazione in vitro. Il Vaticano scomunica il premio Nobel», richiamo che rinvia alla presa di posizione del Vaticano riportato nell’articolo intitolato: «Dal Vaticano scomunica in vitro» (pagina 4) di Benedetta Vecchi che scrive: «Non è dato sapere se sono arrivati a Robert Edwards gli echi della violenta presa di posizione del Vaticano contro la decisione dell’Accademia di Stoccolma di premiarlo con il Nobel per la medicina per le sue ricerche che hanno portato alla possibilità dell’inseminazione in vitro. Ne è dato sapere se sono arrivate al decano dell’Università di Cambridge le notizie che in Italia, a causa della legge 40, la fecondazione in vitro è spesso un miraggio (…)». E prosegue: «(…) Ad aprire le danze contro il Nobel della medicina è stato Padre Gonzalo Miranda, docente alla Università pontifica di Roma, che ha chiosato la sua presa di posizione con un lapidario: “Edwards non meriterebbe certo il premio Nobel all’etica, semmai ce ne fosse uno”. A rafforzare le parole di Padre Gonzalo Miranda è arrivata la dichiarazione di Monsignor Jacques Suaudeau, della Pontificia accademia per la vita, secondo il quale il ricercatore inglese, con i suoi studi, “ha superato un livello etico”, dichiarandosi sorpreso della scelta fatta ieri a Stoccolma. Robert Edwards è stato indicato come l’indiretto responsabile dello sviluppo del mercato degli ovociti. Come a dire che Alain Touring è responsabile dell’inquinamento provocato dallo “smaltimento” dei computer per i suoi studi sulla macchina universale negli anni Quaranta». L’articolo si conclude, dopo aver ricordato le prese di posizione in favore di Edwards sentenziando: «Uomini e donne di buona volontà ce ne sono anche in Vaticano. Ma è certo che il barometro segnalerà un raffreddamento nei rapporti tra scienze e fede».
 
IL SOLE 24 ORE dedica alla questione del Nobel un commento in prima, firmato da Lello Naso, “Quel Nobel alla ricerca che irrita il Vaticano” : «Scatenare polemiche è il destino di Edwards. In Italia, ieri si è riaperto il dibattito sulla legge 40 che regola la fecondazione assistita. Da un lato scienziati come i Nobel Rita Levi Montalcini e Renato Dulbecco, la accusano di limitare la ricerca. Dall’altro, il sottosegretario Roccella e il movimento per la vita di Carlo Casini la difendono a spada tratta. La legge, che ha resistito anche a un referendum abrogativo non arrivato al quorum, è stata più volte “smontata” da sentenze della magistratura ordinaria e della Corte costituzionale. Evidentemente qualcosa nel suo impianto non funziona. Senza pregiudizi e senza guerre di religione, su un fronte e sull’altro, forse sarebbe il caso di aprire una riflessione seria. Per la ricerca, per il progresso e anche per rispettare il precetto biblico del “crescete e moltiplicatevi” e non condannare nessuna donna a sentirsi come il giunco sterile della Scrittura».

“Un Nobel assegnato per dividere” è il titolo in prima pagina di AVVENIRE che ospita anche l’intervento di Carlo Bellini «Il Nobel al padre di una tecnica che Spallanzani inventò per gli animali. Niente demonizzazioni, ma almeno una chiarezza su una scelta discutibile». AVVENIRE non ci sta, non è d’accordo su questo Nobel dove vince l’ideologia perché «Un riconoscimento a scoppio ritardato, per quanto non la prima,  se si tiene presente che Alfred Nobel istituì il premio perché i vincitori potessero continuare il loro lavoro  senza assilli economici, non come semplice alloro di fine carriera.  E quello che Edwards poteva dare lo ha certamente dato, essendo 85enne e in gravi condizioni di salute. Il tutto suona insomma come un messaggio ideologico, quasi una consacrazione della provetta fin tanto che il suo padre scientifico è ancora in vita. Ma tant’è». Andrea Galli riporta le dichiarazioni di Francesco d’Agostino, ordinario di filosofia del diritto a Tor Vergata che dice: «L’avanzamento del sapere può avvenire anche violando valori etici fondamentali così come nell’investigazione di un delitto si può ottenere una confessione attraverso  la tortura. Otteniamo la verità, ma a quale prezzo? Il problema è qui: per alcuni la violazione delle norme morali è giustificata dal valore che si ottiene per altri no». «Qui non si tratta di discutere l’abilità di Edwards, quello che dovrebbe essere sindacabile è che non ogni esito può essere avvallato indipendentemente dal metodo con cui è stato ottenuto. Il nobel ha sempre tenuto presnete il retroterra delle personalità da premiare e le loro metodologie. È accaduto con Borges. Non è stato così nel caso di Edwards dove il Nobel avvalla una medicina  priva di sensibilità etica. Non mi risulta che a Christian Barnard, autore di un rivoluzionario  trapianto di cuore si mai stato dato il Nobel». Allo scienziato Edwards Ignacio Carrasco de Paula,  presidente della pontificia  Accademia per la vita attribuisce una serie di conseguenze: «Senza Edwards non ci sarebbe il mercato di ovociti, non ci sarebbero i congelatori pieni di embrioni in attesa di essere trasferiti in utero o più probabilmente di esser usati per la ricerca oppure  in attesa di morire  dimenticati. Edwards inaugurò una casa, ma aprì la porta sbagliata. Non ha modificato né il quadro patologico, né quello epidemiologico della fertilità». AVVENIRE riporta alcune reazioni. Lucio Romano, presidente di Scienza&Vita: Pensiamo al congelamento degli embrioni e alla diagnostica genetica preimpianto che comportano la soppressione di vite umane, selezionando gli embrioni ritenuti più idonei e escludendo quelli non di qualità. Carlo Casini, presidente del Movimento per la vita: «Il nobel a Edwards non tiene conto delle centinaia di milioni di esseri umani allo stato embrionale -figli-. Di cui propri la fecondazione in vitro ha causato deliberatamente la morte in tutto il mondo».

“Un nobel per i figli in provetta”. LA STAMPA riporta la notizia in prima pagina e, all’interno, le reazioni del Vaticano. È «durissima» e «senza sfumature» la reazione della Santa Sede, scrive LA STAMPA a pagina 11, riportando le dichiarazioni del presidente della Pontificia Accademia per la Vita, monsignor Ignacio Carrasco de Paula. «Più sfumata, ma ugualmente negativa» la posizione espressa da monsignor Roberto Colombo, docente dell’Università Cattolica di Milano e membro del Comitato nazionale di bioetica: «Non tutto ciò che è scientificamente brillante, clinicamente possibile e giuridicamente consentito è, per ciò stesso, esente da questioni etiche, familiari e sociali». Mons. Colombo, uno dei massimi esperti italiani di questioni bioetiche, riconosce «il merito scientifico e clinico della scoperta premiata con il Nobel» ma dice che «non si può dimenticare il numero ancor più grande di vite umane allo stadio di sviluppo embrionale, che sono state interrotte dalle condizioni sperimentali della loro coltura in vitro, dalle selezione operata su di esse, e dal mancato impianto in utero». L’editoriale di Pietro Biancucci, che segue dalla prima pagina, si conclude dicendo che «uno Stato veramente laico deve garantire ai suoi cittadini il diritto di scelta», «così sarà il cittadino a decidere in coscienza, e verrebbe da dire che solo in questo caso siamo di fronte a un autentico comportamento morale». «Che valore etico può avere una scelta imposta per legge?» conclude l’editoriale.

E inoltre sui giornali di oggi:

SVILUPPO ECONOMICO
LA REPUBBLICA – Ieri Paolo Romani è stato nominato dal Presidente della Repubblica ministro allo Sviluppo economico. Una scelta che non piacerebbe nemmeno a Napolitano («potevano indicarlo subito invece di trascinare l’interim» si dice dal Colle) e tanto meno alle opposizioni. «A questo punto avrei preferito direttamente Fedele Confalonieri», dice Casini. Romani è da sempre uomo Mediaset e sul suo tavolo le prime pratiche sono il contratto Rai e Sky sul digitale…

IL MANIFESTO – L’apertura odierna è dedicata alla nomina del nuovo ministro con il titolo «Il prestanome». «Dopo 154 giorni l’amico del Biscione, Paolo Romani, diventa ministro dello sviluppo. Berlusconi lo nomina dopo i no di Marcegaglia, Montezemolo e Bonanni. Dura replica al premier dei magistrati messi nel mirino: “Vuole sovvertire le istituzioni”» si legge nel sommario che rinvia alle pagine 2 e 3. Al tema è dedicato anche l’editoriale di Valentino Parlato «Ministro a perdere» dove si legge: «Berlusconi, dopo il voto di fiducia avuto grazie ai finiani, appare ringalluzzito, o meglio, esagitato. Non si capisce se tema di più Fini o Bossi. Che il ministro degli Interni parli già di elezioni anticipate a gennaio non è un buon segno. Con l’astensionismo sopra il 50 per cento la Lega ha fretta di conquistare la golden share e di governare Berlusconi, la cui uscita, violenta e immotivata contro la magistratura appare, soprattutto, segno di nervosismo. (…) Finalmente dopo oltre cinque mesi di vuoto, ieri sera Berlusconi è andato al Quirinale per presentare il nuovo ministro dello sviluppo, Paolo Romani. (…) La storia di Paolo Romani, grande amico di Mediaset, con lo sviluppo non c’entra niente, a parte il fatto che oggi in Italia lo sviluppo proprio non c’è (…)» e conclude: «E la sinistra? O le varie sinistre? Dovrebbero smetterla di pensare di battere Berlusconi facendo i Berlusconi di sinistra. Un terreno sul quale il Cavaliere è più abile. Superando gelosie e risse dovrebbero discutere tra loro sul che fare, non solo e non tanto contro Berlusconi, ma contro la crisi che ci investe, che fa dis occupazione, che mette il Mezzogiorno (come documenta un eccellente studio di Bankitalia), in un processo di progressivo degrado economico, sociale e culturale (…)». 

IMPRESE E WELFARE
IL SOLE 24 ORE – “Decolla il piano welfare di Luxottica”. Franco Sarcina racconta l’esperimento di incentivi non monetari inaugurato dal gruppo: «Dalla salute all’istruzione, ai beni alimentari: per il secondo anno di seguito Luxottica si dimostra all’avanguardia nel campo del welfare aziendale. È iniziata infatti ieri la distribuzione del pacchetto da 110 euro: dalla pasta al caffè, dal formaggio all’olio, e dal mese scorso i dipendenti del gruppo hanno potuto usufruire della cassa sanitaria, che copre le spese sostenute anche dai familiari in ambito odontoiatrico, di medicina specialistica, di alta diagnostica e di grandi interventi. Salute e alimentazione seguono l’aiuto sull’acquisto dei libri scolastici. Presto, arriveranno anche le borse di studio. (…) E il sistema ha fruttato anche il premio “Goodwin Award 2010”, promosso dalla facoltà di Economia dell’università di Siena, giunto alla terza edizione e in consegna oggi: il gruppo è stato premiato per la categoria “Strategia d’impresa e benessere sociale”. Giuseppe Colferai, della Filtea-Cgil, sottolinea: “Oltre al pacco alimentare, in distribuzione da ieri, di grande importanza nell’accordo è anche il “pacchetto” di assistenza sanitaria: i dipendenti Luxottica hanno a disposizione un “numero verde” per chiedere informazioni sulle prestazioni offerte”. Per il segretario Femca-Cisl di Belluno, Nicola Brancher, l’intesa è positiva anche perché “contiene degli elementi di merito, quali la copertura attraverso la cassa sanitaria non del singolo lavoratore, ma del suo nucleo familiare, che ne enfatizzano lo spirito solidaristico”.

MIGRANTI
IL MANIFESTO – Sullo sbarco a Latina di una carretta del mare, a pochi chilometri da Roma IL MANIFESTO scrive a pagina 5 «Nuove rotte e carrette, così i trafficanti vanificano i controlli del Viminale». Nell’articolo si legge che al di là della smentita del Viminale su una nuova rotta «(…) la vecchia imbarcazione, lunga venti metri e piuttosto malconcia, rappresenta comunque un giallo per gli esperti del ministro Maroni. Intanto perché nonostante le sue condizioni ne rendessero evidente il suo carico umano, inspiegabilmente non ha insospettito neanche una delle navi della Guardia costiera o della Guardia di finanza che pattugliano le coste italiane con il compito anche di fronteggiare l’immigrazione clandestina» inoltre si osserva nell’articolo a terra c’era un basista. Sulle nuove rotte si osserva come: «(…) chi può arriva direttamente in aereo, con un regolare visto turistico salvo poi diventare clandestino alla sua scadenza. È stato proprio Maroni, a luglio, a denunciare come proprio l’aeroporto di Malpensa “è la frontiera più avanzata per l’ingresso di immigrati clandestini”. A ulteriore dimostrazione – se pure ce ne fosse stato bisogno – di come politiche esclusivamente repressive e xenofobe servano ben poco».

ITALIA OGGI – “Cgil con Zaia, stop agli immigrati” titola a pag 9 il quotidiano milanese. La notizia è che il segretario della Cgil trevigiana Paolino Barbiero e il governatore Luca Zaia si sono trovati d’accordo sul limitare l’ingresso di nuovi lavoratori extracomunitari nel Nordest. «Il Veneto non ha bisogno di una sola persona in più», ha ribadito Zaia, in un’intervista al Gazzettino l’esponente leghista ha detto che ci sono 100mila veneti in cerca di occupazione ed è inutile far arrivare extracomunitari, ribadendo un concetto espresso qualche giorno prima (occorre limitare le quote) dal sindacalista di Treviso. 

YALLA
CORRIERE DELLA SERA – Nella pagina di cronaca che racconta la drammatica vicenda di Nosheen, la ragazza pakistana in coma, dopo essere stata massacrata di botte da padre e fratello, in una lite nella quale ha trovato la morte la madre, il Corriere dedica un pezzo alle immigrate di seconda generazione: “Lo scontro di civiltà in casa e le donne in prima linea”. Fra queste la storia di Rania, giornalista free lance e “collaboratrice di Yalla Italia, la rivista delle seconde generazioni (allegata a Vita)” come ricorda Alessandra Coppola.

CARCERE
IL SOLE 24 ORE – Nell’ambito di un approfondimento sui tempi della giustizia penale (“Per un processo penale servono 3 anni e mezzo”: «Tre anni in tribunale, oltre tre anni in appello e stessa attesa in Cassazione. È la durata media dei processi civili fornita dal ministero della Giustizia: praticamente dieci anni nei tre gradi di giudizio per chiudere una lite»), intervista a Fabio Roia, giudice del Tribunale di Milano, ex membro del CSM: «La strada da percorrere è quella del diritto penale “minimo”. Bisogna ricorrere alla pena solo nei casi più gravi, visto che anche le sanzioni amministrative hanno un’efficacia deterrente. Nella consapevolezza che se tutto è reato si finisce per cancellare il reato perché diventa impossibile perseguirlo efficacemente. Utile anche l’introduzione del principio di improcedibilità per irrilevanza penale del fatto, come accade già davanti al giudice di pace o nei processi a carico di minori». 

CINEMA E ALZHEIMER
LA STAMPA – “L’amore ai tempi dell’Alzheimer”. In uscita il film che ha come protagonisti Fabrizio Bentivoglio e Francesca Neri: “Una sconfinata giovinezza”, l’amore che prevale sulla malattia. Il segreto, dice Bentivoglio, è diventare bambini, tornare indietro tenendosi per mano, condividendo tutto, anche i giochi infantili con i tappi e le piste disegnate per terra. Per Pupi Avati, il regista, il film, al di là della malattia, è anche una riflessione sull’invecchiamento, sul venir meno di certe facoltà fisiche e intellettuali, che riguarda tutti.

AVVENIRE –  Recensione del film di Pupi Avati “ Una sconfinata giovinezza”. « Con il pudore de sentimenti abbiamo evitato qualunque speculazione delle lacrime. Temi come la sofferenza e l’amore coniugale sono ormai banditi dal cinema», ha detto il regista. Riflessione sul boom per “Giù al Sud”, il film interpretato da Claudio Bisio. «Che dire dell’enorme successo  del remake del francese Giù al Nord pur lavorando sui registri comici non rinuncia  a una sua morale. Bisio dice: «Questo successo dimostra il desiderio di fare pace, di superare la conflittualità».


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