Era il giorno del suo compleanno, 15 settembre 1993, l’avvistarono vicino a una cabina telefonica. Gaspare Spatuzza gli prese il borsello, «padre, questa è una rapina». Salvatore Grigoli si appostò alle sue spalle, pronto a sparare, freddo come al solito. «Vi aspettavo», sorrise il prete. Si chiamava Pino Puglisi, parroco di Brancaccio. Il primo sacerdote ammazzato dalla mafia, almeno negli ultimi sessant’anni. I suoi killer quel sorriso non riuscirono a cancellarlo dalla loro vita. Entrambi hanno ripudiato la mafia e collaborato con la giustizia.
Il Papa ricorderà don Puglisi, senz’altro, domenica 3 ottobre, durante le 12 ore che passerà a Palermo. Parlerà anche del suo processo di beatificazione il cui dossier dal 2001 giace in Vaticano? E in che termini ne parlerà? Un cartello di associazioni cattoliche ha fatto pervenire al cardinale Tarcisio Bertone una petizione affinché la Chiesa riconosca al parroco di Brancaccio il titolo di “martire” cristiano. Tra i firmatari l’Azione cattolica, Sant’Egidio, i Focolarini, e molto fedeli comuni.
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.