Mondo

E’ transgenico il colonialismo degli anni 2000

Gli ogm per sfamare l'Africa. Parla Antonio Onorati, membro dell’ong che sui brevetti ha ispirato gli Stati africani nella resistenza al Wto.

di Giampaolo Cerri

Il signor Mark Malloch Brown, direttore dell?agenzia per lo sviluppo dell?Onu- (Undp) ha le idee chiare: «La gente muore di fame non di Ogm», ha dichiarato illustrando, giorni fa, lo stato di arretratezza di molti Paesi. Messaggio nitido: il transgenico panacea contro la denutrizione, il biotech come santo patrono di milioni di uomini e di donne che patiscono la mancanza di cibo. Poco importa che, poche settimane prima, in un?intervista a Le Monde, il responsabile di un?altra agenzia Onu, quella per il cibo e l?agricoltura, avesse sostenuto il contrario. Non occorre chiamarsi Jacques Diouf, il direttore Fao appunto, per capire che sono guerre, dissesti economici, disastri ambientali – tutte cause dipendenti dall?uomo – a generare le carestie più tragiche. Eppure l?Africa è oggi al centro di questa offensiva.
Lo conferma Antonio Onorati, presidente di Crocevia di Roma (www.crocevia.org), ong che dalla fine degli anni 50 si occupa di cooperazione allo sviluppo in campo agricolo. È il terminale italiano di Grain (www.grain.org), l?ong con sede a Barcellona che ha ispirato documenti contro la biopirateria adottati persino dall?Organizzazione degli Stati africani-Oua. «Pochi hanno capito che il Wto sta facendo pressione su quegli Stati affinché accettino il principio di brevettabilità degli ogm in agricoltura», dice.
Vita: E come sta succedendo?
Antonio Onorati: L?accordo di Marrakesh del 95 sull?agricoltura prevedeva, al famigerato articolo 27/3 (b), l?obbligatorietà dei brevetti a meno che si procedesse con una legislazione specifica su base regionale, nazionale e internazionale. Trascorso un periodo di verifica, gli Stati africani hanno chiesto di non procedere con i brevetti, ponendo il problema proprio a Seattle, alla fine del 99. Fu il Kenya a chiedere che la moratoria fosse messa in agenda e, prima ancora, fu l?Etiopia (sulla base di un documento di Grains) a presentare una mozione in questo senso all?Oua. Ma al Wto, l?idea di discutere quei temi non passò.
Vita: E ora, a che punto siamo?
Onorati: Gli Usa sono convinti che la verifica sia finita e che i brevetti debbano essere riconosciuti. Gli africani continuano a sostenere che ci sia una moratoria in atto.
Vita: La lobby del biotech come agisce?
Onorati: È entrata nei paesi come Zimbabwe, Sudafrica, Kenia, ha fatto lobbing su Paesei come il Senegal che stava per predisporre una legislazione protezionistica.
Vita: Partita chiusa, dunque?
Onorati: Uno spiraglio c?è: l?accordo quadro sulle risorse genetiche per l?agricoltura che pende alla Fao (la cui bozza finale è stata approvata dalla commissione straordinaria in giugno). Se passa anche qui l?idea della brevettabilità, due giorni dopo gli Usa presentano la mozione sulla chiusura della revisione imponendo che tutti i membri del Wto legiferino a favore dei brevetti industriali sugli Ogm.
Vita: Ma il biotech agricolo porta benefici ?
Onorati: Il vero obiettivo della transgenia non è quello di ottenere migliori risultati produttivi ma di costruire un supporto fondamentale ai monopoli. L?uso della chimica in agricoltura ha fatto fare un balzo enorme all?agricoltura. Nel biotech non aumentano i rendimenti. Se domani cadessero i brevetti , la ricerca in agricoltura sarebbe abbandonata.
Vita: Gli ogm sfameranno il mondo, si dice.
Onorati: Una panzana: la produzione agricola cresce in maniera più che proporzionale rispetto alla popolazione. Ce n?è abbastanza per sfamare il mondo. Che poi ci sia un?ingiusta ripartizione del cibo questo è un altro discorso. Ma il biotech non entra in nessun tema agricolo cruciale, come la restrizione delle terre coltivabili per la desertificazione. In Camerun succede perché nessuno coltiva più, non perché manchi la varietà di grano adatto.
Vita: L?Africa può reggere il biotech?
Onorati: È un?agricoltura forte consumatrice di di input, richiede performance, omogeneità, capitalizzazione (risorse per l?acqua, le macchine, la chimica). Come sperano di impiantarla in Africa nei prossimi 50 anni? A questi Paesi si adatta quella che gestisce i mercati locali, legata ai cicli stagionali, che richiede quindi poche risorse economiche.
Vita: E la Fao rimane a guardare?
Onorati: Il valore politico della strategia Onu va spegnendosi. E non casualmente: la principale responsabilità è quella dei governi che stanno dequalificando le proprie rappresentanze all?interno. È l?Onu, non il Wto il luogo per regolare la strategia alimentare del pianeta: l?agricoltura fa cibo non bulloni.
Vita: Le ong devono rimproverarsi qualcosa?
Onorati: Un certo radicalismo – ?al Nord tutti cattivi, al Sud tutti buoni? – che non serve, se non a confondere. Sostenere «che bisogna facilitare l?accesso dei prodotti del Sud ai mercati del Nord», come dicono tutti, da Zanotelli alle Tute bianche, è paradossalmente la stessa idea del Wto.
Vita: Sarebbe a dire?
Onorati: Un esempio: il libero accesso ai pomodori del Marocco in Europa determina un aumento dell?import di prodotti alimentari finiti. Merci concorrenziali rispetto alla produzione agricola locale ma che, nel tempo, hanno prezzi crescenti, diventando meno accessibili per i poveri, i cui consumi si restringeranno a danno dell?agricoltura locale. Questa perderà fette di mercato interno, diventando meno remunerativa. E, ancora, avremo un calo della produzione. Così il cerchio si chiude. Non è una teoria, è già successo in India.

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