Formazione

Servizio civile: come superare le graduatorie

Chiusi i termini per la presentazione delle domande, ecco qualche consiglio utile per le selezioni

di Stefano Arduini

l countdown è partito. I giochi si sono chiusi oggi alle 14. Era questo infatti il termine ultimo per presentare la domanda ad uno degli enti accreditati nell’albo nazionale o in uno degli albi regionali del servizio civile. A disposizione ci sono 19.627 posizioni pari allo 0,3% della popolazione italiana fra i 18 e i 27 anni (6.398.569).

La competizione sarà la più dura di sempre. Complici i morsi della crisi, che ha fatto decollare le domande anche al Nord, e la forte contrazione dei posti finanziati dal governo (a fronte di una media di poco meno di 35mila invii fra il 2001 e il 2009), non basterà presentare la domanda corredata da un buon curriculum. «In pochi mesi il quadro è molto cambiato», spiega Licio Palazzini, presidente della Consulta nazionale del servizio civile «e, se da un lato è vero che né l’Ufficio nazionale né le Regioni hanno brillato nella promozione del bando 2010, è altrettanto vero che dal punto di vista della disoccupazione giovanile siamo in un momento drammatico». In altre parole: la diaria che spetta ai volontari comincia a far gola anche al di sopra del Rubicone. Secondo gli esperti si può calcolare che per questo bando ad ogni avviamento corrisponderanno 3/4 candidature.

Buoni consigli
E allora meglio arrivare ai colloqui con qualche cartuccia in più da sparare oltre a un buon curriculum e al generico desiderio di mettersi a disposizione degli altri: nella scelta dell’obiettivo (è possibile candidarsi per un solo progetto) occorre valorizzare al massimo le proprie competenze.

Primo Di Blasio è il portavoce della Cnesc (un coordimento che racchiude 20 associazione storiche e oggi mette in palio circa 7mila posti). Il suo messaggio è molto chiaro: «Cari ragazzi non fermatevi al pezzo di carta, che ormai è sempre meno dirimente: nella vita oltre a studiare avrete fatto anche altro, tiratelo fuori». Qualche esempio? «Un’esperienza da animatore in un gruppo giovanile o di teatro di strada, ma anche semplicemente aver lavorato in un bar o come baby sitter, sono spesso elementi decisivi».


Le esperienze associative costituiscono un altro plus. In sede di selezione (che nella maggior parte dei casi avviene per incontri multipli e per step successivi) vengono anche valutate, è sempre Di Blasio che parla, «le modalità di reazione agli stress, la capacità di lavorare in gruppo, il ruolo di leadership e l’attitudine al problem solving». Altra precauzione: «Il progetto per il quale si concorre occorre conoscerlo per davvero: troppo spesso i ragazzi arrivano qui senza nemmeno aver letto il titolo». Per questo un ente come il Mosaico (222 posti sul bando regionale della Lombardia spalmati sui settori dell’assistenza e della promozione artistica e culturale) da qualche anno organizza dei pre-incontri anche nelle scuole in cui illustra i contenuti delle sue offerte. A guidare l’ente bergamasco, sotto il cui cappello sono iscritti 154 enti, di cui il 60% pubblici, è Claudio Di Blasi che invita i candidati/volontari a puntare su progetti in linea con le proprie sensibilità, ma anche a non sottovalutare aspetti che in apparenza potrebbero sembrare secondari come la distanza da case della sede di attuazione («non tutti sono al corrente che le spese di trasferimento all’interno dello stesso comune sono a carico del volontario») o la compatibilità di un impegno («un universitario per esempio deve fare mente locale sul fatto che per 12 mesi dovrà togliere allo studio 30 ore alla settimana»).

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