Non profit

Sarà il non profit la sentinella di Google in rete

Con Vivi Down siglato il primo accordo del genere

di Benedetta Verrini

La collaborazione prevede che l’ente milanese possa flaggare contenuti che ritenga lesivi e indurre
così il motore di ricerca
a rimuoverli dalla rete.
Un meccanismo che presto potrà essere esteso
ad altre realtà del non profit
È stato il primo procedimento penale, anche a livello internazionale, che ha visto imputati (e condannati) i responsabili di Google per contenuti lesivi postati dagli utenti. Ora, la vicenda processuale tra il gigante di Mountain View e la piccola associazione milanese Vivi Down si arricchisce di un nuovo primato: l’ente ha ritirato la propria querela in seguito a un accordo stragiudiziale con Google che prevede una collaborazione per la segnalazione degli abusi su internet.
«Ci siamo resi conto di condividere diversi valori», spiega un comunicato dell’associazione, «e ci siamo trovati reciprocamente d’accordo sull’importanza di mantenere on line i video che mostrano persone con disabilità che siano di interesse pubblico o che denuncino temi di attualità. Le finalità che si pone l’accordo, che confidiamo di rendere pubblico e di condividere con altre associazioni che si occupano di tutela di persone con disabilità, sono duplici: non solo aiutare le persone con disabilità e le loro famiglie ma anche combattere gli abusi on line nei confronti». YouTube è (e resta) un “hosting service provider”, cioè pubblica contenuti non propri ma di terzi. Non può controllare preventivamente i contenuti postati dai suoi utenti. Però è obbligato a rimuovere contenuti inappropriati che vengano segnalati da autorità competenti, come la Polizia postale. L’accordo con Vivi Down si basa dunque sul meccanismo della rimozione, che qualsiasi privato può attivare attraverso un “flag”, cioè una segnalazione al provider. Ciascun video segnalato viene rivisto manualmente e se i suoi contenuti violano effettivamente la policy della community (che comprende violenza, pornografia, ma anche violazione del copyright), viene rimosso. Ora, il controllo dei video ha una “coda di priorità”, e se chi lo segnala si è dimostrato nel tempo attendibile (oppure, come Vivi Down, è un utente riconosciuto “competente” nell’ambito dei temi della disabilità che fanno parte della sua mission), allora riceverà una priorità temporale nel meccanismo di controllo.
«L’accordo con l’associazione Vivi Down riflette il nostro comune interesse nel combattere il fenomeno odioso e dannoso del bullismo», dichiarano da Google Italia. «Come parte dell’accordo, perseguiremo progetti congiunti volti ad aiutare l’associazione ad utilizzare i nostri servizi e le nostre piattaforme per supportare il loro lavoro. Per esempio, li aiuteremo a creare un loro canale educativo su YouTube per combattere gli abusi contro le persone diversamente abili».
Nell’ambito di questa collaborazione, la prima mai conclusa in Italia, Google s’impegna anche a formare i volontari di Vivi Down per far crescere le loro competenze relative alla piattaforma e utilizzare al meglio il meccanismo del flagging. Esperienza replicabile anche perché l’associazione avrà la facoltà di estendere il protocollo operativo anche a ulteriori associazioni previa comunicazione a Google. L’Italia si attesta al sesto posto nella classifica mondiale per segnalazioni di violazioni. Il motore di ricerca ha esaudito il 97,1% delle 651 richieste pervenute dal nostro Paese, 11 delle quali hanno riguardato video su YouTube.

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.