Volontariato

Un appello per salvare la biblioteca dell’Istituto Italo-Latino Americano

Presto trasferito in un nuova sede, l'IILA rischia di perdere la sua prestigiosa collezione di volumi.

di Marco Dotti

Che farne dei libri? Se lo chiedono i responsabili e gli ispanoamericanisti, preoccupati per lo spostamento dell’Istituto Italo-Latinoamericano (IILA) dalla romana Piazza Benedetto Cairoli in una nuova sede, probabilmente non idonea alle sue funzioni ma dove, di certo,  non sarà possibile collocare gli oltre 120 mila volumi della biblioteca.

L’Istituto Italo-Latino Americano  è un organismo internazionale, ne fanno parte l’Italia e le venti Repubbliche dell’America Latina (Argentina, Bolivia, Brasile, Cile, Colombia, Costa Rica, Cuba, Ecuador, El Salvador, Guatemala, Haiti, Honduras, Messico, Nicaragua, Panama, Paraguay, Perù, Repubblica Dominicana, Uruguay e Repubblica Bolivariana del Venezuela), ai sensi della convezione internazionale firmata il 1° giugno 1966 ed entrata in vigore in seguito alla ratifica degli Stati membri l’11 dicembre 1966. L’IILA è Osservatore Permanente presso l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e per lo svolgimento delle sue attività l’IILA collabora con organismi intergovernativi, istituzioni ed enti specializzati che si occupano dell’America Latina (Commissione Europea, Unesco, Banca Interamericana di Sviluppo ).

Preoccupata per il destino dell’Istituto e della sua biblioteca, l’AISI (Associazione di Studi Iberoamericani) ha promosso una lettera appello, inviata al ministro Frattini, al sottosegretario Gianni Letta e al sindaco di Roma Gianni Alemanno. La notizia, si legge nell’appello, che l’Istituto Italo-Latinoamericano, organismo intergovernativo con sede a Roma, fondato nel 1966 da Amintore Fanfani, allora Ministro degli Esteri, per rinsaldare la collaborazione fra i paesi dell’America Latina e l’Italia, sta per essere trasferito dal prestigioso palazzo Santacroce (un edificio del XVI secolo) in piazza Benedetto Cairoli, in un appartamento, al quartiere Parioli, ex-sede dell’ Associazione Cassa Nazionale di Previdenza ed Assistenza a favore dei Ragionieri e Periti commerciali, “crea vivissimo disappunto e preoccupazione tra tutti gli studiosi dell’America Latina. (…) L’IILA, da oltre quarant’anni, svolge un ruolo di raccordo fondamentale, in ambito scientifico-tecnologico, economico, politico e culturale, tra le istituzioni pubbliche e private del nostro paese e quelle dei paesi latinoamericani. Nelle sue sedi romane, prima a Piazza Marconi e poi in piazza Benedetto Cairoli, si sono sottoscritti accordi quadro o finalizzati a specifiche attività economico-commerciali, si sono realizzati seminari di studio, corsi di lingua spagnola, premi letterari, rassegne cinematografiche, concerti, mostre di artisti, presentazioni di libri, incontri con gli editori”. 

Per oltre 40 anni l’IILA è stato il punto di riferimento a livello politico e culturale di intere generazioni di italiani che si occupavano in modi diversi dell’America latina. Nel frattempo si è andata anche costituendo una biblioteca multidisciplinare – che conta oggi circa 120 mila volumi – altamente specializzata, la seconda in Europa dopo quella di Berlino, frequentata, in tutti questi anni, da studiosi e studenti italiani e stranieri. In questo modo l’IILA è andato via via consolidando il suo ruolo di raccordo tra l’Italia, l’Europa e l’America Latina. Ora, prosegue l’appello dell’Associazione di Studi Iberoamericani, “tutto ciò sta per finire o, quanto meno, per essere altamente ridimensionato. Con una decisione tanto drastica quanto, sembrerebbe, immediata, la Farnesina, a cui compete l’onere della sede dell’organismo internazionale, ha deciso di traslocare l’organismo in un appartamento di due piani ai Parioli dove di certo non sarà possibile portare avanti le attività finora realizzate e, ovviamente, neanche consultare la biblioteca sul cui destino niente è dato sapere. In questo modo viene a mancare un importante riferimento per quanti hanno bisogno di portare avanti gli studi, le consultazioni qualificate, l’aggiornamento necessario per conoscere e/ o lavorare in quel continente. Tale decisione avrebbe un peso negativo non solo in Italia, ma anche presso i governi latinoamericani, l’opinione pubblica internazionale e gli italiani che vivono nelle 24 nazioni del continente latinoamericano che l’IILA rappresenta”.

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